Coronavirus: l'interrogatorio di garanzia della persona in misura cautelare personale durante il periodo di sospensione “di tutti i termini procedurali”
29 Ottobre 2020
Massima
L'art. 294 c.p.p., nell'emergenza epidemiologica, non preclude la sospensione del termine per l'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare personale. Il caso
Il Tribunale di Ancona rigettava l'appello, ex art.310 c.p.p., avverso l'ordinanza del GIP del Tribunale di Ascoli Piceno, che aveva disatteso la richiesta difensiva di declaratoria di perdita di efficacia, ex artt. 294 e 302 c.p.p., della misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita in data 17 aprile 2020, in conseguenza del mancato espletamento dell'interrogatorio di garanzia, entro il termine di dieci giorni dall'inizio dell'esecuzione della misura, exart. 294, comma 1-bis, c.p.p. La Suprema Corte, con la sentenza in commento, ha rigettato il ricorso per Cassazione proposto dalla difesa dell'indagato, laddove questi aveva censurato l'interpretazione dell'art.83 comma 3 lett. b) n.2 del d.l. n.18/2020 conv. con mod. nella l.27/2020 e ss. mod. - accolta dai giudici del merito cautelare - come estensibile al procedimento incidentale ex art.29 c.p.p. Nel caso all'esame della Corte, dopo l'esecuzione della misura degli arresti domiciliari, avvenuta in data 17 aprile 2020, il Gip aveva emesso, in data 21 aprile 2020, un provvedimento notificato all'indagato e al suo difensore, con cui – premettendo che il termine ex art. 294 c.p.p. fosse da ritenersi sospeso sino all'11 maggio 2020, ai sensi dell'art.83 comma 2 e comma 3 lett.b) n.2 delD.L. n.18/2020, e che nessuna richiesta di espletamento dell'interrogatorio era stata sino a quel momento depositata – si era riservato di procedere all'incombente entro i dieci giorni successivi a far data dalla cessazione della sospensione ex lege (ciò che in effetti era poi avvenuto, atteso che con l'ordinanza del 15 maggio 2020, il Gip – nel rigettare la richiesta di declaratoria di perdita di efficacia della misura- dava anche atto di aver effettuato l'interrogatorio di garanzia nella stessa giornata). La questione
Il Legislatore per fronteggiare l'emergenza epidemiologica, nell'intento dichiarato di contenere gli effetti negativi del dilagare del fenomeno pandemico sullo svolgimento dell'attività giudiziaria, e individuato nel cd. “distanziamento sociale”,l'unico e concreto strumento in grado di contenere la diffusione del contagio da Covid-19, è progressivamente intervenuto, sin dai primi mesi del 2020, attraverso una convulsa novellazione che ha interessato anche il rito processuale penale, con interventi normativi, non del tutto ancora stratificatisi, nell'intento di modularne la risposta per “fasi”, secondo il concreto andamento di diffusività del virus. Il convulso susseguirsi delle citate normative, poste ad argine della pandemia, ha così, da un lato, scandito le fasi dell'attività giudiziaria, prevedendo, nel primo più drammatico scampolo temporale, un lockdown giudiziario con eccezioni volte a contenere gli effetti “irreparabili” sullo svolgimento dell'attività giudiziaria, e dall'altro, e conseguentemente, a modulare alcuni importanti snodi processuali dell'attività non sospesa. Nel caso in esame viene in rilievo esclusivamente il periodo compreso tra il 9 marzo e l'11 maggio 2020 – cd. periodo cuscinetto, termine inizialmente prorogato con la Legge di conversione al 15 aprile 2020, ulteriormente prorogato sino all'11 maggio 2020 dall'art.36 D.L. 8 aprile 2020, n.23 -, in cui, come si ricorderà erano stati sospesi, unitamente a tutti i termini procedurali, tutti quei procedimenti che, in considerazione delle precipue connotazioni insite nel relativo oggetto, non erano ritenuti urgenti. È proprio con riferimento alla sospensione prevista dall'art.83 comma2 del D.L. n.18/2020 conv. con mod. dalla L.27/2020 e ss. mod. che i giudici del merito cautelare, avevano escluso che la misura cautelare personale (nel caso di specie arresti domiciliari), eseguita nel cd. “periodo cuscinetto” (dal 12 maggio al 30 giugno 2020), avesse perso efficacia, per il mancato espletamento dell'interrogatorio di garanzia, una volta elassi i dieci giorni ricadenti interamente nel periodo di sospensione di cui alla “prima fase” dell'emergenza. Sin dalla prima impalcatura normativa eretta per sorreggere l'attività giudiziaria urgente, che non poteva evidentemente essere interrotta dal citato “lockdown