Minore nato da PMA e adozione in casi particolari: l’interesse del minore prevale sul dissenso del genitore biologico
14 Luglio 2025
Massima Il dissenso del genitore biologico non costituisce un limite insuperabile all'adozione ex art. 44, comma 1, lett. d) della l. n. 184/1983 se non conforme al preminente interesse del minore, considerato che i requisiti di effettività e stabilità del legame affettivo tra il minore e il genitore d'intenzione devono essere valutati non in senso meramente cronologico o quantitativo, ma alla luce della qualità concreta della relazione e della percezione soggettiva del minore, nonché della capacità del genitore d'intenzione di rispondere ai suoi bisogni evolutivi e relazionali. Un'interruzione dei contatti non è ostativa all'accertamento del rapporto genitoriale qualora sia imputabile a condotte preclusive del genitore biologico o all'elevata conflittualità tra i partner, e non alla volontà del genitore sociale. L'accertamento del superiore interesse del minore prevale anche in presenza di nuclei familiari disgregati o caratterizzati da significativa conflittualità, non traducendosi tale conflittualità in una presunzione automatica di inidoneità genitoriale. Il caso La controversia trae origine dalla richiesta di adozione, ai sensi dell'art. 44, comma 1, lett. d) della legge n. 184/1983, da parte di una delle due madri di un minore nato all'estero a seguito di procreazione medicalmente assistita (PMA) eterologa. La Corte d'Appello di Roma, con una prima sentenza pubblicata il 27.12.2022, aveva confermato la decisione del Tribunale per i Minorenni che aveva respinto la domanda di adozione, motivandola con la revoca dell'assenso all'adozione da parte della madre biologica e la forte conflittualità tra le parti. La Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza del 29.8.2023, richiamando l'orientamento delle Sezioni Unite n. 38162 del 30 dicembre 2022, ha cassato tale decisione rinviando alla Corte d'Appello di Roma affinché si pronunciasse nuovamente nel merito, affermando il diritto fondamentale del minore al riconoscimento del legame affettivo con il genitore d'intenzione, e sottolineando la necessità di valutare il dissenso del genitore biologico esclusivamente in base all'interesse del minore. A seguito di rinvio, la Corte d'Appello di Roma, con sentenza n. 4587/2024, ha accolto l'appello della madre non biologica intenzionale riformando la decisione del Tribunale per i Minorenni e dichiarando l'adozione del minore, valorizzando l'intenso rapporto e la continuità nella cura e nell'accudimento. Contro quest'ultima sentenza, la madre biologica ha proposto ricorso in Cassazione, sollecitando la Corte ad una complessiva rivalutazione nel merito della vicenda, sotto i profili dei rapporti intercorrenti tra le parti e sull'idoneità della genitrice richiedente. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso rilevando che l'interesse del minore non si identifica necessariamente con la permanenza all'interno di un nucleo familiare unito, ma nella possibilità di mantenere rapporti significativi e continuativi con entrambe le figure genitoriali, dal bambino riconosciute come tali, anche in presenza di una situazione di conflitto tra le stesse. La questione La decisione della Suprema Corte si è soffermata sull'accertamento in concreto del superiore interesse del minore cui è chiamato il giudice nel valutare la sussistenza dei presupposti per disporre l'adozione in casi particolari exart. 44, l. 184/1983, accertamento che richiede una verifica rigorosa soprattutto nei casi in cui il nucleo familiare risulti disgregato o caratterizzato da una significativa conflittualità tra i suoi componenti. Nello specifico, i giudici di Cassazione hanno ritenuto come tale accertamento non possa tradursi in una automatica presunzione di inidoneità genitoriale del genitore “sociale” richiedente – in contrasto con l'altro genitore – dovendo invece il giudice valorizzare, in un'ottica di ricerca del maggior bene per il bambino, la qualità del legame affettivo instaurato dal minore con ciascun genitore e la capacità di quest'ultimo di corrispondere in modo effettivo ai suoi bisogni evolutivi e relazionali. Pertanto, l'interesse del minore si identifica nella possibilità di mantenere rapporti significativi e continuativi con entrambe le figure genitoriali (e non necessariamente con la permanenza all'interno di un nucleo familiare unito) da lui riconosciute come tali, anche in presenza di un conflitto tra le stesse. Le soluzioni giuridiche I giudici di Cassazione hanno rigettato tutti i motivi di ricorso, consolidando l'orientamento giurisprudenziale favorevole alla tutela dell'interesse preminente del minore e della genitorialità sociale.
