Violenza psicologica e diritto penale: dal plagio alla manipolazione mentale

22 Agosto 2025

La libertà di autodeterminazione e di libera espressione del pensiero sono tutelate dalla Costituzione, ma avrebbero miglior protezione se venisse prevista una specifica norma a presidio di chi, mediante tecniche di condizionamento o suggestione, sia ridotto in condizioni di incapacità o ridotta capacità di intendere e volere, offra o esprima consensi viziati e sia in generale sottoposto a violenza psicologica. Il legislatore ha provato a mettere in campo nuovi strumenti per arginare e punire queste forme di violenza così sottili e predatorie: anche recentemente (come vedremo) si è proposto un nuovo testo che ha ricevuto un primo placet in Commissione Giustizia del Senato (1^ luglio 2025).

Massima
Dichiarata la illegittimità costituzionale dell'art. 603 c.p. in quanto contrasta con il principio di tassatività della fattispecie contenuto nella riserva assoluta di legge in materia penale, consacrato nell'art. 25 Cost.

Il caso

Emilio Grasso, sacerdote con un baccellierato in Filosofia e la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, a metà degli anni '60 viene nominato viceparroco al quartiere Tiburtino di Roma e si dedica ai baraccati. Nel 1972 si ritira in Umbria dove fonda la Comunità Redemptor Hominis oggi presente non solo in Italia, ma anche in Belgio, Camerun e Paraguay. Nel 1978 viene accusato di plagio dai genitori di una quarantina di ragazzi e il giudice istruttore di Roma, dott. Ilario Martella, rimette la questione alla Corte costituzionale.

La questione

Con ordinanza del 2 novembre 1978 il giudice istruttore di Roma ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell'art. 603 del codice penale con riferimento agli artt. 25 e 21 della Costituzione. Lamenta violazione del principio di tipicità in quanto la norma sarebbe sfornita di chiarezza nei suoi elementi costitutivi. Prevedendo la sanzione penale per “chiunque sottoponga una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione” affida in realtà alla arbitraria determinazione del giudice la loro individuazione in concreto, all'interno di una fattispecie a condotta libera, evento non determinato e dolo generico.

Pare inoltre rinviare a fonti extragiuridiche, come la psichiatria, che a loro volta forniscono parametri incerti, in quanto richiamano nozioni di “demente”, “schizofrenico” o comunque di patologie mentali, quando la norma non allude affatto a soggetti passivi incapaci.

Peraltro, può essere astrattamente richiamata in situazioni di subordinazione psicologica del tutto lecite, spesso protette dall'ordinamento, quali il proselitismo religioso, politico o sindacale.

In astratto, pone in pericolo la libertà di manifestazione del pensiero, che incontra l'unico limite nell'interesse dell'integrità psichica della persona quando essa venga sottoposta a pressione violenta o subdola, con minaccia o frode.

Le soluzioni giuridiche

L'avvocatura di Stato sostenne che la questione fosse dichiarata infondata: l'art. 603 c.p. conterrebbe nozioni che, se correttamente interpretate, assumono un significato specifico. Presupposti per la sua applicabilità sarebbero infatti un rapporto di prevalenza del soggetto attivo su quello passivo, tale da comportare il totale assorbimento del secondo nella sfera di influenza del primo in conseguenza di specifiche e reiterate attività di quest'ultimo; la separazione del soggetto passivo dal contesto sociale in cui ha vissuto o comunque da qualsiasi contesto sociale da lui autonomamente scelto; la previsione e volizione dell'evento da parte del soggetto attivo.

Inoltre, non vi è lesione del diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero quando essa ha per oggetto e unico scopo impedire al soggetto passivo il ricorso a qualsiasi altra forma di conoscenza e di scelta.

La difesa delle parti civili si associò aggiungendo che la indubbia latitudine di realizzabilità del reato trova una esauriente delimitazione nell'individuazione dell'evento: il totale stato di soggezione prevede l'impedimento di prosecuzione o instaurazione di rapporti autonomi tra il soggetto passivo e i terzi, e quindi l'esclusiva del rapporto con l'agente, in modo da precludere ogni verifica critica alla luce di altre frequentazioni. Quindi la norma non pone alcun problema in ordine al diritto di manifestazione del pensiero, né a livello individuale né di proselitismo o propaganda.  

Osservazioni

La declaratoria di illegittimità costituzionale pronunciata nel processo a Emilio Grasso segnò due importanti marcature nel mondo giuridico italiano: la prima sta nel fatto che per plagio si sia registrata solo una sentenza di condanna, quella ad Aldo Braibanti, il mirmecologo originario della provincia di Piacenza attivo durante la Resistenza, torturato dalla banda Carità, responsabile poi della Gioventù comunista toscana, poeta, sceneggiatore, creatore di un laboratorio a Castell'Arquato frequentato da registi ed attori. Reo di una relazione amorosa duratura con un ragazzo di 19 anni, ricoverato a forza dalla famiglia in una struttura dove riceverà oltre 40 elettrochoc.

