Esclusione del collocamento prevalente materno, anche se il minore è in tenera età

30 Aprile 2025

La Corte di Cassazione civile, sez. I, nell'ordinanza n. 1486 del 21 gennaio 2025, affronta due nodi cruciali. Da un lato, un aspetto procedurale: l'ammissibilità, secondo l'art. 473-bis.24, comma 5, c.p.c., del ricorso straordinario per Cassazione contro le decisioni prese in fase di reclamo dalla Corte d'Appello, e la fattibilità di un riesame ex novo della controversia analizzata dal giudice di secondo grado mediante il reclamo avverso le decisioni provvisorie e urgenti adottate dal Tribunale conformemente all'art. 473-bis.24, comma 1 c.p.c. Dall'altro, una questione frequentemente dibattuta, riguardante le decisioni da prendere riguardo all'accudimento e alla frequenza dei figli minori presso ciascun genitore dopo il fallimento del rapporto coniugale.

Massima

Le statuizioni sull'affidamento e il collocamento dei figli devono rispondere ad una valutazione in concreto finalizzata al perseguimento dell'esclusivo interesse morale e materiale della prole, non potendo essere adottati provvedimenti che limitino grandemente la frequentazione tra uno dei genitori e il figlio in applicazione di valutazioni astratte non misurate con la specifica realtà familiare.

Il caso

La fattispecie di cui si è occupata la Corte di legittimità, con il provvedimento in esame, riguardava il caso di un reclamo ex art. 473-bis.24 c.p.c. promosso dalla Sig.ra XX avanti alla Corte d'Appello di Venezia, di impugnazione dell'ordinanza del giudice delegato del Tribunale di Padova, resa all'esito dell'udienza di comparizione, in sede di separazione con domanda cumulativa di scioglimento del matrimonio, con la quale il giudice di prime cure aveva statuito, oltre all'autorizzazione dei coniugi a vivere separati e il diniego di un assegno di mantenimento per la moglie: a) l'affidamento condiviso della figlia minore, con collocamento paritario; b) l'assegnazione della casa coniugale alla madre; c) a carico del padre l'obbligo di versare il 70% delle spese straordinarie, secondo il protocollo in uso presso il Tribunale; d) a cura dei Servizi Sociali competenti, il deposito di una relazione sulle condizioni di vita e di salute della minore, sulle condotte di entrambi i genitori rispetto ai loro obblighi di cura e di assistenza, chiedendo anche informazioni ai soggetti di riferimento (medico di base, pediatra, maestre d'asilo…), oltre una vigilanza sul corretto adempimento dei genitori al regime di frequentazione fissato, dandosi atto che la relazione, da presentarsi entro un determinato termine, fosse redatta ai sensi dell'art. 473-bis.27 c.p.c. La motivazione con la quale il Tribunale aveva disposto l'affidamento condiviso della bambina, con collocamento paritario, era dovuta all'esigenza di trovare garanzia al diritto della minore di «passare tempo con il padre», e ciò nonostante l'opposizione della madre, che aveva chiesto il collocamento prevalente presso di sé, essendo la figlia ancora troppo piccola per vivere fuori di casa. Il giudice di prime cure rilevava che: -a) il padre abitava, insieme alla propria madre e al fratello, al piano sottostante rispetto all'appartamento adibito a casa familiare; -b) rientrasse nell'interesse della minore avere la possibilità di frequentare in misura paritetica il padre e la madre, essendo ormai svezzata, situazione che risultava all'evidenza agevolata dal fatto che i genitori vivevano nello stesso palazzo, e ciò consentisse di superare molti aspetti di conflittualità legati al diritto di visita paterno; -c) tale soluzione doveva comunque essere messa alla prova nei successivi mesi, anche al fine di ridurre le ragioni di conflitto tra i genitori, con possibilità di revisione ed essere diversamente modulata nel prosieguo, una volta chiarite le capacità genitoriali di entrambi»; -d) la collocazione paritaria della minore comportava che ciascuna delle parti la mantenesse direttamente nel periodo in cui si trovava presso ciascuno, situazione che appariva adeguata anche alla capacità lavorativa della madre e alle di lei capacità economiche (risparmi in banca), mentre le spese straordinarie venivano poste a carico dei genitori nella misura del 70% al padre e del 30% alla madre, in considerazione della effettiva attuale minore reddittività della madre; -e) la ripartizione dei tempi presso i genitori veniva fissata su base settimanale, con spostamento della minore dall'una all'altra casa alla domenica sera, prima di cena.

