Citazione notificata al difensore anziché al domicilio eletto: disorientamenti della Cassazione sul rapporto fiduciario

22 Marzo 2016

La notifica di un atto effettuata presso il difensore non domiciliatario, in luogo del domicilio eletto è sempre idonea a determinare la conoscenza dell'atto da parte dell'imputato, in virtù della sussistenza del rapporto fiduciario, senza provocare la violazione del diritto di difesa?
Massima

Il ricorso per Cassazione, qualora deduca la nullità della notifica di un atto, in quanto effettuata presso il difensore di fiducia, pur in assenza di rituale elezione di domicilio, deve indicare specificamente il concreto pregiudizio per il ricorrente, derivato dalla mancata conoscenza dell'atto stesso e dal non avvenuto esercizio del diritto di difesa. La sussistenza del rapporto fiduciario fa sì che l'imputato sia comunque portato a conoscenza dell'atto e non subisca alcun pregiudizio nel diritto di difesa.

Il caso

La Corte di cassazione ha affrontato il caso di un imputato, condannato dal tribunale di Fermo, perché, al fine di trarne profitto, si impossessava di un autocarro in danno della persona offesa, che l'aveva parcheggiato sulla pubblica via, cagionando alla stessa un danno di rilevante entità. Il furto aggravato peraltro, secondo l'accusa, era stato commesso al fine di realizzare un secondo reato di furto, sempre aggravato, in danno di una società.
L'imputato veniva tratto in arresto, in flagranza di reato, per il furto cronologicamente successivo. Al momento dell'arresto, avvenuto nel territorio di competenza del tribunale di Macerata, l'allora indagato aveva nominato un avvocato di fiducia, eleggendo domicilio per le notificazioni presso lo studio del nominato difensore. All'esito dell'udienza di convalida dell'arresto presso il tribunale di Macerata – competente per il secondo reato di furto e luogo in cui era avvenuto l'arresto in flagranza – l'imputato aveva, però, eletto domicilio presso la propria abitazione. In sede di convalida, il giudice, oltre a convalidare l'arresto, ravvisava un'altra ipotesi di reato consistente nel furto dell'autocarro, avvenuta, tuttavia, in territorio di competenza di diverso tribunale e di conseguenza, disponeva la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il tribunale di Fermo, in relazione al furto del citato autocarro.

La notifica della citazione a giudizio del procedimento pendente davanti al tribunale di Fermo veniva successivamente effettuata presso il difensore nominato dall'imputato per il furto (diverso da quello dell'autocarro) di competenza del tribunale di Macerata; tuttavia, nel frattempo, il difensore all'epoca nominato aveva rinunciato al mandato e di tale rinuncia aveva inviato comunicazione allo stesso tribunale di Fermo. Rimasto privo di difensore per il procedimento davanti al tribunale di Fermo, all'imputato era stato assegnato un avvocato d'ufficio e successivamente alla prima udienza dibattimentale, l'imputato provvedeva alla nomina di un nuovo difensore di fiducia, il quale eccepiva immediatamente il difetto di notifica al proprio assistito del decreto che dispone il giudizio, in quanto non effettuata nel domicilio eletto. Sia il tribunale, che la Corte di appello rigettavano l'eccezione, perché ritenuta tardiva.

