Notifica a mezzo Pec al difensore: la certezza del ricevimento si estende anche agli allegati?
13 Settembre 2018
Massima
Nel caso di invio dell'atto da parte della cancelleria tramite posta elettronica certificata (c.d. Pec), la semplice accettazione della mail dal sistema e la ricezione del messaggio di consegna ad una determinata data e ora è sufficiente a far ritenere perfezionata e pienamente valida la notifica, anche con riferimento alla consegna degli eventuali atti allegati, senza che occorra compiere alcuna ulteriore verifica circa l'effettiva visualizzazione degli allegati, costituendo l'eventuale loro omesso invio una mera irregolarità.
Fonte: ilprocessotelematico.it Il caso
La Corte di appello di Milano, in funzione di giudice dell'esecuzione, con ordinanza ai sensi dell'art. 670 c.p.p. notificata a mezzo Pec al difensore, ha rimesso in termini l'imputato al fine di proporre ricorso per cassazione avverso la decisione con cui aveva confermato la pronuncia di condanna di primo grado, avendo accertato che non aveva avuto conoscenza di tale sentenza. Con il ricorso per cassazione, l'imputato ha dedotto, tra l'altro, la nullità della notifica del provvedimento del giudice dell'esecuzione, perché alla mail certificata era stata allegata solo la prima e la terza pagina dell'ordinanza con cui era stato rimesso in termini per la proposizione dell'impugnazione, mentre era stata omessa la trasmissione della seconda pagina che conteneva la parte esplicativa della decisione. La questione
Nel caso in cui la cancelleria provveda alla notificazione per mezzo di posta elettronica certificata di un atto, la certezza legale della ricezione della mail da parte del destinatario si estende anche agli allegati alla stessa? Il difensore può limitarsi ad eccepire di non aver ricevuto un allegato o di avere ricevuto un atto incompleto o illeggibile? Le soluzioni giuridiche
La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile questo motivo di ricorso, ravvisando la carenza di interesse del ricorrente. Il risultato astrattamente conseguibile dal suo accoglimento, infatti, sarebbe stato soltanto quello di permettere la proposizione della stessa impugnazione della sentenza della Corte d'appello che l'imputato aveva avanzato. La Corte, poi, ha aggiunto che, in ipotesi di invio dell'atto tramite posta elettronica certificata, la semplice accettazione dal sistema e la ricezione del messaggio di consegna ad una determinata data e ora del messaggio, è sufficiente a far ritenere perfezionata e pienamente valida la notifica, senza alcuna necessità di ulteriori verifiche circa l'effettiva visualizzazione della mail o dei suoi allegati. L'eventuale omesso invio di un allegato, del resto, costituisce una mera irregolarità. Osservazioni
Nel caso di specie, dunque, l'ordinanza del giudice dell'esecuzione era stata notificata al difensore tramite posta elettronica certificata, nelle forme consentite dall'art. 148, comma 2-bis, cod. proc. pen. La Pec, infatti, costituisce un mezzo tecnico idoneo per la notificazione da parte degli uffici giudiziari ai sensi della norma appena indicata (cfr. tra le altre, Cass. n. 50316/2016). La Corte ha ribadito l'indirizzo ormai consolidato della giurisprudenza di legittimità secondo cui la semplice verifica dell'accettazione dal sistema e della ricezione del messaggio di consegna, ad una determinata data e ora, dell'allegato notificato è sufficiente a far ritenere perfezionata e pienamente valida la notifica, non essendo necessario compiere alcuna verifica in ordine alla sua effettiva visualizzazione da parte del destinatario (Cass. n. 2431/2016, dep. 2017), né occorrendo la conferma dell'effettivo ricevimento da parte del destinatario (Cass. n. 52517/2016). Questo principio è stato esteso al caso in esame in cui il destinatario della notificazione a mezzo Pec non ha dedotto di non aver ricevuto la mail, avendo piuttosto