La Sig.ra XX impugnava l'ordinanza nella parte in cui era stato disposto il collocamento paritario della bambina, mentre il Sig. YY chiedeva il rigetto del reclamo e la Corte d'Appello di Venezia disponeva: -preliminarmente che, contro i provvedimenti temporanei emessi ai sensi dell'art. 473-bis.22 c.p.c. dal giudice delegato, è ammesso il reclamo disciplinato dall'art. 473-bis.24 c.p.c., con l'accortezza che occorre evitare che il reclamo alla Corte d'Appello anticipi sostanzialmente, duplicandolo, l'iter istruttorio della causa, cui è deputato il giudice delegato di primo grado. Da qui, il mero controllo sulla presenza di abnormità e di manifesta non rispondenza del provvedimento reclamato alle prime emergenze della causa; -nel merito, secondo la Corte d'Appello, la regolamentazione dei rapporti con il genitore non collocatario non poteva essere effettuata sulla base di una simmetrica e paritaria ripartizione dei tempi di permanenza con entrambi i genitori, che seppure in linea generale sia la regola, tuttavia deve essere il risultato di una valutazione ponderata del giudice di merito, poiché «ciò che rileva è che il tutto sia finalizzato ad assicurare l'interesse del minore ad una crescita armoniosa e serena, anche se non collima col pari diritto alla genitorialità»; -in tale ottica, la Corte d'appello riteneva che, quando si verte in ipotesi di figlio minore in età prescolare o consimile, si deve considerare la rilevanza della posizione materna, in quanto maggiormente rispondente agli interessi della prole; - nella specie, pertanto, secondo il giudice del reclamo, la tenera età della minore (di poco più di tre anni) avrebbe dovuto indurre il primo giudice, nell'interesse preminente della stessa e nella considerazione del particolare rapporto con la madre, oltre che nella considerazione del maggior tempo disponibile della medesima, a limitare il ricorso al principio del collocamento paritetico; -in ragione di queste motivazioni, la Corte riformava l'ordinanza, disponendo il collocamento prevalente della minore presso la madre, disciplinando, altresì, il calendario di frequentazione con il padre e il contributo da questi dovuto in favore della figlia.

La questione

La Cassazione, su ricorso presentato dal padre della minore, decideva, con l’ordinanza qui in commento, su due questioni: l’una processuale, sull’ammissibilità del ricorso straordinario per Cassazione ex art. 111 Cost. e sulla  limitazione o meno dell’ambito di cognizione del procedimento del reclamo; l’altra,  sulla collocazione prevalente o meno, a favore della madre di un minore in tenera età (nel caso di specie di poco più di tre anni).

Le soluzioni giuridiche

Per quanto attiene alle questioni di carattere processuale, innanzitutto, è stato ritenuto ammissibile il ricorso straordinario in Cassazione ex art. 111 Cost. avverso i provvedimenti resi dalla Corte d'Appello in sede di reclamo, e ciò sul presupposto del disposto di cui all'art. 473-bis.24, comma 5, c.p.c., nel testo vigente ratione temporis, allorquando si tratti di provvedimenti che «sospendono o introducono sostanziali limitazioni alla responsabilità genitoriale » o che « prevedono sostanziale modifiche dell'affidamento e della collocazione dei minori ovvero ne dispongono l'affidamento a soggetti diversi dai genitori». Nel caso di specie, dunque, la Corte di legittimità ha ritenuto il provvedimento impugnato grandemente limitativo della relazione genitoriale tra il padre e la figlia, comprimendo tempi e modi di esercizio della responsabilità. Il ricorrente, con il provvedimento assunto dalla Corte d'Appello, aveva visto sostituire alla continuità della settimana alternata di frequentazione con la figlia, un calendario peggiorativo di pochi giorni di visita infrasettimanale, passando da una totale condivisione quotidiana, di giorni e di notti, sia pure a settimane alterne, a visite e frequentazioni ridotte, con tempi ristretti. Venendo alla questione relativa alla limitazione o meno dell'ambito di cognizione del procedimento del reclamo, la soluzione si rinviene dall'applicazione del disposto di cui all'art. 473-bis.24, comma 3 e 4, c.p.c., affermandosi la possibilità della disamina di eventuali circostanze sopravvenute da parte della corte d'appello, consentendo, altresì, che il collegio acquisisca, ove indispensabile ai fini della decisione, anche sommarie informazioni. Da qui, la conseguenza che il giudice di merito del secondo grado, in sede di reclamo, è chiamato a rispondere non di un mero controllo del provvedimento emesso dal primo giudice, ma ad operare una nuova ricostruzione del fatto storico.

-Sulla questione della collocazione prevalente o meno, a favore della madre di un minore in tenera età (nel caso di specie di poco più di tre anni), l'ordinanza in esame censura la decisione impugnata, adottata dalla Corte d'Appello, sul presupposto che essa avesse operato su un giudizio “in astratto”, incentrato sulla sola età della minore, che «comunque aveva già compiuto tre anni», senza preoccuparsi di prestare attenzione alle modalità di relazione in atto della bambina con i genitori, «ritenendo prevalente tale criterio astratto rispetto alle concrete condizioni di vita della famiglia».

