Rapina impropria e delitto contro la persona: è configurabile l’aggravante del nesso teleologico?
Michele Toriello
21 Luglio 2025
Nel caso in cui l'autore della rapina impropria, consumata o tentata, cagioni lesioni o uccida la vittima, può contestarsi - in relazione al delitto contro la persona - la circostanza aggravante di cui all'art. 61 n. 2 c.p.?
Questione controversa
La questione controversa riguarda il caso in cui la violenza perpetrata dall'autore della rapina impropria, consumata o tentata, cagioni lesioni personali o la morte della vittima: in relazione al delitto contro la persona, può essere contestata l'aggravante di cui all'art. 61 n. 2 c.p. (trattandosi di reato commesso «per conseguire o assicurare a sé o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo ovvero la impunità di un altro reato»), o si tratta di aspetto che, in quanto elemento costitutivo del delitto di rapina impropria (nella quale l'agente «adopera violenza o minaccia ... per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa sottratta, o per procurare a sé o ad altri l'impunità»), deve rimanere in esso assorbito in ossequio al principio di specialità?
Possibili soluzioni
Prima soluzione
Seconda soluzione
Secondo un primo orientamento, allo stato prevalente nella più recente giurisprudenza di legittimità, non vi sono ostacoli alla contestazione della circostanza aggravante del nesso teleologico.
Si ritiene, invero, che quando una rapina impropria (nella quale la minaccia e/o la violenza sono successive all'impossessamento, e sono finalizzate a conseguire il possesso del bene sottratto o ad assicurare l'impunità) sfoci nelle lesioni personali, nel tentato omicidio o nell'omicidio della vittima, la contestazione della circostanza aggravante del nesso teleologico non dà luogo ad una duplice valutazione del medesimo elemento, posto che la violenza che è elemento costitutivo del delitto di rapina è solo quella che non ecceda le percosse, come è possibile ricavare dal testo dell'art. 581 comma 2 c.p.: dunque, solo la violenza che non provochi alcun tipo di lesione rimane assorbita nel delitto di rapina, del quale è elemento costitutivo, sicché non può esservi alcun assorbimento della violenza, del tutto esorbitante, che provochi lesioni o cagioni l'omicidio della vittima, dovendosi in tal caso contestare all'imputato tanto la rapina quanto, in relazione al diverso tipo di evento, oggettivamente e soggettivamente conseguente all'azione commessa, il delitto contro la persona aggravato dal nesso teleologico.
Come ha evidenziato Cass. pen., sez. II, 22 gennaio 2021, n. 9865, alla contestazione della circostanza aggravante «non osta la considerazione per cui in questo caso vi sarebbe una duplicazione di valutazione della sussistenza del “fine di conseguire il risultato del reato o l'impunità”, il che integra sia l'elemento psicologico del delitto di rapina impropria sia il contenuto dell'aggravante teleologica. Invero, non vi è alcuna duplicazione, dal momento che il dolo specifico del delitto di rapina esaurisce la sua funzione entro i confini di tale fattispecie e risiede - nel caso della rapina c. d. impropria che qui interessa – nello scopo di assicurare per sé o per altri il possesso della cosa sottratta o l'impunità mediante la realizzazione di una violenza ascrivibile alle percosse. L'aggravante teleologica, invece, lega due autonome fattispecie di reato, non sovrapponibili: commesso il delitto di rapina impropria, se la violenza trasmoda nelle lesioni personali, si configurano due fattispecie di reato, eventualmente legate dall'aggravante teleologica secondo lo schema del mezzo e del fine» (1).
Secondo un diverso orientamento, quando alla condotta di sottrazione, strumentale alla finalità di ottenere il possesso del bene o l'impunità, faccia seguito la violenza integrante lesioni, tentato omicidio oppure omicidio, non è configurabile l'aggravante del nesso teleologico in riferimento al delitto contro la persona, poiché, diversamente opinando, si finirebbe per duplicare l'attribuzione della medesima condotta all'agente, la cui finalità, nell'agire con violenza per assicurarsi l'impunità o il possesso dei beni sottratti, trova apprezzamento nell'ambito del dolo specifico della rapina impropria; questo elemento non può, dunque, essere oggetto di un nuovo apprezzamento a titolo di circostanza aggravante, pena la violazione del divieto di bis in idem sostanziale.
In ossequio al principio di specialità, dunque, la circostanza aggravante del nesso teleologico deve ritenersi assorbita nel delitto di rapina impropria, attesa la coincidenza tra le fattispecie della modalità commissiva dell'uso della violenza e dell'elemento finalistico dell'aver agito allo scopo di assicurarsi il profitto del reato o l'impunità (2).
(1) Cass. pen., sez. II, 11 aprile 2023, n. 17964; Cass. pen., sez. I, 25 maggio 2022, n. 46869; Cass. pen., sez. II, 12 aprile 2022, n. 19567; Cass. pen., sez. II, 25 novembre 2021, dep. 2022, n. 990; Cass. pen., sez. II, 19 febbraio 2021, n. 20171; Cass. pen., sez. II, 22 gennaio 2021, n. 9865; Cass. pen., sez. II, 5 marzo 2019, n. 21458; Cass. pen., sez. I, 27 marzo 2019, n. 21411; Cass. pen., sez. I, 5 febbraio 2019, n. 21730; Cass. pen., sez. I, 21 marzo 2017, n. 18116; Cass. pen., sez. II, 22 settembre 2011, n. 36901.