giudiziario” (artt.1 e 2 comma 2, lett.g) del D.L. n.11/2020, successivamente abrogati dall'art.83 comma 22 del D.L.18/2020 cit. e riprodotti ai commi 1, 2, 3 lett. b, c del medesimo art. 83 cit.) la dottrina aveva tracciato la distinzione tra procedimenti “a trattazione necessaria” (comma 3 lett. b)), “a trattazione su richiesta”, o “la cui necessità di trattazione fosse decretata dal Giudice” (comma 3 lett. c)), proprio al fine di rimarcare le tipologie di procedimenti per cui le disposizioni in tema di rinvio delle udienze e di sospensione del decorso dei termini procedurali, a vario modo, non operavano. In particolare, rientrano nella prima categoria - per come l'art. 83 del D.L. 18/2020 è stato modificato dalla legge di conversione - i procedimenti di convalida dell'arresto, del fermo e dell'ordine di allontanamento dalla casa familiare, i procedimenti per cui nel periodo di sospensione o nei sei mesi successivi scadono i termini di cui all'art. 304, comma 6, c.p.p., i procedimenti di estradizione per l'estero e quelli per la consegna di un imputato o condannato all'estero in applicazione delle disposizioni in tema di mandato di arresto europeo, nonché i procedimenti in cui sono applicate misure di sicurezza detentive (ovvero pende la relativa richiesta). Nella seconda categoria rientrano i procedimenti in cui le disposizioni in tema di rinvio delle udienze e di sospensione dei termini non operano “quando i detenuti, gli imputati, i proposti o i loro difensori espressamente richiedono che si proceda”. Si tratta dei procedimenti a carico di persone detenute, quelli in cui sono applicate misure cautelari o di sicurezza, i procedimenti per l'applicazione di misure di prevenzione (e quelli in cui tali misure sono state disposte). Nella terza categoria rientrano i procedimenti che presentano carattere di urgenza per la necessità di acquisire prove indifferibili ai sensi dell'art. 392 c.p.p.
La questione affrontata con la sentenza in commento è: 1. se il procedimento incidentale previsto dall'art. 294 c.p.p. per l'interrogatorio di garanzia dell'indagato, nei cui confronti sia stata eseguita la misura cautelare personale, sia assimilabile al procedimento di convalida di arresto o fermo, in cui si svolge l'interrogatorio dell'indagato in vinculis, in misura pre-cautelare; 2. oppure, se il precitato procedimento incidentale previsto dall'art. 294 c.p.p. vada incluso tra i procedimenti “a trattazione necessaria” (qualora venga assimilato al procedimento di convalida) o tra quelli “a trattazione a richiesta” (che non fa espresso riferimento agli “indagati”);
La scelta tra l'una o l'altra opzione ermeneutica assume rilievo al fine di ritenere operativa, per il procedimento in esame, la sospensione ex lege ed automatica dei termini, per l'espletamento dell'interrogatorio; o la sospensione (pur sempre ex lege dei medesimi termini, ma) in assenza di una richiesta espressa di procedersi da parte dell' “imputato” o del suo difensore. L'incertezza interpretativa consegue alla mancata inclusione del procedimento incidentale di cui all'art. 294 cit. nell'elenco di cui alla prima parte dell'art. 83 comma 3 lett. b) cit.; e al riferimento con riguardo all'ipotesi di cui all'art. 83 comma 3 lett. b) n. 2 all'imputato e non all'indagato. Le soluzioni giuridiche
Sull' assimilazione dei procedimenti ex art. 294 e 391 c.p.p. La Corte, nella sua lineare argomentazione, ritiene priva di capacità persuasiva la pur suggestiva tesi – dettata evidentemente dalla necessità difensiva di individuare una disciplina emergenziale uniforme -, dell'assimilabilità del procedimento incidentale ex art. 294 c.p.p. al procedimento di convalida dell'arresto o fermo ex art.391 c.p.p. (per quanto attiene al procedimento di cui all'art. 384-bis c.p.p., quest'ultimo richiama, in quanto compatibili, alle norme sul procedimento di convalida). Gli indubbi elementi di suggestione sono rappresentati, per un verso, dalla connotazione di urgenza di entrambi gli interrogatori, e, per altro verso, dalla correlazione degli stessi al pieno ed effettivo espletamento del diritto di difesa dell'indagato, nell'un caso, in vinculis, ma non ancora raggiunto da un provvedimento coercitivo del giudice, nell'altro raggiunto dalla misura cautelare personale notificatagli; ma qui terminano le assonanze, e, come ha avuto modo di precisare la Suprema Corte “la funzione del procedimento di convalida è quella di verificare, con