Tribunale Genova: l’assegno in favore del figlio è a carico del genitore collocatario e assegnatario della casa coniugale
06 Maggio 2025
Massima Il contributo a titolo di mantenimento in favore di un figlio può essere disposto a carico del genitore ancorché collocatario, a cui viene conseguentemente assegnata la casa coniugale, di proprietà esclusiva dell’altro coniuge, in considerazione di un riequilibrio reddituale tra le parti. Il caso In un procedimento di separazione, il Tribunale di Genova in sede presidenziale prevedeva un regime di frequentazione paritetica del minore con ciascuno dei genitori, assegnava la casa coniugale - di esclusiva proprietà del marito - alla moglie e poneva a carico del padre, genitore non collocatario, un assegno a titolo di contributo al mantenimento per il figlio di € 100,00 mensile. Esaurita la fase istruttoria avanti il giudice istruttore, in sede di conclusioni, entrambe le parti insistevano sull’assegnazione della casa coniugale. Il Tribunale confermava la collocazione paritetica del figlio e l’assegnazione della casa alla moglie, ma revocava il contributo a titolo di mantenimento per il figlio inizialmente posto a carico del padre, ponendolo a carico della madre. La questione La decisione in commento affronta due questioni: la prima concernente la possibilità di assegnare la casa a uno dei due genitori anche nel caso di previsione di tempi di frequentazione paritetici con ciascuno di essi; la seconda concerne la valutazione dell’assegnazione della casa familiare nella determinazione di un assegno di mantenimento in favore del figlio, da porre a carico di uno dei genitori. Le soluzioni giuridiche L'assegnazione della casa familiare non viene automaticamente meno nel caso di previsione di tempi di frequentazione paritetici dei figli con ciascun genitore, essendo necessario tener conto dell'interesse del minore a non veder modificato il proprio habitat domestico (cfr. Cass. 24 febbraio 2023 n. 5738). Sulla base di tale orientamento, il Tribunale di Genova ha confermato quanto già previsto con i provvedimenti provvisori circa l'assegnazione della casa coniugale - se pur di proprietà esclusiva del padre - alla madre, in quanto ritenuta maggiormente rispondente alle esigenze del minore, al quale deve essere evitata un'alterazione delle abitudini di vita, soprattutto nella delicata fase della disgregazione della famiglia. L'assegnazione della casa deve, peraltro, essere considerata quale elemento utile ai fini della previsione di un assegno di mantenimento in favore del figlio da porre a carico di uno dei genitori. Entrambi i genitori devono, infatti, concorrere al mantenimento dei figli in proporzione alle proprie disponibilità economiche. Un regime paritetico di frequentazioni del figlio con ciascun genitore non esclude, conseguentemente, la previsione di un assegno di mantenimento a carico del genitore che risulta avere una situazione economica migliore. Partendo da tali premesse, il Tribunale di Genova ha valutato attentamente la situazione patrimoniale, considerando non solo le entrate e le uscite di ciascun coniuge, ma anche le implicazioni economiche derivanti dall'assegnazione della casa coniugale di proprietà esclusiva del marito e gravata da mutuo allo stesso intestato. Nel caso di specie, il padre risultava avere entrate maggiori, ma parzialmente erose dal pagamento della locazione dell'immobile ove era andato ad abitare, del mutuo della casa già coniugale nonché dell'importo versato per la ricongiunzione dei contributi. Il Tribunale ha, quindi, evidenziato che, con l'assegnazione della casa alla madre, il padre già concorreva a soddisfare le esigenze abitative del figlio e che, conseguentemente, non solo andava revocato l'assegno previsto a suo carico con i provvedimenti provvisori, ma – in un'ottica di riequilibrio - occorreva porre un contributo a carico della madre. Osservazioni Entrambi i genitori devono concorrere al mantenimento dei figli in via diretta o indiretta in proporzione alle loro sostanze. Nella fase di disgregazione della famiglia, potrà essere previsto un assegno di mantenimento a carico di uno dei genitori, qualora risulti necessario riequilibrare la disparità reddituali dagli stessi, considerati gli oneri a carico di ciascuno di essi ed i tempi di permanenza con i figli. Tale assegno dovrà ricomprendere non solo l'obbligo alimentare, ma anche l'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario e sociale e tutto ciò che è necessario per la cura, l'assistenza e l'educazione dei figli. Il nostro ordinamento non prevede, peraltro, a differenza di altri, un criterio fisso e predeterminato per stabilire ex ante la quantificazione dell'assegno da porre a carico di un genitore. L'art. 337-ter 4° comma c.c. indica, quali parametri di riferimento le attuali esigenze del figlio, il tenore di vita dello stesso in costanza di convivenza con entrambi i genitori, i tempi di permanenza con ciascun genitore, le risorse economiche e la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore (cfr.Cass civ., 16 settembre 2020 n. 19299). Tra i parametri va altresì considerata l'assegnazione della casa coniugale, in particolare nel caso in cui la stessa sia di proprietà esclusiva del genitore che se ne sia allontanato, tanto è vero che, in base all'art. 337-sexies c.c., di essa deve tenersi conto nella regolazione dei rapporti economici “tra i genitori”. La previsione di un contributo a titolo di assegno di mantenimento per il figlio dovrà, conseguentemente, essere preceduta da un'attenta valutazione di tutti gli elementi su indicati, dalla quale emerga la necessità di operare un riequilibrio dal punto di vista economico tra i genitori. Solitamente, detto contributo viene posto a carico del genitore non collocatario, ma nulla esclude che questi possa essere il beneficiario dell'erogazione. L'unico parametro è quello dell'interesse del minore, il quale deve poter godere di un tenore di vita analogo quando si trova con ciascuno dei genitori. Se dunque, pur in regime di affidamento paritario, il giudice individui il genitore collocatario, cui assegnare la casa coniugale questi ben può essere onerato di contribuire ai bisogni del figlio. Alle medesime condivisibili conclusioni era del resto già pervenuta la giurisprudenza anche in mancanza di un regime paritario di permanenza del figlio presso i genitori, ma sulla base della discrepanza tra i redditi di ciascuno di essi (cfr. Trib. Milano 15 maggio 2015, M. Rovacchi, Assegno perequativo in favore dei figli, in Ius Famiglie, ma anche Trib. Roma sez. I, 22 gennaio 2016, V. Rascioni, Il c.d. contributo perequativo in favore del genitore non collocatario del minore in Ius Famiglie). |