L'indagato è legittimato a proporre istanza di riesame del provvedimento di sequestro preventivo, quando non abbia diritto alla restituzione del bene?
Questione controversa
Qualora, nel corso delle indagini, un bene sia sottoposto a sequestro preventivo, l'indagato è sempre e comunque legittimato ad impugnare innanzi al tribunale del riesame il provvedimento che ha imposto il vincolo, ovvero è necessario che egli rivendichi ed alleghi a sostegno della sua pretesa una relazione con quel bene, identificandosi l'interesse all'impugnazione esclusivamente in quello alla restituzione del bene?
Possibili soluzioni
Prima soluzione
Seconda soluzione
Secondo un primo e più risalente orientamento, l'indagato è sempre legittimato a proporre richiesta di riesame avverso il provvedimento, indipendentemente dal fatto che i beni siano stati sottratti alla sua disponibilità o a quella di terzi.
Alla espressa previsione testuale dell'art. 322 c.p.p. si affianca, invero, la considerazione secondo cui, nel procedimento di riesame, l'interesse necessario per proporre impugnazione non si identifica solo in quello alla materiale restituzione del bene, dovendo lo stesso essere riconosciuto ogni qualvolta sia configurabile un'influenza del provvedimento di dissequestro sul procedimento principale e, quindi, anche nei casi in cui, a prescindere dal diritto alla restituzione del bene, si discuta della natura e della sussistenza del reato, e della qualificazione giuridica del fatto addebitato all'indagato (1).
Secondo un diverso orientamento, seguito dalle più recenti pronunce di legittimità in argomento, l'indagato non titolare del bene oggetto di sequestro preventivo, astrattamente legittimato a presentare richiesta di riesame del titolo cautelare ai sensi dell'art. 322 c.p.p., può in concreto proporre il gravame solo se abbia un attuale interesse all'impugnazione corrispondente al risultato tipizzato dall'ordinamento per lo specifico schema procedimentale, e, dunque, solo se possa giovarsi della materiale restituzione della cosa come effetto del dissequestro.
In proposito si osserva che, a differenza del sequestro probatorio - in relazione al quale può essere affermato l'interesse dell'indagato, che pur non rivendichi la proprietà o un diritto di godimento sulle cose sequestrate, ad impugnare il provvedimento, in quanto, attraverso il suo annullamento, egli tende ad impedire che del bene si faccia un uso probatorio a suo carico - nel sequestro preventivo, che ha finalità solo cautelari, l'indagato, per avere interesse a proporre impugnazione, deve rivendicare una relazione con la cosa che sostanzi e riempia di contenuto la sua pretesa alla cessazione del vincolo, nel senso che l'eliminazione del titolo cautelare deve rendere possibile il conseguimento di un risultato giuridicamente favorevole all'impugnante.
Dunque, anche sulla base della pressoché omologa formulazione delle corrispondenti disposizioni processuali (l'articolo 343-bis del previgente codice di rito, e l'attuale art. 322 c.p.p.), si ritiene che l'indicazione tra i soggetti legittimati a proporre riesame, della «persona ... che avrebbe diritto alla ... restituzione» non si ponga in senso alternativo rispetto agli altri soggetti indicati, ma costituisca una espressione sintetica riferibile a tutti i soggetti legittimati alla restituzione, sicché l'imputato e l'indagato possono chiedere il riesame non in quanto tali, in base ad un preteso interesse astratto, ma solo in quanto provino di aver diritto alla restituzione del bene che sia stato oggetto del vincolo imposto a seguito dell'emanazione del provvedimento cautelare reale.
Peraltro, si aggiunge, anche nella valutazione della legittimazione al riesame reale vengono in rilievo le norme generali in materia di impugnazioni (artt. 568, comma 4, e 591, comma 1, lettera a, c.p.p.), dalle quali non vi è motivo di derogare, sicché se ne dovrebbe inferire che l'art. 322 c.p.p. elenca tre categorie di soggetti astrattamente legittimati a proporre istanza di riesame («l'imputato..., la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione...»), dovendosi, poi, verificare se l'interesse all'impugnazione sia o meno in concreto effettivamente sussistente.
Da ultimo i sostenitori di questa linea esegetica sottolineano che l'interesse ad impugnare non potrebbe nemmeno essere identificabile con quello volto ad ottenere una pronunzia favorevole in ordine all'insussistenza del fumus commissi delicti, trattandosi di pronunzia che non determinerebbe alcun effetto giuridico vincolante nel giudizio di merito, stante l'autonomia del giudizio cautelare (2).
