Patteggiamento e mancata applicazione della sospensione condizionale concordata

03 Ottobre 2025

Quali effetti determina la mancata previsione nella sentenza di patteggiamento del beneficio della sospensione condizionale della pena prevista nell'accordo tra le parti quando il giudice non offre alcuna motivazione sulla sua esclusione?

Massima

La sentenza di patteggiamento è annullabile solo parzialmente quando il giudice non abbia disposto il beneficio della sospensione condizionale della pena se l'accordo tra le parti la ricomprendeva e il giudice non offre, sul punto, alcuna motivazione in merito alla sua esclusione.

Il caso

Con sentenza del 16/01/2025, emessa ai sensi dell'art. 444 c.p.p., il Tribunale di Trieste ha applicato all'imputato 1200 di multa in relazione alla detenzione di 238 immagini pedopornografiche. L'imputato propone ricorso per cassazione avverso la suddetta sentenza, deducendo, con un unico motivo, la violazione dell'art. 448, comma 2-bis, c.p.p., per difetto di correlazione tra la richiesta di applicazione della pena avanzata dalle parti e la decisione adottata dal giudice per le indagini preliminari. In particolare, il ricorrente rappresenta che l'istanza di applicazione della pena, pari a tre mesi di reclusione ed euro 1200 di multa, era subordinata alla sospensione condizionale della pena, in considerazione del fatto che l'imputato è incensurato.

Il pubblico ministero ha acconsentito a tale istanza e pertanto si era cristallizzato l'accordo delle parti nei termini suindicati.

All'udienza del 16/01/2025 il G.i.p. ha recepito l'accordo delle parti, senza, tuttavia, nulla disporre in ordine alla richiesta di sospensione condizionale della pena.

Si profila, dunque, un evidente vizio di correlazione tra la richiesta comune delle parti ex art. 444 c.p.p.  e la sentenza emessa dal giudice a quo, avendo egli omesso di applicare la sospensione condizionale della pena concordemente richiesta; se anche il giudice abbia ritenuto non concedibile il beneficio della sospensione condizionale della pena, avrebbe dovuto rigettare l'istanza congiunta ai sensi dell'art. 444, comma 3, c.p.p.

Il Procuratore generale presso la Corte di cassazione ha chiesto l'annullamento con rinvio della decisione.

La questione

Quali effetti determina la mancata previsione nella sentenza di patteggiamento del beneficio della sospensione condizionale della pena prevista nell'accordo tra le parti quando il giudice non offre alcuna motivazione sulla sua esclusione?

Le soluzioni giuridiche

La Cassazione ha accolto il ricorso muovendo dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p. a mente del quale il pubblico ministero e l'imputato possono ricorrere per cassazione contro la sentenza di applicazione della pena su richiesta solo per motivi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato stesso, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all'erronea qualificazione giuridica del fatto e all'illegalità della pena o della misura di sicurezza. Pertanto, il ricorrente, nel lamentare il difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, ha formulato una doglianza consentita nel giudizio di legittimità.

Il terzo comma dell'art. 444 c.p.p. stabilisce che: «La parte, nel formulare la richiesta, può subordinarne l'efficacia alla concessione della sospensione condizionale della pena. In questo caso il giudice, se ritiene che la sospensione condizionale non possa essere concessa, rigetta la richiesta».

Nel merito, dall'esame della richiesta formulata dalle parti, allegata al ricorso, emerge che il ricorrente ha formulato istanza di applicazione della pena subordinandola alla concessione della sospensione condizionale della pena e che il P.M. ha prestato consenso alla proposta in data 12/11/2024.

Tuttavia, il giudice a quo, pur dichiarando di recepire l'accordo intercorso tra le parti, ha applicato la pena concordata disattendendo la richiesta di concessione del beneficio della sospensione condizionale, senza motivare in alcun modo la suddetta statuizione. Peraltro, il ricorrente ha, con l'atto di gravame, espressamente mostrato disinteresse all'annullamento integrale della pronuncia affermando: «Per tali ragioni la sentenza impugnata deve essere annullata limitatamente al punto relativo alla mancata applicazione della sospensione condizionale».