La quinta Sezione penale della Corte di cassazione, alla quale è stata assegnata la trattazione del ricorso, ha osservato che la nullità dedotta è di ordine generale a regime intermedio, perché idonea comunque a determinare una conoscenza effettiva dell'atto, in ragione del rapporto fiduciario con il difensore, sicché è soggetta ai termini di deduzione di cui all'art. 182, comma 2, c.p.p. (Cass. pen., Sez. II, 12 maggio 2010, n. 35345).
A parte la considerazione del regime della dedotta nullità, che in questa sede non rileva, la Corte ha osservato che il ricorso per Cassazione, qualora deduca la nullità della notifica di un atto in quanto effettuata presso il difensore di fiducia, pur in assenza di rituale elezione di domicilio, debba indicare specificamente il concreto pregiudizio per il ricorrente, derivato dalla mancata conoscenza dell'atto stesso e dal non avvenuto esercizio del diritto di difesa (Cass. pen., Sez. VI, 21 maggio 2013, n. 28971). Nel caso di specie, secondo la Corte, il difensore non avrebbe indicato quale sarebbe stato il concreto pregiudizio subito dal ricorrente, il quale ha comunque avuto modo di esercitare il proprio diritto di difesa sia in primo grado – dapprima attraverso un difensore di ufficio e poi, attraverso la nomina di un nuovo difensore di fiducia, a seguito di comunicazione del difensore di ufficio – che in grado di appello. Pertanto, secondo i giudici di legittimità, l'imputato avrebbe avuto comunque conoscenza dell'esistenza dell'atto, potendo, quindi, esercitare il proprio diritto di difesa. Ciò in quanto, come si evince dalla lettura del ricorso, il primo avvocato nominato in sede di arresto, all'esito della notifica del decreto di citazione a giudizio, erroneamente notificata presso il suo studio, aveva rinunciato all'incarico, dandone comunicazione al tribunale di Fermo, in tal modo dimostrando, attraverso una dichiarazione formale quale è l'atto di rinuncia, che fino a quel momento era stato sussistente un rapporto fiduciario con l'imputato, ancorché non più attuale ed ancorché non specificamente esteso al processo di competenza dell'Autorità giudiziaria di Fermo. La sussistenza del rapporto fiduciario, quindi, avrebbe fatto sì che l'imputato sia stato comunque portato a conoscenza dell'atto e non avrebbe subito alcun pregiudizio nel diritto di difesa, anche in ragione del fatto che nel ricorso non si è dedotto quale sarebbe stato l'effettivo pregiudizio determinatosi per l'imputato stesso. Per tali motivi, la Corte di legittimità ha rigettato il ricorso dell'imputato.

La questione

La sentenza pone varie questioni ma in questa sede rileva la seguente questione giuridica: la notifica di un atto effettuata presso il difensore non domiciliatario, in luogo del domicilio eletto è sempre idonea a determinare la conoscenza dell'atto da parte dell'imputato, in virtù della sussistenza del rapporto fiduciario, senza provocare la violazione del diritto di difesa?

Le soluzioni giuridiche

La sentenza in commento affronta varie questioni concernenti la notifica del decreto di citazione a giudizio presso il difensore non domiciliatario, in luogo del domicilio eletto dall'imputato. A parte la questione relativa al regime della nullità, che esula dal presente commento, il punto rilevante è relativo al ruolo del difensore di fiducia in caso di notifica effettuata presso il suo studio, in luogo del domicilio eletto dall'assistito ed all'incidenza di sul diritto di difesa di una siffatta errata notificazione.

La Corte di cassazione, chiamata a decidere su un ricorso avente ad oggetto l'eccepita nullità di una notifica effettuata presso un difensore di fiducia, peraltro rinunciante al mandato difensivo, in luogo del domicilio eletto dall'imputato, ha ritenuto la questione non meritevole di accoglimento, in mancanza di una espressa indicazione di un effettivo pregiudizio per l'imputato, in relazione alla preclusione e/o menomazione del diritto di difesa. Ciò anche in relazione al fatto che, in presenza di un rapporto fiduciario dell'imputato stesso con un difensore nominato, la notifica effettuata erroneamente presso il secondo, sebbene irrituale, non determinerebbe la mancata conoscenza dell'atto da parte dell'imputato e di conseguenza non sarebbe pregiudizievole per il diritto di difesa.

L'indirizzo giurisprudenziale in questione ritiene, dunque, che l'eccezione relativa alla nullità della notifica di un atto, avvenuta in forme diverse da quelle prescritte, rende il motivo di ricorso non meritevole di accoglimento, ove il ricorrente non indichi il concreto pregiudizio derivato dalla mancata conoscenza dell'atto stesso e dal non avvenuto esercizio del diritto di difesa (Cass. pen., Sez. VI, 21 maggio 2013 - dep. 8 luglio 2013, n. 28971). Tale orientamento, poi, ravvisa nella sussistenza di un rapporto fiduciario tra l'imputato ed il difensore, la garanzia della conoscibilità dell'atto, posto che il difensore comunque porterà a conoscenza dell'assistito l'atto erroneamente notificato.