l'indefettibile immediatezza delineata dall'art. 13 Cost., la legittimità delle limitazioni della libertà personale poste in essere prima dell'intervento dell'autorità giudiziaria. In altri termini, come si è efficacemente sottolineato in dottrina, "ciò che rende impellente e indifferibile la convalida, non è l'esigenza di interrogare al più presto l'arrestato o il fermato bensì quella sottoporre a controllo l'azione degli organi inquirenti e, in particolare, della polizia giudiziaria, riconducendo la fonte dell'eventuale protrarsi della restrizione della libertà a un provvedimento del giudice".” Quindi mentre il procedimento di convalida della misura pre-cautelare deve sempre intervenire a pena di inefficacia dell'arresto o del fermo, nei ristretti termini previsti termini dell'art.390 c.p.p., il procedimento incidentale ex art.294 c.p.p. può, all'opposto, non intervenire, non essendo necessario nell'ipotesi in cui la possibilità di esercizio del diritto di difesa è stata già assicurata dall'instaurazione del contraddittorio - con ciò emergendo plasticamente la sua differenza strutturale e funzionale rispetto al procedimento di convalida d'arresto o fermo - come nell'ipotesi di misura disposta dopo la sentenza di condanna (Cass. pen., Sez. Unite, n. 18190 del 22/01/2009, La Mari, Rv. 243028) o eseguita nel corso del dibattimento (Cass. pen., Sez. VI, n. 49995 del15/09/2017, D'Amato, Rv. 271582), o anche quando il titolo cautelare sia stato emesso dal Tribunale in accoglimento dell'appello del P.M. ex art. 310 c.p.p., (caso, quest'ultimo, in cui l'instaurazione del contraddittorio è avvenuta in sede di impugnazione cautelare; cfr. Cass. pen., Sez. Unite, n. 17274 del 26/03/2020, Salvati, Rv. 279281).
La soluzione adottata dalla Cassazione. “Il procedimento penale in cui è necessario procedere all'interrogatorio di garanzia rientra indiscutibilmente tra quelli “ad urgenza relativa” [NDR. a trattazione su richiesta], essendo stata applicata una misura cautelare in corso di esecuzione (cfr. art. 83, comma 3, lett. b, n. 2, d.l. n.18). Conseguentemente, la decisione di sottoporsi all'interrogatorio, anche nel periodo di sospensione generalizzata dell'attività giudiziaria (e dei relativi termini), è stata demandata dal legislatore alla valutazione della persona sottoposta a misura e del suo difensore: ed è una valutazione non soggetta a delibazione alcuna da parte dell'autorità procedente, senz'altro tenuta all'espletamento dell'atto nei termini di legge, che riprendono a decorrere per effetto della richiesta
La soluzione giurisprudenziale difforme. Difforme dal principio sopra richiamato, va segnalato l'unico precedente giurisprudenziale edito (che la stessa Corte pur richiama in motivazione, per liquidarlo come “apodittico”) che afferma che “l'interrogatorio di garanzia dell'indagato sottoposto a misura cautelare personale ex art. 294 c.p.p., non può essere differito per la pandemia da covid -19, perché, pur non essendo menzionato nel D.L. n. 18/2020 art. 83, deve ritenersi che la ratio dell'atto sia la stessa della convalida dell'arresto o del fermo, espressamente previsti, non potendosi rinviare un atto per il quale l'indagato possa difendersi da limitazioni della propria libertà personale” (Tribunale La Spezia sez. uff. indagini prel., 06/04/2020. Fonte Redazione Giuffrè 2020).
Le argomentazioni della Cassazione. Premessa la cennata distinzione strutturale e funzionale dei procedimenti in esame su cui si fonda la sentenza in commento, la Suprema Corte argomenta la sua decisione sulla base dei seguenti elementi: - La tassatività dell'elenco delle eccezioni individuate dall'art. 83 comma 3 lett. b) prima parte cit., alla regola generale della sospensione dei termini procedurali e dei procedimenti. - i successivi interventi di novellazione dell'art. 83 cit. che nell'estendere il catalogo dei procedimenti a trattazione necessaria, nulla dicono in ordine al procedimento incidentale di cui all'art. 294 cit. - Il riferimento operato dall'art. 83 comma 3 lett. b, con riferimento per quel che qui interessa al n. 2 della cit. norma, alla figura dell'imputato e non anche alle persone sottoposte alle indagini, è superabile alla luce dell'art.61 comma 2 c.p.p., secondo cui alla persona sottoposta alle indagini, “salvo che sia diversamente stabilito”, “si estende ogni altra disposizione -non solo, quindi, quelle relative ai diritti e alle garanzie di cui al comma 1- relativa all'imputato”.