Osserva, al riguardo, il Collegio che anche nel caso in cui l'accordo ex art. 444 c.p.p. sia subordinato alla concessione della sospensione condizionale della pena, l'imputato, nel censurare l'omessa motivazione del giudice a quo sul punto, può legittimamente limitare l'impugnazione, come nel caso in esame, alla sola omessa statuizione sulla condizione apposta alla conclusione del patto, dimostrando di non avere interesse alla caducazione totale dell'accordo.

In tal caso, il principio devolutivo dell'impugnazione impedisce al giudice del gravame di pronunciare l'integrale annullamento della sentenza di patteggiamento sulla base del disposto di cui al terzo comma dell'art. 444 c.p.p., per cui, considerato quanto dispone l'art. 624 c.p.p. la Corte ha dichiarato la irrevocabilità della sentenza quanto all'affermazione della penale responsabilità dell'imputato e ha annullato la stessa con rinvio al GIP del Tribunale limitatamente al punto concernente l'applicazione della sospensione condizionale della pena per nuovo giudizio.

Osservazioni

La sentenza in esame affronta il problema della mancata decisione del giudice in ordine alla sospensione condizionale della pena alla quale le parti abbiano concordemente subordinato l'accordo di patteggiamento.

In applicazione dell'art. 448, comma 2-bis, c.p.p. in un caso del genere sussiste quel vizio di non correlazione tra richiesta e sentenza che giustifica il ricorso della parte di fronte alla Cassazione. Infatti, in base a tale norma, in caso di patteggiamento, il Pm o l'imputato possono proporre ricorso per cassazione contro la sentenza di patteggiamento esclusivamente per motivi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato, per difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, per erronea qualificazione giuridica del fatto e/o illegalità della pena.

 Va detto che qualora il giudice ratifichi l'accordo omettendo di pronunciarsi sul punto, si è prospettata la possibilità di ricorrere al meccanismo di cui l'art. 130 c.p.p., cioè la correzione degli errori materiali; si faceva, peraltro, notare che la previsione poteva, comunque, essere facilmente riconducibile all'art. 620, comma 1, lettera l) c.p.p.

Ma al di là di tale aspetto, indubbiamente la discrasia fra quanto richiesto e pronunciato è prevista dall'art. 448, comma 2-bis c.p.p., peraltro, modificato che statuisce i casi nei quali la decisione “concordata” può essere oggetto di ricorso per cassazione.

Ora, statuita la fondatezza del ricorso, va detto che la particolarità della decisione è rappresentata dal fatto che la Sez. V ammette -correttamente- che la decisione possa essere ricorribile anche impugnando solo la parte pretermessa dell'accordo, senza che ciò comporti, dunque, la completa decisione di annullamento della pronuncia da parte del giudice di legittimità. L'approdo appare pienamente rispettoso del principio devolutivo, ma appare significativo posto che, come si comprende, una cosa è ammettere che l'eventuale annullamento travolga l'intera decisione, con rinvio al giudice per una nuova determinazione, che potrebbe anche consentire alle parti di rideterminarsi e di chiarire il senso della loro richiesta ovvero al giudice di chiarire se si tratta -o meno- di un'omissione oppure di un rigetto della richiesta, altre sono le prospettive nel caso in cui l'annullamento riguardi solo la (riconosciuta) parte mancante dell'accordo.

In quest'ultimo caso si consente, infatti, che il giudice provveda unicamente sul punto annullato, fermo restando, per il resto, la validità dell'accordo già intervenuto.

La soluzione pratica adottata dalla Cassazione sottende, peraltro, un non secondario risvolto: in caso di annullamento con rinvio dell'intero accordo non può escludersi l'operatività della prescrizione. Non casualmente la sentenza in esame sottolinea, infatti, che deve ritenersi irrevocabile il giudizio di responsabilità.

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