(1) Cass. pen., sez. II, 14 giugno 2011, n. 32977; Cass. pen., sez. IV, 20 aprile 2005, n. 21724; Cass. pen., sez. III, 1 febbraio 2005, n. 10049; Cass. pen., sez. VI, 28 settembre 1992, dep. 1993, n. 3366.
(2) Cass. pen., sez. III, 10 marzo 2025, n. 9790; Cass. pen., sez. III, 11 gennaio 2021, n. 16352; Cass. pen., sez. III, 16 gennaio 2019, n. 3602; Cass. pen., sez. III, 17 maggio 2017, n. 47313; Cass. pen., sez. III, 12 aprile 2016, n. 35072; Cass. pen., sez. V, 20 aprile 2015, n. 20118.
Rimessione alle Sezioni Unite
Cass. pen., sez. VI, 13 febbraio 2025, n. 17480
La Corte era chiamata a deliberare sul ricorso presentato dal soggetto, sottoposto ad indagini per il delitto di cui all'art. 388 c.p., avverso il provvedimento con il quale il tribunale della libertà aveva dichiarato inammissibile la richiesta di riesame dallo stesso presentata avverso il decreto di sequestro preventivo di un veicolo.
Secondo l'impostazione accusatoria, l'indagato aveva posto in essere atti fraudolenti per sottrarsi agli obblighi nascenti dalla sentenza civile che aveva disposto il trasferimento di quel veicolo ad altra società, ordinandone la consegna: il tribunale del riesame rilevava, pertanto, che l'indagato non era il proprietario del bene, che, in caso di accoglimento del gravame, non gli sarebbe comunque stato restituito, e, sulla base di questa considerazione, dichiarava il gravame inammissibile, ritenendo che l'indagato non avesse interesse a ricorrere.
La Sesta Sezione penale, dato atto del contrasto insorto nella giurisprudenza di legittimità, ha rilevato che «Il tema attiene non tanto alla necessità che sussista un interesse in concreto ad impugnare da parte dell'indagato, ritenuto necessario da entrambi gli orientamenti, quanto, piuttosto, al contenuto di detto interesse, a come questo debba essere declinato e, in particolare, a se detto interesse si sviluppi e si esaurisca nella pretesa restitutoria del bene ovvero possa esplicarsi in altro modo, se, cioè, ad esempio possa inerire alla sola legittimità strutturale del provvedimento di sequestro».
Può, dunque, ritenersi che l'unico interesse qui rilevante sia quello alla restituzione della cosa in conseguenza dell'accoglimento del gravame; in alternativa, come sostiene l'orientamento allo stato minoritario, può ritenersi che, attenendo il giudizio di riesame alla sola legittimità del provvedimento che ha disposto il sequestro, e non anche alla delibazione sulla titolarità del bene («che infatti, se contestata, impone il rinvio al giudice civile per la decisione della controversia»), l'indagato possa ben dimostrare di avere un concreto interesse alla «demolizione del titolo», pur quando la eventuale restituzione del bene non potrebbe essere disposta in suo favore, dovendosi allora concludere nel senso che «la pretesa alla restituzione del bene costituisce solo uno dei possibili interessi al riesame».
«Ciò spiegherebbe – annota la Corte - anche il dato testuale dell'art. 322 c.p.p., in cui si distingue il soggetto interessato alla restituzione dall'indagato, atteso che, diversamente, se, cioè, anche per l'indagato l'interesse dovesse consistere sempre nella pretesa restitutoria del bene, detta distinzione sarebbe sostanzialmente inutile. Il legislatore, cioè, si sarebbe potuto limitare a fare riferimento alla "persona che avrebbe diritto alla restituzione" e sarebbe stato agevole ricomprendere in detto sintagma anche l'indagato titolare del diritto alla restituzione».
La Corte ha, dunque, rimesso il ricorso alle Sezioni Unite, per la risoluzione del quesito che è stato così formulato: «Se la persona sottoposta a indagini sia legittimata a proporre richiesta di riesame del provvedimento di sequestro preventivo anche quando non abbia diritto alla restituzione del bene».
Le Sezioni Unite tratteranno il ricorso nell'udienza del 25 settembre 2025.
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