La condanna a nove anni di carcere si basò sulle accuse di un altro ragazzo, che lo incolpava di “essersi introdotto nella mia mente con idee di comunismo, libertà e ateismo”, e provocò la mobilitazione del mondo culturale e giuridico dell'epoca. Si scagliarono infatti contro la decisione, e contro l'esistenza stessa del reato di plagio, menti della levatura di Moravia, Eco, Pasolini, Bellocchio, Musatti, Gozzano e Giovanni Maria Flick.

La seconda conseguenza si registra nella carenza di una norma penale che si sia sostituita all'art. 603 c.p. e che sia sovrapponibile ad essa tanto da svolgere funzione vicaria: il richiamo alla circonvenzione di incapace, alla riduzione in schiavitù, agli atti persecutori o alla violenza privata è doveroso ma non manca di evidenziare che si tratti di delitti molto caratterizzati nel loro impianto, ciascuno dei quali con propri elementi costitutivi specifici, che ne impediscono il richiamo quando uno o più presupposti manchino: si pensi alla condizione già fragile dell'incapace circonvenuto piuttosto che agli eventi dello stalking.

Molti hanno sottolineato in vari momenti storici che nell'ordinamento si sia prodotta una profonda lacuna normativa, che ha portato a decisioni giudiziarie non condivise in casi anche mediaticamente molto famosi: il processo milanese contro Scientology si concluse in Cassazione con il riconoscimento del movimento come vera e propria religione e l'assoluzione dall'ipotesi di associazione a delinquere;  quello contro le imbonitrici televisive Wanna Marchi e la figlia Stefania Nobile, altrettanto meneghino, le ha viste condannate per truffa aggravata.

La libertà di autodeterminazione e di libera espressione del pensiero sono tutelate dalla Costituzione, ma avrebbero miglior protezione se venisse prevista una specifica norma a presidio di chi, mediante tecniche di condizionamento o suggestione, sia ridotto in condizioni di incapacità o ridotta capacità di intendere e volere, offra o esprima consensi viziati e sia in generale sottoposto a violenza psicologica.

Il tema è molto caldo se rapportato alla violenza di genere ed all'area dei reati contro le donne ed i soggetti vulnerabili: nella pratica curiale, infatti, l'unico ambito in cui si ammette la penale responsabilità ai sensi dell'art. 572 c.p. commesso tramite soli maltrattamenti psicologici è quello della scuola, in cui sono molto giovani o addirittura molto piccoli i soggetti passivi del reato (cfr. Cass. pen., sez. VI, 5 luglio 2023 n. 35494; Cass. pen., 8 marzo 2023, n. 21111), in tutti gli altri esempi siamo solite riscontrare almeno qualche episodio di violenza fisica.

Eppure la violenza psicologica, anche su soggetti adulti, ha conseguenze molto gravi, meno visibili nel mondo fenomenico, ma non per questo meno rilevanti rispetto a lividi o fratture: ingiurie (ahimè, ora depenalizzate), minacce, umiliazioni, atti di disprezzo, offese alla dignità, svalutazioni, insinuazioni, silenzi punitivi e ricatti possono ridurre la parte lesa ad uno stato di ansia, depressione, stress e sofferenza emotiva e, nei casi più gravi, a perdita di autostima e annullamento della personalità.

È divenuto mediatico parlare di narcisisti patologici, di perversi e di manipolatori, di relazioni tossiche e di gaslighters ed è risaputo che costoro appaiano piacevoli e benigni in società, riservando le loro atrocità alla compagna che proprio in quanto isolata, sola e difficilmente credibile tenderà sempre più a colpevolizzarsi, commiserarsi e ritardare, o evitare, ogni forma di autotutela, cedendo ad ogni pretesa di controllo, ad ogni trascuratezza emotiva, persino al sesso usato come narcotico, scivolando inesorabilmente verso la perdita di dignità, di identità, di valore personale e sviluppando patologie come il disturbo depressivo maggiore e il disturbo post traumatico da stress.

Il legislatore ha provato a mettere in campo nuovi strumenti per arginare e punire queste forme di violenza così sottili e predatorie: anche recentemente (come vedremo) si è proposto un nuovo testo che ha ricevuto un primo placet in Commissione Giustizia del Senato, senza forse la risonanza che merita perché è andato in discussione lo stesso giorno in cui è passato il primo testo introduttivo del delitto di femminicidio (1^ luglio 2025).

