L’adozione di maggiorenne prescinde dall’assenso del figlio biologico dell’adottante, quando il diniego è fondato su interessi patrimoniali
03 Settembre 2025
Massima L’adozione di maggiorenne che riguardi la figlia del coniuge, che sia già stabilmente inserita nella comunità di affetti della famiglia dell’adottante, prescinde dal consenso dei figli dell’adottante medesimo, inteso come condizione di ammissibilità dell’adozione. Nell’ottica di un equo bilanciamento, l’interesse patrimoniale della figlia biologica – a non veder ridotta la propria quota di legittima in conseguenza dell’ampliamento della categoria dei legittimari – deve considerarsi recessivo rispetto al diritto personalissimo, di rango costituzionale, dell’adottante a veder riconosciuto il legame che nel tempo si è instaurato con l’adottanda, e con il corrispondente interesse di costei. Pertanto, ove sussista da anni un affetto stabile e duraturo tra adottante e adottato maggiorenne, il dissenso all’adozione che sia espresso dal figlio biologico dell’adottante è superabile dalla valutazione giudiziale Il caso In una famiglia ricomposta, una bambina sviluppa solidi legami affettivi con il compagno, poi marito, della madre, con cui convive. Il legame si consolida in oltre trent’anni, nei quali la giovane si rivela per il patrigno un affetto e un sostegno insostituibile, sia durante la grave malattia che durante la vecchiaia di lui, e l’uomo diviene per la giovane donna una fondamentale figura genitoriale di riferimento. Alla domanda di adozione di maggiorenni avanzata dal patrigno nei confronti della figliastra acconsentono la medesima, la madre e il padre biologico, mentre si oppone la figlia nata dalle prime nozze del ricorrente, esclusivamente per motivi patrimoniali. In primo grado, l’istanza di adozione viene rigettata per mancato assenso della figlia matrimoniale del ricorrente. Su impugnazione dell’aspirante adottante, il giudice del gravame riforma integralmente la sentenza e pronuncia l’adozione di maggiorenne, ritenendo che il dissenso della figlia biologica dell’adottante sia superabile, in quanto contrario all’interesse dell’adottanda a vedersi assicurati legami giuridici stabili, corrispondenti all’affettività consolidata con il padre sociale. Il contrapposto interesse patrimoniale della figlia biologica dell’adottante, a non veder ridotta la propria quota di legittima in conseguenza dell’ampliamento della categoria dei legittimari e della devoluzione della riserva anche all’adottata, è ritenuto altresì recessivo rispetto al diritto fondamentale dell’adottante alla costituzione di legami giuridici corrispondenti alla maturata affettività, e alla genitorialità sociale. La questione In presenza di stabili legami affettivi tra adottante e adottato maggiorenne, la domanda di adozione di maggiorenne proposta dal genitore sociale, per dare veste giuridica all’affettività consolidata nel tempo, all’interno di una famiglia ricostituita, può essere accolta anche in mancanza di assenso all’adozione da parte del figlio dell’adottante, che lo rifiuta per motivi patrimoniali e successori? Le soluzioni giuridiche L'istituto dell'adozione di maggiorenne (o adozione ordinaria), la cui disciplina si deve sostanzialmente al testo originario del libro primo del codice civile, per effetto dell'interpretazione costituzionalmente orientata si è aperto a funzioni affatto distinte da quella originaria, di assicurare un figlio, cui trasmettere il cognome e il patrimonio familiari, a chi non ne aveva avuti nel matrimonio o fuori da esso. Attraverso interventi successivi del giudice delle leggi, in particolare, è stato rimosso il divieto di adottare per chi avesse figli o discendenti (art. 291 c.c.), dapprima con riferimento a discendenti legittimi o legittimati maggiorenni e consenzienti (Corte cost. 19 maggio 1998 n. 557), e poi rispetto alla presenza di figli naturali minorenni riconosciuti o, se maggiorenni, non consenzienti (Corte cost. 20 giugno 2004, n. 245). Inoltre, con pronuncia di infondatezza, nei sensi di cui in motivazione, la Consulta ha interpretato l'art. 291 c.c. nel senso per cui la valutazione giudiziale possa superare il rifiuto “di tutte le persone chiamate ad esprimere il proprio assenso alla adozione”, quando lo ritenga ingiustificato o contrario all'interesse dell'adottando (Corte cost. 7 luglio 1992, n. 345). In particolare, l'intervento più recente (Corte cost. n. 245 del 2004) ha definito l'incidente di costituzionalità sollevato nel processo avviato con domanda di adozione della figlia maggiorenne della convivente, avanzata da un uomo che aveva anche un figlio naturale, nato dall'unione more uxorio con la madre della maggiorenne adottanda. Tanto in questo caso come nel più risalente, la sola esistenza di discendenti non osta all'adozione, ma agli stessi deve essere riconosciuta tutela attraverso la previsione dell'assenso, potendo la loro opposizione fondarsi su “ragioni di indole morale e patrimoniale”. La giurisprudenza di legittimità (Cass. civ. 3 febbraio 2006, n. 2426) ha dato specifica attuazione di tali principi con riguardo all'adozione del figlio del coniuge, che già appartiene, con il proprio genitore e i fratelli unilaterali minorenni, al contesto affettivo della famiglia di accoglienza dell'adottante. In tali condizioni, ascoltati i minori e/o il loro curatore speciale ai fini della formulazione del complessivo giudizio di convenienza nell'interesse dell'adottando, ex art. 312, comma 1, n. 2 c.c., l'adozione di maggiorenne può essere pronunciata in quanto funzionale a “dare veste formale a tali nuove situazioni e al sottostante rapporto affettivo-familiare di fatto, consolidatosi nel tempo, che anticipa, anziché seguire, la costruzione del rapporto giuridico” (Così Corte cost. 18 febbraio 2004, n. 5, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 291, comma 1, c.c. nella parte in cui non consente al giudice di ridurre l'intervallo di età di diciotto anni tra adottante e adottato, nei casi di esigua differenza e sempre che sussistano motivi meritevoli). Per gli stessi motivi, Cass. civ. 14 gennaio 1999, n- 354 aveva applicato in via analogica all'adozione del maggiorenne l'art. 44, comma 1, lett. b, della l. n. 184/1983 sull'adozione in casi particolari del figlio minorenne del coniuge, affermando, tanto per il minorenne che per il maggiorenne, “in quanto provenienti dalla stessa famiglia, il diritto di potersi inserire nel nuovo nucleo familiare del quale fa parte il comune genitore”. Più recentemente, Cass. civ. 3 aprile 2020 n. 7667 ha insegnato che l'istituto “ha perso la sua originaria connotazione diretta ad assicurare all'adottante la continuità della sua casata e del suo patrimonio, per assumere la funzione di riconoscimento giuridico di una relazione sociale, affettiva ed identitaria, nonché di una storia personale, di adottante e adottando, con la finalità di strumento volto a consentire la formazione di famiglie tra soggetti che, seppur maggiorenni, sono tra loro legati da saldi vincoli personali, morali e civili”. L'adozione di maggiorenni ha dunque assunto, per effetto dell'interpretazione secondo Costituzione, valenza solidaristica, ed è altresì funzionale alla tutela della vita privata e familiare, presidiata anche dall'art. 8 CEDU, consentendo al richiedente di “concretizzare la lunga convivenza di fatto tra adottante e adottanda (quale figlia della convivente dell'adottante) attraverso un riconoscimento formale che suggelli la consolidata comunione di affetti e di vita vissuta” (così Cass. 7667/2020). L'istituto si rivela, dunque, funzionale ad assicurare riconoscimento giuridico alle famiglie ricomposte, come formazioni sociali nella quali vivono relazioni identitarie ed affettive che sono espressive dell'identità degli individui, tanto l'adottante quanto l'adottato. Coerentemente, secondo la decisione in commento, l'adozione della figlia maggiorenne della seconda moglie realizza tanto il diritto fondamentale dell'adottante quanto il corrispondente interesse dell'adottanda, a veder rivestita di veste giuridica l'affettività consolidatasi tra loro, durante oltre tre decenni di rapporto genitoriale di fatto. L'istituto dell'assenso dei figli dell'adottante realizza, invece, il bilanciamento di tali interessi con quelli potenzialmente confliggenti dei figli dell'adottante, e potrebbe astrattamente ritenersi giustificato, secondo il Collegio perugino, “nel caso di indegnità della persona dell'adottando, oppure di adozioni animate da motivazioni pretestuoso o egoistiche o contrarie all'interesse dell'adottando: in tali ipotesi il figlio maggiorenne che nega il consenso tutela gli interessi del gruppo familiare a non vedersi pregiudicato dall'adozioni di un terzo estraneo, oppure il diritto al nome, alla dignità personale ecc.”