Da qui, il principio di diritto: «Nei provvedimenti previsti dall'art. 337-ter c.c., il giudice è chiamato ad adottare provvedimenti riguardo ai figli seguendo il criterio costituito dall'esclusivo interesse morale e materiale della prole, il quale, ai sensi dell'art. 337-ter c.c., è quello di conservare un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, sicché le statuizioni sull'affidamento, il collocamento e la frequentazione dei figli devono rispondere ad una valutazione in concreto finalizzata al perseguimento di tale finalità, non potendo essere adottati provvedimenti che limitino grandemente la frequentazione tra uno dei genitori e il figlio in applicazione di valutazioni astratte non misurate con la specifica realtà familiare».

Osservazioni

Sulle questioni processuali

L'ordinanza qui in commento fornisce una ricostruzione sistematica delle questioni attinenti al reclamo, che è utile ripercorrere, prendendo spunto dalla Relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2022. La Riforma Cartabia, com'è noto, aveva colto l'occasione della riorganizzazione unitaria dell'assetto processuale della materia della famiglia e minorile, per risolvere anche quelle divergenti interpretazioni, sorte e dibattute in dottrina e in giurisprudenza, attinenti all'impugnazione dei provvedimenti riguardanti i figli di genitori che non vivono più assieme, sia con riguardo alla ricorribilità dei provvedimenti provvisori e urgenti emessi alla prima udienza di comparizione, come pure rispetto a quelli emessi durante il procedimento. Nell'originaria intenzione riformatrice, come risultante anche dai lavori della Commissione Luiso, si era inteso introdurre una generale reclamabilità dei provvedimenti assunti in prima udienza, impugnazione da esperirsi di fronte al Tribunale (del cui collegio ovviamente non avrebbe dovuto far parte il giudice che aveva emanato il provvedimento), tuttavia ragioni di prudenza hanno poi consigliato di confermare il previgente regime proprio dei provvedimenti presidenziali emanati in sede di separazione e di divorzio, che prevedeva il reclamo alla Corte d'Appello, in modo tale da non introdurre una modifica eccessiva per il sistema, che avrebbe finito per essere esorbitante rispetto all'auspicata reclamabilità anche dei provvedimenti provvisori emessi in corso di causa. La stessa Relazione illustrativa cit. ha evidenziato che tale innovazione, per ragioni organizzative, non si sarebbe potuta attuare nell'immediato, questo almeno sino alla realizzazione della riforma ordinamentale, con l'istituzione del Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie, allorquando la elevata specializzazione dei magistrati assegnati al costituendo Tribunale consentirà l'assegnazione dell'intero giudizio alle sezioni circondariali (in composizione monocratica) e le impugnazioni dei provvedimenti, sia provvisori che definitivi, davanti alla sezione distrettuale.

  • Con il d.lgs. n. 149/2022, veniva, pertanto, introdotto l'art. 473-bis.24 c.p.c. «Reclamo dei provvedimenti temporanei e urgenti», in forza del quale, al comma 1, era previsto che «Contro i provvedimenti temporanei e urgenti di cui al primo comma dell'art. 473-bis.22 c.p.c. si può proporre reclamo con ricorso alla corte d'appello». Al secondo comma dell'articolo, si stabiliva «È altresì ammesso reclamo contro i provvedimenti temporanei emessi in corso di causa che sospendono o introducono sostanziali limitazioni alla responsabilità genitoriale, nonché quelli che prevedono sostanziali modifiche dell'affidamento e della collocazione dei minori ovvero ne dispongono l'affidamento a soggetti diversi dai genitori».  Poiché il testo della norma non appariva prima facie chiara, l'opinione dominante tra gli interpreti aveva, da subito, ritenuto che il reclamo previsto dal comma 2 della norma in esame fosse il medesimo mezzo d'impugnazione indicato al comma 1, vale a dire reclamo avanti alla corte d'appello. Del resto, tale interpretazione è stata poi confermata dalle successive modifiche di correttivo apportate dal d.lgs. n. 164/2024, che ha previsto espressamente che si possa proporre reclamo con ricorso alla corte d'appello, sia per i provvedimenti di cui al comma 1, che per quelli di cui al comma 2. La distinzione fra le due categorie di provvedimenti opera al solo fine di chiarire che i provvedimenti adottati all'esito della prima udienza di comparizione sono sempre reclamabili avanti alla Corte d'Appello (confermando così quanto già previsto dall'art. 708, comma 4, c.p.c. del previgente sistema processuale), mentre quelli temporanei adottati in corso di causa sono reclamabili solo nei casi indicati dalla norma.
  • Con riguardo alla possibilità di proporre ricorso straordinario in Cassazione ex  art 111 Cost., avverso i provvedimenti pronunciati in sede di reclamo, la formulazione originaria prevedeva che si potesse fare nei casi di cui al secondo comma dell'art. 473-bis.24, comma 5, c.p.c., mentre ora il citato correttivo, introdotto dal d.lgs. n. 164 del 2024, ha precisato che si possa esperire nei casi di cui al primo comma, n. 2, vale a dire «contro i provvedimenti temporanei emessi in corso di causa che sospendono o introducono sostanziali limitazione alla responsabilità genitoriale, nonché quelli che prevedono sostanziali modifiche dell'affidamento e della collocazione dei minori o ne dispongono l'affidamento a soggetti diversi dai genitori».

