Adozione piena e adozione mite: differenze ed applicabilità
19 Agosto 2025
Massima Nel caso di avvenuto accertamento di uno stato di abbandono del minore, occorre ricorrere all'adozione piena, dovendosi escludere la possibilità di un'adozione mite ex art. 44 legge 184/1983. Il caso La Corte d'Appello di Roma confermava la decisione di primo grado del Tribunale per i Minorenni che aveva dichiarato lo stato di adottabilità di un minore, respingendo i gravami proposti dai due genitori, i quali risultavano privi delle minime competenze genitoriali, come emerso dagli accertamenti specialistici eseguiti anche tramite CTU, nonché dalle osservazioni degli operatori. Avverso tale decisione, il padre proponeva ricorso in Cassazione, chiedendo non la revoca dello stato di adottabilità - in conseguenza dell'accertato stato di abbandono del minore – ma deducendo la violazione del disposto dell'art. 44 lett. d) l. 184/1983, non avendo la Corte di merito considerato la possibilità di ricorrere ad un'adozione “mite”, con la previsione della possibilità di mantenere in vita i rapporti tra il minore e la famiglia d'origine. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso stante l'accertata sussistenza dello stato di abbandono, con conseguente impossibilità di ricorrere ad un'adozione exart. 44 l. 184/1983. La questione È possibile prevedere un’adozione mite ai sensi dell’art. 44 lett. d) legge 184/1983 anziché un’adozione piena ex art. 7 e segg., con il mantenimento di rapporti tra il minore e la famiglia d’origine, nonostante sia stato accertato lo stato di abbandono? Le soluzioni giuridiche Nel nostro ordinamento sono previste tre forme di adozione di minore e precisamente l'adozione “piena”, “mite” e “aperta”, oltre all'adozione internazionale. L'adozione “piena”, disciplinata dagli art. 7 e segg. della legge 184/1983, è considerata quale extrema ratio e trova applicazione solamente a seguito di un rigoroso accertamento circa lo stato di abbandono del minore, a seguito di una provata irrecuperabilità delle capacità genitoriali. In tal caso, il minore adottato acquisisce un nuovo status filiationis, recidendo ogni legame con la famiglia d'origine. L'adozione “mite” è stata introdotta dalla giurisprudenza di merito (in particolare il Tribunale di Bari), trovando parere favorevole anche da parte della Corte Edu, la quale ha evidenziato le carenze dell'ordinamento italiano, che non contempla espressamente una specifica disciplina alternativa all'adozione piena. Tale forma di adozione prende come riferimento la norma dell'art. 44, lett. d) legge 184/1983, prevista nei casi di semi-abbandono. Il minore viene collocato in un nuovo nucleo familiare e, pur attribuendo l'esercizio della responsabilità genitoriale all'adottante, non recide - contrariamente all'adozione piena - i rapporti (sia giuridici che parentali) con la famiglia d'origine. Con la pronuncia n. 79/2022 la Corte costituzionale ha, altresì, dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 55 della legge 184/1983 nella parte in cui esclude che l'adozione in casi particolari possa comportare un vincolo di parentela tra adottato e parenti dell'adottante. L'adozione “aperta”, infine, è stata riconosciuta dalla Corte costituzionale con sentenza n. 183/2023, con un'interpretazione dell'art. 27, comma 3 della legge 184/1983, richiamando diverse pronunce di merito. Per la Corte, infatti, il suddetto articolo non contiene un divieto assoluto di preservare le relazioni socioaffettive del minore con la famiglia d'origine, qualora vi sia un preminente interesse in tal senso. Se, conseguentemente, il minore ha avuto una frequentazione assidua e positiva con alcuni dei familiari biologici, i quali - peraltro - non possano sopperire al suo stato di abbandono, potrebbe comunque rispondere all'interesse del minore stesso mantenere relazioni socioaffettive con gli stessi, con la previsione di una rescissione solamente dei legami di natura giuridico-formale. Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha ritenuto prevalente l'interesse del minore ad escludere il mantenimento dei rapporti con i genitori, con il necessario ricorso ad un'adozione piena, essendo emerso nel corso del giudizio di merito (a seguito di una completa e dettagliata analisi della situazione) lo stato di abbandono del minore, stante l'inadeguatezza genitoriale e la scarsa empatia da lui dimostrata negli incontri con la madre ed il padre. L'immaturità dei genitori tale da creare un danno nello sviluppo psicofisico del minore rende conseguentemente necessario il ricorso all'adozione piena, con conseguente interruzione dei legami con la famiglia d'origine. La Corte ha evidenziato che, nel giudizio di merito, era del resto, emerso come il mantenimento di incontri con il padre sarebbe stato pregiudizievole per il bambino, in quanto “costituirebbero soltanto un fattore di importante destabilizzazione del minore”. La Cassazione precisa che, in ogni caso, la verifica in concreto dei margini di conformazione della situazione del minore ai modelli di filiazione adottiva previsti all'interno dell'art. 44, legge 184/1983, possa effettuarsi solamente dopo l'eventuale accertamento negativo della condizione di abbandono e conseguentemente non avrebbe comunque potuto trovare accoglimento la richiesta del padre - nella presente procedura - di ricorrere ad un'adozione “mite”. Osservazioni La Corte di cassazione (Cass. civ., sez. I, 19 settembre 2023 n. 26791; Cfr. anche Cass. civ., sez. I, 19 marzo 2024 n. 7302; App. Milano, sez. famiglia, 10 novembre 2022) ha evidenziato che il giudizio di accertamento dello stato di adottabilità e quello volto a disporre un'adozione “mite” costituiscono due procedimenti autonomi, di natura differente, con la conseguente impossibilità di una conversione della domanda volta alla dichiarazione di adozione piena in altra di adozione mite. Conseguentemente, qualora non sussistano i presupposti dello stato di abbandono, non solo la domanda di adottabilità non può essere accolta, ma non può neanche convertirsi in una domanda di adozione “mite” ex art. 44 lett. d) legge 184/1983. In tal caso, infatti, dovrà pronunciarsi il non luogo a provvedere, salvo poi incardinare altra procedura per la dichiarazione di adottabilità in casi particolari. Contrariamente, qualora nel corso del processo - a seguito di accertamenti rigorosi - risulti un conclamato stato di abbandono, dovrà necessariamente trovare applicazione un'adozione piena, potendosi ricorrere all'adozione mite solo in ipotesi di semi abbandono, tale da consentire di mantenere rapporti sia giuridici che affettivi con la famiglia d'origine (cfr. Cass. civ., sez. I, 1° luglio 2022 n. 21024). Nel caso di specie, risultando palese lo stato di abbandono in cui si trovava il minore, l'unica soluzione idonea a tutela del prioritario interesse del minore, era il ricorso all'adozione piena. |