Un indirizzo giurisprudenziale più risalente e tuttavia, maggiormente condivisibile, riteneva, invece, viziata da nullità assoluta la notifica della citazione dell'imputato eseguita mediante consegna al difensore, qualora l'imputato abbia ritualmente dichiarato il proprio domicilio, in quanto, l'impossibilità della notifica al domicilio dichiarato o eletto che legittima la consegna dell'atto al difensore, ex art. 161, comma quarto, cod. proc. pen., richiede, quale condizione necessaria e sufficiente, l'accertamento da parte dell'ufficiale giudiziario dell'avvenuto trasferimento di residenza o di altra causa che ne renda definitivamente impossibili le notificazioni, non essendo, a tal fine, sufficiente l'assenza dell'interessato, prescindendo dal rilievo dell'effettivo pregiudizio determinatosi nel concreto (Cass. pen., Sez. V, 29 ottobre 2009 - dep. 18 dicembre 2009, n. 48652).

In tale solco, sembra inserirsi una più recente pronuncia della suprema Corte, laddove si afferma che solo nell'ipotesi in cui non sia possibile effettuare la notificazione di un atto all'imputato presso il domicilio eletto per il mancato reperimento, nonostante l'assunzione di informazioni sul posto e presso l'ufficio anagrafe, del domiciliatario, che non risulti risiedere o abitare in quel Comune, il relativo adempimento deve essere eseguito mediante consegna al difensore, e non mediante deposito nella casa comunale con i correlati avvisi, risolvendosi tale situazione in un caso di inidoneità dell'elezione di domicilio (Sez. Un., n. 28451 del 28/04/2011, dep. 19/07/2011, Rv. 250120). E' nulla, infatti, la notificazione eseguita a norma dell'art. 157 c.p.p., comma 8 bis, presso il difensore di fiducia, qualora l'imputato abbia dichiarato o eletto domicilio per le notificazioni (Sez. Un., n. 19602 del 27/03/2008, dep. 15/05/2008, Rv. 239396), né vi è prova che quest'ultimo abbia effettivamente avuto conoscenza dell'esistenza dell'atto, con la conseguente possibilità di esercitare il suo diritto di difesa.(Cass. pen., Sez. VI, 16 luglio 2015, n. 30898).

In altra decisione, la Corte di cassazione ha meglio specificato cosa debba intendersi per idoneità a determinare la conoscenza effettiva dell'atto e – circostanza di importante rilievo – circoscrive l'effettivo ruolo del difensore di fiducia in tema di errata notificazione degli atti.

Ha ritenuto, invero, la Corte di cassazione che ai fini della validità delle notificazioni, non può darsi rilievo alla circostanza per la quale il difensore non ha adempiuto al dovere di indicare il concreto pregiudizio derivato dalla mancata conoscenza dell'atto stesso. Tale modo di ragionare finisce per svilire il senso delle notificazioni all'indagato/imputato presso il domicilio dichiarato o eletto perché qualora si ritenesse che la notifica è comunque regolare se effettuata presso lo studio del difensore di fiducia si imporrebbe al difensore, al fine di ritenere la nullità della notifica (e degli atti conseguenti), di fornire una dimostrazione negativa che consisterebbe nel non aver potuto dare al proprio assistito tempestivo avviso della data di fissazione dell'udienza. In sostanza si imporrebbe al difensore di fiducia un onere che non gli compete. Del resto un'attenta lettura della decisione della suprema Corte citata dallo stesso tribunale del riesame consente di porre all'evidenza come il fatto preso in esame in occasione di detta decisione riguardava la nullità, derivante dalla esecuzione della notificazione del decreto di citazione per il giudizio di appello presso il difensore di fiducia, anziché nel domicilio dichiarato o eletto dall'imputato ed in relazione al quale questa Corte ha precisato che detta nullità deve ritenersi sanata quando ... risulti provato che non ha impedito all'imputato di conoscere l'esistenza dell'atto e di esercitare il diritto di difesa. Ora, nel caso in esame ciò non risulta affatto “provato” e le mere supposizioni dei giudici di merito non appaiono certo idonee a sanare detto vizio (Cass.pen., Sez. II, 3 febbraio 2015, n. 4998).

Osservazioni

La sentenza in commento – a parte la questione del regime della nullità – stabilisce che il motivo di ricorso con cui si deduce la nullità del decreto di citazione a giudizio, per essere lo stesso stato notificato al difensore non domiciliatario, in luogo del domicilio eletto dall'imputato va rigettato se non si deduce il concreto pregiudizio determinato al diritto di difesa.