Sul primo motivo inerente alla effettività e stabilità del legame, la Corte, facendo riferimento alla stessa pronuncia delle Sezioni Unite richiamata dalla ricorrente (Cass. civ., Sez. Un., n. 38162/2022) ha ribadito che l'interesse superiore del minore è il criterio ermeneutico fondamentale, cui fare riferimento nella ricostruzione del quadro normativo e giurisprudenziale e alla luce del quale vanno interpretati i requisiti di effettività e stabilità del legame affettivo, da intendersi non in senso meramente cronologico o quantitativo, ma alla luce della qualità della relazione e della percezione soggettiva del minore. In particolare, l'interruzione del contatto tra minore e genitore sociale non è ostativa se non riconducibile alla volontà di quest'ultimo, ma causata da condotte preclusive del genitore biologico o dalla conflittualità, o dall'impossibilità del genitore sociale di proseguire la frequentazione.
Sul secondo e quarto motivo relativi all'idoneità genitoriale e allo stato psicologico del minore, invece, la Corte ha rilevato che il giudice di merito ha compiutamente esaminato entrambi i profili, richiamando integralmente le consulenze tecniche d'ufficio (CTU) esperite nel 2024. Tali CTU hanno concluso che, pur necessitando il bambino di un percorso psicoterapeutico per il conflitto di lealtà, l'adozione è "assolutamente rispondente all'interesse del minore", anche in considerazione della capacità mamma sociale di rispondere con empatia e offrire immutato affetto.
Quanto al terzo motivo, relativo alla elevata conflittualità tra le parti, la Corte di Cassazione, con la pronuncia oggetto del presente commento, ha ritenuto tale motivo infondato, smentendo l'interpretazione della ricorrente riguardo alla giurisprudenza precedente (Cass. n. 21651/2011) secondo la quale l'assenza di una convivenza comune e di affetto tra i coniugi deve ritenersi condizione ostativa all'adozione da parte del genitore d'intenzione. In particolare, i giudici di Cassazione si sono soffermati su un diverso orientamento giurisprudenziale di legittimità secondo il quale invece non può escludersi automaticamente l'adozione del figlio del coniuge (o del partner, estendendo il principio) in caso di separazione o conflittualità, qualora si sia instaurata una positiva relazione tra il minore e il richiedente. L'accertamento del superiore interesse del minore richiede una verifica rigorosa in caso di nucleo familiare disgregato o conflittuale, ma non si traduce in una presunzione automatica di inidoneità genitoriale. È fondamentale valorizzare la qualità del legame affettivo e la capacità del genitore di corrispondere ai bisogni evolutivi e relazionali del minore, anche se ciò significa mantenere rapporti significativi con entrambe le figure genitoriali pur in presenza di conflitto. In conclusione, la Corte ha rigettato il ricorso e condannato la ricorrente al rimborso delle spese di giudizio. Osservazioni La sentenza della Cassazione n. 16242/2025 si pone in netta continuità con l'orientamento giurisprudenziale più recente, inaugurato dalle Sezioni Unite Cass. n. 38162/2022, che privilegia in modo sempre più marcato l'interesse superiore del minore e la stabilità dei rapporti familiari, anche quando questi non corrispondano alla genitorialità biologica. La decisione ribadisce con forza il concetto di "genitorialità sociale" come cardine per la valutazione delle adozioni in casi particolari di minori nati a seguito di un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Il legame affettivo, la continuità della cura e la percezione soggettiva del minore diventano i parametri preminenti, capaci di superare non solo il dissenso del genitore biologico, ma anche ostacoli quali l'interruzione dei contatti – se non imputabile al genitore sociale o d'intenzione – e l'elevata conflittualità tra le parti. Questo approccio evidenzia la volontà della giurisprudenza di adattarsi alle nuove configurazioni familiari e alle realtà procreative, mettendo al centro la protezione dei legami già instaurati e riconosciuti dal minore, indipendentemente dalla loro origine biologica o dalla presenza di dinamiche conflittuali tra gli adulti. La sentenza chiarisce definitivamente che la conflittualità genitoriale, per quanto dannosa, non può automaticamente precludere il riconoscimento giuridico di un legame genitoriale consolidato e funzionale al benessere del bambino, spostando il focus dall'idoneità degli adulti alla capacità di ciascun genitore di rispondere ai bisogni del minore, che va sempre tutelato. |