La ricerca per la notificazione all'imputato in caso d'irreperibilità: conoscenza effettiva vs conoscenza formale
28 Gennaio 2016
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Se ai fini della rituale emissione del decreto di irreperibilità e della conseguente notifica dell'atto giudiziario presso il difensore di ufficio, secondo quanto prescritto dall'art. 159 c.p.p., le ricerche dell'imputato, destinatario dell'atto, devono essere estese anche a luoghi diversi da quelli espressamente indicati dalla norma: questa è la questione interpretativa rimessa recentemente alla soluzione delle Sezioni unite. Il caso che ha suggerito alla Sezione IV della Cassazione la devoluzione del contrasto interpretativo alle Sezioni Riunite è originato da alcuni imputati, condannati per il reato di cui all'art. 73 d.P.R. 309/1990, che hanno interposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza d'appello, deducendo la nullità assoluta del decreto di irreperibilità emesso nei loro confronti nel corso del processo di primo grado – e delle successive notifiche effettuate attraverso il rito degli irreperibili – poiché tanto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, quanto quella del decreto che disponeva il giudizio erano state eseguite senza il previo esperimento di tutte le ricerche, fra cui quelle sulle utenze telefoniche mobili in possesso dell'autorità competente perché oggetto di intercettazioni (Cass. pen., Sez. IV, 24 settembre 2015, n. 4774). La difesa, che si richiama ad un precedente giurisprudenziale (Cass. pen., Sez. I, 13 ottobre 2010 n. 5476), valorizza la ratio sottesa all'art. 159 c.p.p. quale disposizione che rende effettiva ed efficace la ricerca dell'imputato. Il significato della previsione normativa, volta a far prevalere il diritto di difesa, sarebbe, in altri termini, quello di rendere indefettibili tutti quegli accertamenti che si rivelino logicamente utili e oggettivamente praticabili sulla base delle circostanze emergenti dagli atti, allo scopo di non lasciare nulla di intentato per rintracciare l'imputato prima di dichiararlo irreperibile. Ferma restando la ricerca presso i luoghi indicati dalla norma appena citata, ai quali deve, comunque, accordarsi preferenza, secondo tale indirizzo deve farsi ricorso ad ogni mezzo utile ad assicurare all'imputato l'effettiva conoscenza dell'atto, allo scopo di assicurarne la conoscenza del processo istaurato a suo carico, utilizzando nei modi più efficaci notizie ed informazioni in possesso dell'autorità procedente, prescindendo da rigorosi formalismi, atteso il rilievo costituzionale degli interessi tutelati (ex plurimis: Cass. pen., Sez. V, 17 luglio 2014, n. 35103; Cass. pen., Sez. I, 13 gennaio 2010, n. 5476; Cass. pen., Sez. II, 30 settembre 2009, n. 40041; Cass. pen., Sez. I, 10 gennaio 2006, n. 5479; Cass. pen., Sez. V, 20 aprile 2005, n. 33070; Cass. pen., Sez. I, 21 settembre 1993, n. 3488).Altro e contrario indirizzo, valorizzando le istanze d'efficienza e speditezza del processo, riscontrabili dall'impiego dell'avverbio particolarmente ricavabile dalla Relazione al progetto preliminare del codice e dalla sentenza n. 399/1998 Corte Costituzionale con la quale il giudice delle leggi ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 159 e 160 c.p.p., sollevata, in riferimento agli artt. 3, 10 e 24 Cost., ritiene l'interpretazione estensiva dei luoghi in cui necessariamente ricercare (in modo cumulativo) l'imputato non condivisibile in quanto si tratterebbe di ipotesi prive di qualsiasi collegamento certo ad una persona o ad un luogo. Non assicurando alcun contatto con la persona del ricercato una tale attività non sarebbe né imposta, né la sua mancata osservanza dà luogo ad alcuna invalidità del decreto di irreperibilità (Cass. pen., Sez. II, 29 aprile 2011, n. 32331; Cass. pen., Sez. II, 16 gennaio 2015, n. 2886). Invero, una tale posizione non pare da sottoscrivere. La formulazione dell'art. 159 c.p.p., nell'indicare i luoghi ove, prioritariamente ma non in termini esclusivi e limitativi, il destinatario dell'atto deve essere ricercato, sembra, infatti, fare salva la possibilità di ricercarlo altrove e sottendere il principio della effettività della ricerca al fine di assicurare la conoscenza dell'atto all'interessato. Da tale principio discende che qualora emergano elementi che impongano di estendere le ricerche in luoghi diversi da quelli menzionati, il decreto di irreperibilità non può essere adottato, pena l'integrazione di una nullità assoluta, insanabile, rilevabile in ogni stato e grado del giudizio. Proprio la menzionata decisione costituzionale afferma che la disciplina varata nel 1988 in tema è assai più rigorosa che in passato. La scelta è stata quella di evitare con ogni mezzo che il procedimento penale abbia corso all'insaputa dell'interessato: l'imputato – sottolinea la decisione- deve, infatti, essere ricercato, cumulativamente e non alternativamente, in una serie di luoghi nei quali è più verosimile che possano essere acquisite notizie circa la sua attuale dimora. Diversamente da quanto previsto dal vecchio codice, l'art. 159, comma 1, c.p.p. configura ora in termini di obbligatorietà le ricerche dell'imputato particolarmente nel luogo di nascita, dell'ultima residenza anagrafica, dell'ultima dimora e in quello dove egli abitualmente esercita la sua attività lavorativa, nonché presso l'amministrazione carcerariacentrale. E non è un mero accidente che, nella citata disposizione, compaia l'avverbio particolarmente, poiché è proprio questo elemento lessicale a rendere chiaro che l'indicazione dei luoghi nei quali devono essere eseguite le ricerche non è esaustiva e che pertanto l'eventuale decreto di irreperibilità non può essere adottato nei casi in cui emergano elementi che impongano di estendere le ricerche in luoghi diversi da quelli menzionati. È, infine, questa la direttrice sposata dalla prevalente dottrina per la quale al sacrificio della conoscenza effettiva da parte del destinatario del contenuto di un atto del processo si possa pervenire, per effetto dell'emissione del decreto di irreperibilità – quale situazione di fatto che può essere anche involontaria ed incolpevole -, soltanto allorché siano stati esperiti tutti i mezzi ritenuti idonei ad assicurare che l'imputato sia reso edotto dell'esistenza di un procedimento a suo carico (cfr., per tutti, L. Della Ragione, Le notificazioni e gli atti processuali del giudice, in AA. VV., Procedura penale. Teoria e pratica del processo, Torino, 2015, 569).
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