eccepito che il documento allegato alla stessa era incompleto. Il tema è molto delicato perché la cancelleria, sovente, impiega la posta elettronica certificata per notificare provvedimenti, i quali sono scansionati ed allegati alla mail. Nel corso di quest'operazione, tuttavia, non è escluso che possano intervenire errori “umani”, i quali possono condurre alla notificazione di atti incompleti o illeggibili. Sul punto, la Corte ha richiamato la precedente sentenza della stessa Corte di cassazione n. 2431/2016, dep. 2017 nella quale, rimarcando che «la Posta Elettronica Certificata ha lo stesso valore legale della raccomandata con ricevuta di ritorno con attestazione dell'orario esatto di spedizione», è stato precisato che «il sistema di Posta Certificata, grazie ai protocolli di sicurezza utilizzati, è in grado di garantire la certezza del contenuto, non rendendo possibili modifiche al messaggio, sia per quanto riguarda i contenuti, che eventuali allegati». La pronuncia in esame, inoltre, seppur in modo del tutto incidentale, è giunta ad affermare che l'eventuale omesso invio del relativo atto allegato costituisce una mera irregolarità, richiamando a sostegno di tale conclusione quanto sostenuto da altra pronuncia (Cass. n. 52517/2016). Quest'affermazione, tuttavia, nella sua nettezza, necessita di qualche precisazione. La notificazione tramite posta elettronica certificata permette di allegare alla mail un documento previamente scansionato che non è più soggetto a modifiche dopo l'invio. Le caratteristiche tecniche del sistema ed il controllo sulla corretta indicazione dell'indirizzo del destinatario, effettivamente, offrono adeguate garanzie di affidabilità anche con riferimento alla ricezione degli allegati. «Il termine certificata si riferisce al fatto che il gestore del servizio rilascia al mittente una ricevuta, che costituisce prova legale dell'avvenuta spedizione del messaggio e degli eventuali allegati» (così, Cass. n. 31273/2018). «I gestori certificano quindi con le proprie “ricevute” che il messaggio è stato spedito e che è stato consegnato (o in caso negativo, che il messaggio non è stato consegnato)» (così ancora Cass. n. 31273/2018). Il destinatario, pertanto, non può limitarsi a dedurre genericamente l'incompletezza dell'atto ricevuto in allegato alla mail o la sua non corrispondenza rispetto all'originale scansionato. Ciò tuttavia non comporta che il destinatario non possa contestare la validità della notificazione, ma implica solo che, ove intenda farlo, debba effettuare accertamenti presso la cancelleria che ha inviato la PEC, ottenendo le attestazioni relative al documento scansionato e trasmesso a mezzo PEC, che possono dimostrarne l'incompletezza o l'illeggibilità. La verifica dell'accettazione dal sistema e della ricezione del messaggio di consegna, pertanto, è sufficiente a far ritenere perfezionata e pienamente valida la notifica anche con riferimento alla trasmissione degli allegati, a meno che il destinatario non provi di aver ricevuto un atto incompleto o illeggibile. Questa prova non può che essere acquisita nella cancelleria mittente. Diversamente, il meccanismo di trasmissione è pienamente affidabile: le ricevute dei gestori della PEC, mittente e destinatario, infatti, certificano l'invio e la consegna della mail e degli allegati. Non basta, in particolare, dimostrare che il cancelliere mittente non ha certificato l'avvenuto invio di un documento conforme all'originale: la mancanza di tale attestazione, infatti, costituisce una mera irregolarità (Cass. n. 52517/2016). Nella prassi, in verità, capita che il difensore destinatario si limiti a produrre una stampa del documento che asserisce gli è stato inviato a mezzo PEC al fine di dimostrarne l'illeggibilità o l'incompletezza. Una simile situazione, indubbiamente, integra un principio di prova che va apprezzato, caso per caso, da parte del giudice.
