Pubblico impiego: stabilizzazione dei precari

La Redazione
17 Giugno 2015

I processi di stabilizzazione , volti ad eliminare il precariato, per espresso dettato normativo “possono” essere effettuati solo “nei limiti delle disponibilità finanziarie”.

In materia di pubblico impiego privatizzato, i processi di stabilizzazione – tendenzialmente volti ad eliminare il precariato creatosi per assunzioni in violazione dell'art. 36 del d.lgs. n. 165 del 2001 – per espresso dettato normativo “possono” essere effettuati solo “nei limiti delle disponibilità finanziarie”, il che ne esclude il carattere obbligatorio, potendo essere espletati nei (soli) limiti delle disponibilità finanziarie e nel rispetto delle disposizioni in tema di dotazioni organiche e di programmazione triennale del fabbisogno. Pertanto, ai sensi dell'art. 35, comma 3-bis, del D.Lgs. 165/2001, il percorso di stabilizzazione dei lavoratori precari rappresenta esclusivamente un'opportunità, ma non certo un obbligo, per le amministrazioni interessate, stante la subordinazione dell'anzidetta fattispecie assuntiva ad una serie di requisiti-presupposto connotati da un certo grado di aleatorietà (rispetto dei vincoli di finanza pubblica, sostenibilità finanziaria della spesa, sussistenza di posti disponibili in organico, etc.).

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