Ma sono molti gli esempi precedenti che meritano di essere esaminati: si noti che tutti esordiscono ricordando l'espunzione dall'ordinamento del delitto di plagio e lo raffrontano con fenomeni gravi e meritevoli di punizione come le psico-sette, che nascono e proliferano sfruttando la “fragilità dell'uomo del nostro tempo” (dal discorso agli onorevoli senatori del proponente di uno di questi disegni di legge).

Un approfondimento tematico interessante definisce il “plagio mentale” come un condizionamento della mente compiuto su un soggetto da altri per persuaderlo, attraverso l'utilizzo di varie manovre psicologiche, a compiere azioni contro la propria volontà oppure a distruggerne la personalità. Le strategie utilizzate possono essere sintetizzate in sette punti:

  • creare una realtà parallela
  • creare un gruppo coeso separato dal mondo
  • creare impegni crescenti che influenzano il modo di vivere
  • creare un leader eroico, un punto di riferimento forte
  • creare nuovi discepoli
  • distrarre, in modo che la persona non rifletta
  • mantenere l'illusione di una terra promessa.

   

I disegni di legge che si sono succeduti nel tempo possono essere ricordati a decorrere dal 2001 e variano a seconda che introducano un reato comune (“chiunque” in ddl n. 800/01, 1777/02) oppure esigano la forma collettiva (“all'interno di un gruppo” in 1496/25).

Alcuni tratteggiano l'elemento oggettivo del reato nell'uso di violenza, minacce, suggestioni o qualunque altro mezzo, condizionando e coartando la formazione dell'altrui volontà, che ponga taluno in uno stato di soggezione tale da escludere o limitare la libertà di agire, la capacità di autodeterminarsi e quella di sottrarsi alle imposizioni altrui (800/01); altri aggiungono mezzi chimici, interventi chirurgici e pratiche psicagogiche di condizionamento della personalità (1777/02) o tecniche di suggestione praticate con mezzi materiali o psicologici (569/08).

Si prevedono aggravanti se la vittima è minore di anni diciotto (800/01) o se è indotta a compiere atti lesivi o pericolosi per la propria o la altrui incolumità, oppure se il fatto è commesso nell'ambito di un gruppo che promuove attività che abbiano per scopo o effetto creare o sfruttare la dipendenza psicologica o fisica (1777/02).

In ordine cronologico, l'ultimo progetto (1496/25) prevede l'introduzione del reato di manipolazione mentale all'art. 613 quater del codice e la definisce “emotiva e psicologica”. Purtroppo, si tratta di una fattispecie mirata a contrastare sette e psico-sette.

Punisce infatti “chiunque”, nell'ambito di un gruppo che promuove o pratica attività finalizzate a creare o a sfruttare una condizione di dipendenza psicologica o fisica dei partecipanti, induce taluno in un perdurante stato di soggezione tale da escludere o limitare in modo rilevante la libertà di autodeterminazione o la capacità di discernimento.

È punito con la reclusione da 3 a 8 anni. La pena non può essere inferiore a sei anni se il fatto è commesso in danno di minorenne.

Per compensare la ristrettezza dell'angolo visuale di questo progetto, esso prosegue il suo iter in discussione congiunta con quella dedicata al ddl n. 1515/25 che intende punire con la pena da 5 a 15 anni (e la multa da 5 a 20mila euro) chiunque individualmente o in forma associativa, con condotte reiterate avvalendosi di isolamento dal contesto sociale di provenienza, abuso di psicoterapia, tecniche ipnotiche, sottomissione e altri mezzi, strumenti o tecniche di manipolazione e persuasione emotiva o psicologica, altera la volontà di una persona distorcendone e modificandone la visione della realtà, tale da comportare il mutamento dei comportamenti di vita, ovvero inducendola a vivere all'interno di comunità o gruppi, al fine di trarne profitto per se' o altri.

Ricorre l'aggravante se il soggetto passivo è minorenne e viene introdotta per la prima volta quella relativa all'agente che commetta il fatto esercitando abusivamente la professione di medico, o psicologo o qualsiasi altra professione senza averne conseguito il relativo titolo abilitante. Procedibilità (interessante) d'ufficio.

In conclusione, si avverte il bisogno di una norma di principio, capace di fungere da presidio di un bene importante e fragile come il libero arbitrio (…) posto che alla salvaguardia del patrimonio psichico dell'uomo, riconosciuto implicitamente negli artt. 2 e 3 della Costituzione, costituisce il necessario presupposto affinché possano essere fruiti tutti i diritti di libertà e consapevolmente adempiuti i doveri di solidarietà (dal discorso introduttivo della sen. Alberti Casellati, 16 ottobre 2002).

Attualmente in Italia esiste solo la legge regionale n. 11 del 31 maggio 2012 adottata in Friuli Venezia Giulia che reca norme per “il sostegno e la piena libertà intellettuale, morale e psicologica dell'individuo”.

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