(2) Cass. pen., sez. I, 4 aprile 2023, n. 37070; Cass. pen., sez. I, 11 maggio 2022, n. 33117; Cass. pen., sez. I, 21 giugno 2017, n. 51457; Cass. pen., sez. I, 16 novembre 2006, n. 42371; Cass. pen., sez. I, 18 marzo 1996, n. 5189; Cass. pen., sez. I, 1° giugno 1990, n. 12359.
Rimessione alle Sezioni Unite
Cass. pen., sez. I, 11 maggio 2025, n. 23353
La Corte era chiamata a deliberare sul ricorso presentato dalla parte pubblica avverso la sentenza con la quale la Corte di appello, confermando il giudizio di responsabilità degli imputati tratti a giudizio per i delitti di tentativo di rapina impropria ed omicidio, aveva escluso la circostanza aggravante del nesso teleologico, rilevando che modalità commissive e finalismo dell'azione violenta erano già stati valutati quali elementi costitutivi del delitto contro il patrimonio.
Anche uno dei motivi del ricorso degli imputati riguardava la questione controversa: ed invero gli imputati, preso atto della esclusione, all'esito del giudizio di appello, dell'aggravante del nesso teleologico - ostativa, ai sensi dell'art. 438, comma 1-bis, all'ammissibilità del rito abbreviato che essi avevano vanamente richiesto nel giudizio di primo grado - lamentavano la mancata applicazione, da parte dei giudici di appello, della riduzione di pena prevista dall'art. 442 comma 2 c.p.p.
La Prima Sezione penale, nell'illustrare il contrasto insorto nella giurisprudenza di legittimità, ha rilevato che, secondo il primo orientamento, la violenza che è elemento costitutivo e rimane assorbita nel delitto di rapina è solo quella che «non eccede le percosse», «dovendosi escludere, di contro, il descritto assorbimento per la violenza superiore a tale standard». Dunque, «il delitto di rapina impropria, pur condividendo con il delitto di lesioni l'elemento della violenza, non produce alcuna conseguenza sul secondo, restando, il comportamento lesivo dell'agente, autonomamente apprezzabile accanto alla rapina impropria, ancorché frutto della medesima condotta materiale. Ciò posto, il nesso originato dalla compresenza e dalla relazione tra le due fattispecie di reato viene individuato nelle forme di cui all'art. 61, comma 1, n. 2 c.p., a mente del quale costituisce circostanza aggravante l'aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro ovvero per conseguire o assicurare a sé o ad altri il risultato del reato ovvero la impunità, circostanza che non è in alcun modo assimilabile al rapporto, squisitamente endogeno alla rapina impropria, che intercorre tra gli elementi costitutivi di tale reato. Se ne inferisce, quale portato logico-giuridico di tale premessa, che la sussistenza della circostanza aggravante non comporta alcuna duplicazione processuale con riferimento alla valutazione della violenza realizzata successivamente alla condotta predatoria, giacché il dolo specifico di tale delitto esaurisce la sua funzione all'interno del delitto di rapina impropria, mentre l'aggravante teleologica di cui all'art. 61, comma 1, n. 2, c.p. svolge una funzione esterna alla rapina, connettendo due autonome fattispecie criminose, tra di loro non sovrapponibili».
Ha, poi, rilevato che «un secondo orientamento, in consapevole contrasto con quello appena richiamato, ha invece enucleato il diverso principio secondo cui, ove alla condotta di sottrazione, strumentale alla finalità di ottenere il possesso del bene o l'impunità, faccia seguito violenza integrante lesioni, tentato omicidio oppure omicidio, non è configurabile l'aggravante del nesso teleologico in riferimento al delitto contro la persona, poiché, così opinando, si finirebbe per duplicare l'attribuzione della medesima condotta all'agente, la cui finalità, nell'agire con violenza per assicurarsi l'impunità o il possesso dei beni sottratti, trova apprezzamento nell'ambito del dolo specifico della rapina impropria, sia essa consumata o tentata e non dovrebbe essere oggetto, pena la violazione del divieto di duplice valutazione di uno stesso elemento fattuale, di un nuovo apprezzamento a titolo di circostanza aggravante».
Ha, infine, evidenziato gli inevitabili riflessi di carattere processuale della questione controversa, poiché la contestazione della circostanza aggravante del nesso teleologico rende il delitto di omicidio punibile con la pena perpetua, con conseguente preclusione dell'accesso al giudizio abbreviato, ai sensi dell'art. 438 comma 1-bis c.p.p.
La Corte ha, dunque, rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, per la risoluzione del quesito che è stato così formulato: «Se, in caso di rapina impropria, tentata o consumata, in cui la violenza abbia cagionato la morte della persona offesa, rispetto al delitto di omicidio volontario sia configurabile l'aggravante del nesso teleologico ai sensi dell'art. 61, comma 1, n. 2 c.p.».
Le Sezioni Unite tratteranno il ricorso nell'udienza del 27 novembre 2025.
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