In particolare, laddove si trattasse della notificazione di un atto che è stato trasmesso al giudice con il sistema Tiap, acronimo di Trattamento informatico degli atti processuali, tale produzione potrebbe determinare la necessità di un accertamento circa l'identità del documento presente nel fascicolo informatico inviato al giudice e quello notificato in allegato alla Pec. Si pensi, ad esempio, all'ipotesi in cui il difensore, nell'udienza preliminare eccepisca la nullità della richiesta di rinvio a giudizio perché non preceduta dalla valida notificazione dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415-bis cod. proc. pen., in quanto l'atto pervenutogli è illeggibile (e dunque, inidoneo a permettergli l'esercizio delle prerogative difensive). La produzione a sostegno dell'eccezione di una stampa del documento da parte della difesa implica che il giudice debba compiere le verifiche descritte, potendo rapidamente accertare se anche l'atto originale fosse incompleto o illeggibile. Laddove però tale verifica conducesse a conclusioni diverse da quelle prospettate dalla difesa, l'eccezione deve essere superata in mancanza della prova che nella scansione dell'atto è intervenuto un errore. L'esempio proposto, in particolare per il riferimento al sistema Tiap, applicativo in uso negli uffici giudiziari per il trattamento informatico degli atti, induce ad un ulteriore approfondimento sul tema del meccanismo operativo utilizzato per effettuare le notificazioni telematiche. In una recente sentenza (Cass. n. 56280/2017), oggetto peraltro di un pregevole commento in questa stessa rivista, in particolare, la Corte ha analizzato la specifica procedura del Sistema di Notificazioni telematiche (S.N.T.) per gli atti processuali, precisando che «[…] debba operarsi una distinzione tra la posta certificata "ordinaria" e quella utilizzata per le notifiche degli atti processuali, poiché effettivamente la prima non certifica il contenuto dei messaggi e di eventuali allegati, […] mentre la seconda richiede l'utilizzo di un sistema all'uopo specificamente dedicato da parte di soggetti abilitati». Occorrerà verificare se analoghe garanzie di affidabilità sono assicurate anche dalle altre “PEC di Sistema”, che pure sono state adottate (e/o a breve lo saranno) dal Ministero della Giustizia, tra cui appunto le mail certificate attraverso l'applicativo ministeriale denominato Tiap, già adoperate da alcuni uffici giudiziari. Al riguardo, si rinvia al contributo indicato, nel quale, tra l'altro, è precisato come sia probabile immaginare che le modalità per contestare la validità della notificazione potrebbe essere per la parte interessata più agevoli, perché, quando la PEC è stata inviata “da e con” TIAP, l'interessato può prendere direttamente visione degli atti, preventivamente e personalmente, accedendo all'applicativo.
Un'ultima notazione, infine, sull'eccezione relativa al malfunzionamento del computer ricevente. Questa circostanza, pure nella prassi dedotta dalle difese soprattutto all'inizio dell'impiego della Pec nel processo penale, secondo la giurisprudenza, va imputata solo a mancanza di diligenza del difensore nell'adempiere al proprio mandato, non essendosi dotato dei necessari strumenti informatici o non avendone controllato la perdurante efficienza (Cass. n. 2431/2017). Il difensore, pertanto, non potrà dolersi di tali situazioni (cfr., per l'applicazione della stessa soluzione giurisprudenziale al caso della generica deduzione di un “guasto sulla linea” Cass. n. 31273/2018). L. Giordano, La notifica all'imputato mediante pec al suo difensore non sostituisce anche quella spettante “in proprio” al difensore stesso, in ilprocessotelematico.it, 6 dicembre 2017; V. Bove, Notificazioni telematiche nel procedimento penale: Questioni giuridiche e problematiche applicative, in www.dirittopenalecontemporaneo.it, 9.11.2015; V. Bove, Documento allegato alla PEC garantito dal Sistema Notificazioni Telematiche. E le altre PEC di sistema?, in ilprocessotelematico.it. 18 gennaio 2018. |