La sentenza in esame, poi, introduce un ulteriore principio, relativo ad una sorta di presunzione di conoscenza dell'atto in virtù della mera sussistenza di un rapporto fiduciario tra l'imputato ed il difensore.

L'orientamento della Corte di legittimità ora in esame, però, rischia di introdurre nel nostro ordinamento principi pregiudizievoli per l'indagato/imputato ed obblighi per il difensore, che eccedono quelli delineati nel codice deontologico forense.

Nel caso di specie, infatti, vi è da evidenziare non solo il fatto che la notifica è stata erroneamente effettuata presso un domicilio diverso da quello eletto ma anche che il difensore di fiducia nominato nel procedimento penale pendente presso il tribunale di Macerata, non era stato formalmente nominato in quello pendente presso il tribunale di Fermo e comunque, venuto a conoscenza dell'atto, aveva comunicato all'Autorità giudiziaria procedente di rinunciare al mandato, per cui l'imputato era anche privo di difensore.

Tuttavia, anche a volere ritenere, come fatto dalla Corte, che la rinuncia all'incarico da parte del primo difensore di fiducia, intervenuta una volta ricevuta la notifica del decreto di citazione a giudizio dal tribunale di Fermo, attesterebbe che, fino a quel momento, vi era un rapporto fiduciario, da ciò non può farsi derivare che la successiva, probabile informativa del difensore sia equivalente e sostituisca la notifica dell'atto all'imputato nel domicilio eletto, facendo sì che non si verifichi alcun pregiudizio al diritto di difesa, nemmeno con riferimento ai termini minimi per comparire in giudizio e preparare la difesa previsti dal codice di rito.

Peraltro, il richiamo effettuato dalla Corte alla sentenza n. 21875 del 20 marzo 2014 della medesima Sezione è a nostro avviso inconferente, dal momento che in quella sede si trattava, con riferimento al principio che interessa, dell'eccezione di nullità della notifica dell'estratto contumaciale, avvenuta presso il difensore e non presso il domicilio eletto dall'imputato a fronte della presentazione del ricorso per Cassazione personalmente da parte dello stesso imputato. Risultava, dunque, per tabulas l'esercizio del diritto di difesa e il fatto che l'errata notifica non aveva prodotto alcun pregiudizio.

Diverso è il caso in esame, in quanto pur in assenza della deduzione del pregiudizio che l'errata notifica ha prodotto sul diritto di difesa, occorre osservare che la citazione a giudizio comporta di per sé una serie di prerogative, facoltà e termini minimi per approntare la difesa, soprattutto quando l'imputato sia privo di difensore – o quest'ultimo abbia rinunciato al mandato, come nel caso che ci occupa – quali appunto la nomina del difensore, la scelta del rito, la predisposizione della lista dei testimoni, per cui un'interpretazione se si vuole formalistica, ma aderente alla lettera della legge sarebbe auspicabile. Del resto, già il fatto che alla prima udienza non sia stato eccepito il difetto di notifica è un sintomo del pregiudizio al diritto di difesa.

Si concorda, pertanto, con il principio sancito dalla seconda Sezione penale della Corte di cassazione, con la sopra citata sentenza n. 4998, del 3 febbraio 2015, secondo cui pretendere che il rapporto fiduciario tra avvocato ed imputato garantisca comunque la conoscenza degli atti rivolti a quest'ultimo e che pretendere l'indicazione di specifici pregiudizi all'esercizio del diritto di difesa, rischi di svilire il senso delle notificazioni all'indagato/imputato presso il domicilio dichiarato o eletto e di imporre al difensore – al fine di ritenere la nullità della notifica (e degli atti conseguenti) – di fornire una dimostrazione negativa che consisterebbe nel non aver potuto dare al proprio assistito tempestivo avviso della data di fissazione dell'udienza ed in sostanza, di imporre allo stesso difensore di fiducia un onere che non gli compete.

Guida all'approfondimento

SIRACUSANO – GALATI – TRANCHINA – ZAPPALÀ, Le Impugnazioni, in Diritto processuale penale, Giuffrè Editore, 2013;

TONINI, Lineamenti di diritto processuale penale, Giuffrè Editore, 2015;

CONTI – TONINI, Il diritto delle prove penali, Giuffrè Editore, 2014;

SBEZZI, Le notifiche al difensore di fiducia invece che nel luogo indicato nell'elezione di domicilio: irregolari ma valide, in ilPenalista.it.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario