Le sorti della casa familiare tra tutela possessoria e provvedimenti indifferibili emessi nel giudizio di separazione personale dei coniugi
31 Luglio 2025
Massima L’allontanamento dalla casa familiare a seguito della situazione di crisi insorta tra i coniugi non è idoneo a incidere sull’esistenza del rapporto di detenzione qualificata che si instaura su detto immobile a seguito della celebrazione del matrimonio. Tale rapporto è, dunque, suscettibile di tutela possessoria per il caso di compimento di azioni integranti uno spoglio, apparendo indifferente, per l’autonomia da riconoscersi alle relative azioni, la pendenza del giudizio di separazione personale dei coniugi e la richiesta dei conseguenti provvedimenti indifferibili e urgenti. Il caso Con ricorso ex art. 1168 c.c. il ricorrente adiva il Tribunale di Milano al fine di pervenire alla immediata reintegra del possesso dell'abitazione adibita a casa familiare, dallo stesso occupata unitamente al suo nucleo familiare, da cui si era temporalmente allontanato per dissidi esistenti con la coniuge e che aveva indotto quest'ultima a cambiare la serratura di ingresso così da impedire l'accesso al marito. All'accoglimento della formulata richiesta si opponeva la resistente che, in via preliminare, eccepiva l'infondatezza del ricorso in ragione dell'inesistenza di una situazione giuridica da tutelare in via possessoria in considerazione dell'allontanamento del marito dall'abitazione familiare. In via subordinata, nel dare atto del deposito del ricorso per separazione personale dei coniugi, adduceva la sussistenza di ragioni di connessione cui all'art. 40 c.p.c. per rimettere la decisione del procedimento al giudice della crisi familiare, ovvero l'esistenza di una situazione di pregiudizialità tale da legittimare la sospensione del procedimento possessorio ex art 295 c.p.c. in attesa dell'adozione dei provvedimenti necessari e urgenti richiesti con il ricorso introduttivo del giudizio di separazione. Sta di fatto che il Tribunale meneghino, all'esito del compiuto esame della questione giuridica sopposta alla sua attenzione, rigettava le eccezioni di rito e di merito formulate dalla parte resistente e, in accoglimento del proposto ricorso, stante l'effettività dello spoglio subito, ordinava la reintegra del ricorrente nella co-detenzione dell'immobile oggetto di giudizio mediante la consegna delle nuove chiavi di accesso all'appartamento. La questione La pronuncia in esame ci consente di focalizzare l’attenzione su un aspetto di notevole interesse, afferente alla disciplina della casa familiare nelle situazioni di crisi familiare e più specificatamente ai rapporti tra la tutela possessoria invocabile dal coniuge che si sia allontanato dalla stessa e il contenuto dei provvedimenti indifferibili e urgenti resi dal giudice della separazione personale dei coniugi a seguito della instaurazione del relativo giudizio. Le soluzioni giuridiche Il Tribunale di Milano nell'esaminare la questione posta alla sua attenzione è pervenuto all'accoglimento del ricorso proposto ex art. 1168 c.c. ordinando alla resistente l'immediato reintegro del marito nella detenzione qualificata dell'immobile mediante la consegna delle nuove chiavi di accesso all'appartamento. A fondamento di tale decisione il giudice adito ha valorizzato, per un verso, l'illiceità della condotta della resistente per aver modificato la serratura della porta di accesso dell'immobile, integrante gli estremi dello spoglio in quanto finalizzata ad impedire al marito di rientrare nell'appartamento e, sotto altro profilo, escluso la sussistenza delle ragioni di connessione ex art. 40 c.p.c. o di sospensione necessaria del procedimento ex art. 295 c.p.c. paventate dalla difesa di quest'ultima in considerazione della pendenza del giudizio di separazione personale dei coniugi dalla stessa proposto. Con riferimento agli aspetti da ultimo citati, il Tribunale di Milano ha escluso che la pendenza del giudizio di separazione personale dei coniugi e la conseguente richiesta di emissione dei provvedimenti cautelari conseguenti, tra cui quello di essere autorizzati a vivere separati, potesse integrare quelle ragioni di connessione ex art 40 c.p.c. idonee a spostare la competenza dinanzi al giudice della famiglia, né avere gli estremi per la sospensione del procedimento ex art. 295 c.p.c. stante l'autonomia da riconoscersi ai due procedimenti. Invero, per il giudice milanese, i due procedimenti sono caratterizzati da una causa petendi completamente differente, atteso che la tutela possessoria è finalizzata al ripristino del rapporto