Difesa d’ufficio e diritto all’equo compenso: anche per il genitore insolvente lo Stato deve anticipare
29 Maggio 2025
Massima È costituzionalmente illegittimo l'art. 143, comma 1, d.P.R. n. 115/2002 nella parte in cui non prevede che l'erario anticipi onorari e spese spettanti al difensore d'ufficio del genitore insolvente nei procedimenti civili ex legge n. 184/1983. Tale esclusione viola il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.) rispetto al trattamento già riconosciuto ai difensori d'ufficio del genitore irreperibile e dell'imputato insolvente in ambito penale. Il caso La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Cassazione, in merito all’art. 143, comma 1, del t.u. sulle spese di giustizia, per non aver previsto l’anticipazione da parte dell’erario dei compensi spettanti al difensore d’ufficio di un genitore insolvente in un procedimento per la dichiarazione di adottabilità. L’avvocato, nominata d’ufficio per assistere il genitore, non aveva ricevuto alcun pagamento. Dopo l’esito negativo del pignoramento mobiliare e il rigetto dell’istanza al tribunale per i minorenni, il caso è approdato in Cassazione, che ha evidenziato una palese disparità di trattamento rispetto ai casi del genitore irreperibile e degli imputati insolventi, già coperti dalla tutela dell’anticipazione statale. La questione Il difensore d’ufficio del genitore economicamente incapiente ha diritto a vedersi anticipato dall’erario il compenso per l’attività svolta nei procedimenti per adottabilità del figlio? Le soluzioni giuridiche La Corte richiama con coerenza il proprio precedente (Corte cost. sent. n. 135/2019), che aveva già ritenuto costituzionalmente illegittimo l'art. 143, comma 1, nella parte in cui non copriva il difensore d'ufficio del genitore irreperibile. Con la sentenza odierna, si estende la medesima tutela anche all'insolvente. Il principio affermato è chiaro: la difesa tecnica è obbligatoria e non rinunciabile, ed è lo Stato a dover garantire che essa sia effettiva. In caso di impossibilità oggettiva per il difensore di riscuotere il proprio compenso per cause non dipendenti dalla sua volontà, è dovere dell'erario intervenire in via anticipatoria. La Consulta afferma che l'esclusione attuale genera una disparità di trattamento irragionevole, poiché non tiene conto della natura pubblicistica della difesa nei procedimenti di adottabilità, che coinvolgono diritti fondamentali della persona, in primis del minore. La Corte osserva che l'inerzia del legislatore nel disciplinare in modo organico la difesa d'ufficio nei procedimenti civili minorili, già stigmatizzata in passato, continua a generare effetti distorsivi. In assenza di una normativa organica, è la giurisprudenza costituzionale a dover colmare il vuoto, garantendo l'unitarietà e coerenza del sistema Osservazioni La sentenza, Corte cost., n. 58/2025, segna un ulteriore passo nel riconoscimento della dignità della professione forense e del ruolo insostituibile del difensore d'ufficio nei procedimenti a tutela dei minori. Si afferma un principio che dovrebbe essere ovvio: non può essere l'avvocato a farsi carico degli obblighi dello Stato o della condizione economica del suo assistito, quando è la legge stessa a imporgli quell'incarico. L'intervento della Corte è anche una chiara sollecitazione al legislatore per meglio definire la disciplina sulla difesa d'ufficio nei procedimenti civili minorili. Sul piano sistematico, la decisione rafforza l'equiparazione tra diritto di difesa nel processo penale e in quello civile minorile, riconoscendo che, nei procedimenti di adottabilità, sono in gioco interessi almeno pari – se non superiori – a quelli presenti nel processo penale. La Consulta tutela così non solo gli avvocati, ma la qualità della difesa e quindi i diritti dei soggetti fragili coinvolti, primi fra tutti i bambini. |