. Rispetto ai diritti fondamentali all'identità personale e alla vita privata e familiare di adottante e adottato sono invece recessivi, secondo l'assiologia costituzionale, gli interessi esclusivamente patrimoniali dei figli dell'adottante, a non vedere la propria quota di riserva nella di lui successione ridotta dalla presenza di altro legittimario, nella persona del figlio adottivo, che l'art. 536, comma 2 c.c., equipara ai figli. Osservazioni L'istituto dell'adozione ordinaria ha finito per mettere in secondo piano, in ragione dell'adeguamento alla Costituzione e alle fonti sovranazionali, l'originaria funzione di realizzazione di interessi sostanzialmente patrimoniali, di cui sono espressione l'esclusione della parentela tra adottato maggiorenne e famiglia dell'adottante (art. 300, comma 2, c.c.) e quella dell'adottante nei confronti dell'adottato (art. 304, comma 1, c.c.), La domanda si dirige piuttosto a formalizzare, sovente, legami affettivo-solidaristici che si sono consolidati nel tempo e che preesistono al riconoscimento giuridico, rappresentativi dell'identità dell'individuo, specialmente nel perimetro delle così dette famiglie ricomposte. La valutazione giudiziale di corrispondenza all'interesse dell'adottando investe, in tali condizioni, l'accertamento della consolidata affettività che lega il maggiorenne a chi gli/le ha fatto da padre o madre, pur non essendolo giuridicamente, e realizza la tutela dell'identità personali di entrambi, costituendo vincoli giuridici che, di quell'affettività e dell'identità personale, costituiscono manifestazione, garantendo la corrispondenza tra il diritto e la realtà di fatto di un sentirsi, da tanti anni, figlio/a e genitore/trice. Pur quando all'adottato maggiorenne non necessiti mantenimento, in quanto economicamente autosufficiente, l'appartenenza alla famiglia legale dell'adottante, resa palese dall'aggiunta del cognome di costui/costei al proprio, e la costituzione dell'ulteriore vincolo filiale nei suoi confronti – conservando quello con i propri genitori biologici –realizza la propria identità personale, che degli status familiari e della loro apparenza si nutre (cfr. Corte cost. 21 dicembre 2016, n. 286 e Corte Cost. 31 maggio 2002, n. 131, in materia di cognome dei figli e Corte cost. 22 maggio 2025, n. 68, sullo status di figlio riconosciuto dalla madre intenzionale, spettante al nato in Italia per effetto dell'applicazione, all'estero, di tecniche di procreazione medicalmente assistita in coppia di donne). Identica tutela offre al corrispondente interesse dell'adottando, apprezzabile negli stessi termini identitari, trascendendo i ben più limitati effetti di altri istituti, a carattere esclusivamente patrimoniale, come l'attribuzione della quota disponibile attraverso lascito testamentario o donazione. Rispetto al rango primario di tali aspettative, l'opposizione del figlio biologico dell'adottante, motivata esclusivamente sull'aspirazione a conservare intatta la propria quota di riserva ereditaria, deve essere superata dall'apprezzamento giudiziale, in quanto espressione di interessi recessivi, secondo l'assetto costituzionale e sovranazionale. La pronuncia costituisce l'occasione per rilevare, ancora una volta, come da ultimo può dirsi con riferimento all'idoneità all'adozione internazionale della persona singola (Corte cost. 21 marzo 2025, n. 33), che il diritto italiano della filiazione si sia affrancato dal diritto della famiglia, per realizzare, attraverso l'individualismo degli status, i diritti fondamentali delle persone. Riferimenti -A. Sassi, La genitorialità nel sistema di protezione della persona, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 2025, 17 ss. A. Gorgoni, Adozione internazionale da parte della persona singola e nozione di famiglia, in Persona e mercato, 2025, 2, 525 ss. S. Stefanelli, Stato giuridico e parentela del minore adottato in casi particolari: limiti applicativi e istanze di tutela dei nati da p.m.a. in coppia femminile e g.p.a., in GenIus, online first, 7 aprile 2023, https://www.geniusreview.eu/wp-content/uploads/2023/04/Stefanelli_Stato.pdf A. Sassi, F. Scaglione, S. Stefanelli, La filiazione e i minori, in Trattato di diritto civile diretto da R. Sacco, UTET, II ed., 2018, 40 ss. G. Dalla Torre, Famiglia senza identità?, in Iustitia, 2012, I, 129 ss. |