Conclusioni a cui giunge la Corte. La normativa emergenziale, così come assestatasi – conclude condivisibilmente la Corte – laddove rimette la decisione di espletare l'interrogatorio, nonostante la generalizzata sospensione attuata nel cd. “periodo cuscinetto”, alla insindacabile decisione della parte interessata, “realizza un contemperamento del tutto ragionevole tra due esigenze concorrenti e potenzialmente in conflitto: da un lato, la necessità di assicurare, comunque, il pieno ed effettivo esercizio dei diritti di difesa della persona sottoposta a misura cautelare anche nei tempi rapidi di cui all'art.294 c.p.p., se ritenuto necessario dal soggetto sottoposto a misura; dall'altro, quella di contenere il più possibile la mobilità delle persone, per le note ragioni di tutela della salute pubblica” che sono alla base della normativa emergenziale di contrasto alla diffusività del coronavirus.
La soluzione costituzionalmente legittima. La possibilità per l'indagato che lo richieda di confrontarsi in ogni caso in tempi rapidi con il giudice che – senza alcun previo contraddittorio - ha emesso la misura, e quindi di rendere il prima possibile, evitando la sospensione del procedimento, dichiarazioni e/o allegare elementi utili ad una favorevole revisione del quadro cautelare, prevista dall'art.83 comma 3 lett. b) n.2 vale infine ad escludere profili di illegittimità costituzionale della norma nell'interpretazione datane dal Giudice di merito, il quale correttamente, prima della scadenza del termine per l'espletamento dell'interrogatorio di garanzia ha esplicitato all'indagato e al suo difensore la propria interpretazione della normativa emergenziale, richiamando espressamente il potere di iniziativa della parte, presupposto per far cessare la sospensione dei relativi termini. Il Gip, dunque, nell'ottica di una leale collaborazione con l'interessato assistito dal proprio difensore, ha avviato un'interlocuzione – non prevista dalla legge, né in alcun modo dovuta- che tuttavia non veniva recepita (evidentemente per scelta difensiva), in quanto l'indagato non ha avanzato la richiesta di fissare comunque l'interrogatorio al fine di esporre, il prima possibile, al prudente apprezzamento del giudice elementi da valutare in suo favore. Si appalesa dunque evidente la correttezza, non solo in diritto, della soluzione adottata dal Giudice della cautela, laddove alcun apprezzabile pregiudizio ha potuto lamentare l'indagato, compiutamente edotto dal Gip della normativa applicabile, dell'interpretazione offertane, dell'enunciazione del suo diritto di chiedere che si proceda all'interrogatorio, nonostante la sospensione ex lege dei relativi termini. Osservazioni
È appena il caso di osservare che a fronte della preoccupante impennata della curva di contagio da covid-19, nessun concreto strumento è attualmente offerto al Giudice per evitare una seconda paralisi dell'attività giudiziaria, essendo cessata, al 30 giugno 2020, la possibilità di avvalersi del collegamento da remoto per svolgere, tra l'altro, l'interrogatorio di garanzia, a prescindere dal consenso dell'indagato, nel corso delle indagini preliminari, ex art. art. 83 comma 12-quater, con la conseguenza che unica soluzione attuabile, qualora il pericolo di infettività sia talmente elevato da non permettere l'espletamento dell'incombente a garanzia dell'indagato, sia quella prevista dal secondo comma dell'art.294 cit. A mente del comma 2 dell'art. 294 c.p.p., invero, nei casi di assoluto impedimento, il termine per l'espletamento dell'interrogatorio può essere sospeso dal giudice con decreto motivato; termine che tornerà nuovamente a decorrere nel momento in cui sia accertato dal giudice (ovvero quest'ultimo ne venga comunque a conoscenza de) la cessazione dell'assoluto impedimento.
Non resta che auspicare un celere intervento del Legislatore che introduca nell'armamentario del Giudice uno strumento extra-ordinem, come può essere “l'aula virtuale” da attivare, in caso di particolare necessità ed urgenza, a prescindere dal consenso dell'indagato/imputato, al fine di svolgervi quei procedimenti che devono necessariamente trattarsi, a garanzia degli stessi diritti dei soggetti che sono sottoposti ad indagine o nei cui confronti sia stata esercitata l'azione penale. |