di fatto sulla cosa che, nel caso di specie, il cambio della serratura avrebbe interrotto, mentre il giudizio di separazione dei coniugi e la conseguente autorizzazione a vivere separati non incide sulla detenzione dell'immobile ma si pone in un ambito differente che è quello dei rapporti tra gli ex coniugi. La diversità e l'autonomia dei due procedimenti esclude, dunque, che tra gli stessi possa esservi una interferenza tale da giustificare l'applicazione delle previsioni di cui all'art. 40 c.p.c. o la sospensione necessaria di cui all'art. 295 c.p.c. poiché il giudice della tutela possessoria è chiamato a verificare, a differenza di quello della famiglia, l'esistenza di presupposti e situazioni differenti, ossia la presenza di un possesso tutelabile e gli estremi dello spoglio. Nel caso di specie si è trattato di due accertamenti che il Tribunale di Milano ha condotto con esito positivo; invero, quanto all'accertamento di una situazione di possesso tutelabile dall'ordinamento, lo stesso è da ricollegarsi alla situazione di detenzione qualificata dell'immobile che il ricorrente, evidentemente non proprietario dell'appartamento, ha acquisito per effetto della celebrazione del matrimonio e, dunque, per lo svolgimento di tutti gli atti connessi al menage familiare. Tale rapporto di detenzione qualificata non sarebbe venuto meno per effetto dell'allontanamento del ricorrente dalla casa familiare, dovuta a dissidi esistenti con la coniuge, attesa la temporaneità dello stesso, dimostrata sia dal fatto che egli ha mantenuto il possesso delle chiavi, che dalla necessità, avvertita dalla resistente, di pervenire al cambio della serratura della porta di accesso all'immobile proprio per impedirne il rientro. Detto ultimo comportamento concretizza, inoltre, gli estremi dello spoglio tutelabile in via possessoria. Osservazioni La pronuncia in esame pone interessanti spunti di riflessione in materia di disciplina dell’abitazione familiare nel caso di crisi coniugale che si discostano dalle questioni solitamente approfondite in situazioni di tale tipo afferenti all’assegnazione della stessa. Il primo aspetto su cui la pronuncia focalizza l’attenzione è relativo alla valutazione degli effetti da riconoscersi all’allontanamento dalla casa familiare sul possesso o, come nel caso di specie, sulla detenzione qualificata dell’immobile. Il Tribunale di Milano è giunto a considerare tale situazione del tutto ininfluente in quanto inidonea a incidere sul titolo negoziale posto alla base del rapporto di fatto sulla cosa, costituito, nel caso che ci occupa, dalla celebrazione del matrimonio. Sicchè l’allontanamento dalla casa familiare, peraltro nel caso in esame dotato dei caratteri della temporaneità e provvisorietà, alcun riflesso può avere ai fini del possesso. A tale considerazione se ne aggiungono altre di carattere squisitamente processuale, connesse alla contemporanea pendenza della invocata tutela possessoria e di una conclamata situazione di conflitto familiare, sfociata nella proposizione del giudizio di separazione personale dei coniugi con conseguente richiesta di emissione dei relativi provvedimenti indifferibili e urgenti, tra cui l’autorizzazione a vivere separati. Si tratta di una questione giuridica che il Tribunale lombardo ha risolto invocando l’autonomia dei due giudizi, caratterizzati da differente causa petendi, e, dunque, escludendo sia la sussistenza di ragioni di connessione ex art. 40 c.p.c., che l’esistenza di un rapporto di pregiudizialità integrante la sospensione del procedimento possessorio. Tuttavia, non può non rilevarsi che entrambe le decisioni vanno, comunque, ad incidere sul rapporto di fatto esistente sulla casa familiare dal momento che, l’eventuale autorizzazione concessa ai coniugi a vivere separati, legittimando gli stessi a non coabitare più, andrebbe a propagare i suoi effetti, facendola venire meno, sulla detenzione qualificata riconosciuta in capo al ricorrente e posta a fondamento del provvedimento di accoglimento della tutela possessoria. Di qui, probabilmente la necessità, anche al fine di evitare l’esistenza di pronunce contrastanti tra loro, di diversamente considerare le ragioni di connessione o pregiudizialità invocate dalla difesa della resistente, o, comunque, di una differente valutazione della questione giuridica in esame, apparendo di assoluta evidenza la preminenza delle decisioni assunte nell’ambito del giudizio relativo alla crisi familiare, peraltro nel caso di specie già instaurato, rispetto a qualsivoglia altra decisione pur relativa alla sfera della tutela possessoria. |