Sulla collocazione e sulla frequentazione dei figli

L'ordinanza, di cui ci si occupa, ha preso lo spunto dalla fattispecie esaminata per approfondire la tematica relativa alle determinazioni del collocamento e dei tempi di permanenza dei minori presso ciascun genitore che hanno cessato la loro convivenza. La riflessione offerta dalla Corte di Cassazione ribadisce l'importanza di tali determinazioni, poiché, pur non incidendo sull'esercizio della responsabilità genitoriale ove condivisa, certamente si riflettono sulle attribuzioni conferite ad un genitore di uno spazio e di un tempo nell'ambito del quale «egli può continuare a svolgere la funzione parentale, con le connesse responsabilità, e assolvere così alle funzioni di cura, educazione e istruzione stabilite dalla legge ».  Tempo più o meno esteso, ma, comunque, qualificato «perché deve ricomprendere momenti di vita del minore in cui si possano effettivamente svolgere le funzioni genitoriali sotto ogni aspetto, segnatamente l'accudimento e l'educazione, condividendone la vita quotidiana e non solo il tempo della “visita” o dello svago ad essa eventualmente connesso (v. in motivazione Cass. sez. I, sent. 9 aprile 2024, n. 9442).»

 Ciò posto, quale criterio generale di rifermento, non di meno la suddivisione dei tempi di permanenza presso ciascun genitore è il frutto di una valutazione ponderata del giudice del merito che - partendo dall'esigenza di garantire al minore la situazione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena - «deve tenere conto anche del suo diritto ad una significativa relazione con entrambi i genitori e il diritto di questi ultimi di esplicare, nella relazione con i figli, il proprio ruolo educativo».  Da qui, l'esigenza del bilanciamento, -da un lato, del diritto del minore ad avere una stabile organizzazione di vita, di mantenere le sue abitudini e l'ambiente domestico consueto, ciò che potrebbe comportare una suddivisione dei tempi non paritetica; - dall'altro, di uno spazio temporale della frequentazione con il genitore non convivente (salvo che quest'ultimo non sia totalmente inadeguato alla propria funzione), che «non può essere eccessivamente e ingiustificatamente compresso e privato del tutto di momenti significativi».  Dunque, in assenza di ragioni che nell'interesse del minore impongano una diversa soluzione, in conformità al disposto dell'art. 337-ter c.c., il compito del giudice è quello di provvedere ad assicurare che: - venga “conservato” un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, avendo il minore diritto a ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi; - la conservazione del rapporto tra genitore e figlio, essendo questo un diritto prima di tutto del minore, diritto che il giudice è chiamato a salvaguardare, ma che «è anche un diritto del genitore, che deve essere messo in condizioni di esercitare la propria responsabilità genitoriale».  

D'altro canto, la giurisprudenza di legittimità ha più volte affermato che, in sintonia con il diritto fondamentale alla vita familiare sancito dall'art. 8 CEDU, devono essere riformati in sede di appello o di reclamo i provvedimenti adottati in materia di frequentazione, suscettibili di ledere questo diritto e limitativi e in contrasto con il diritto alla bigenitorialità, «inteso quale presenza comune del genitore nella vita del figlio, idonea a garantire a quest'ultimo una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi, nel dovere dei primi di cooperare nell'assistenza, educazione e istruzione della prole, il cui rispetto deve essere sempre assicurato nell'interesse del minore (Cass., sez. I, sent. n. 9442/2024; Cass., sez. I, sent. n. 332/2024; Cass., sez. I, sent. n. 32013/2023; Cass., sez. I, ord. n. 4796/2022».

Dal diritto sovranazionale e in perfetta armonia con lo specifico riferimento al diritto alla vita familiare del figlio minore di genitori non più conviventi, l'art. 337-ter c.c, al comma 1, c.c., stabilisce che: a) il figlio minore ha il diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori e di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti; b) al secondo comma, per realizzare dette finalità, il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento al suo interesse morale e materiale, valutando prioritariamente l'affidamento condiviso o a quale dei due genitori i figli minori restino affidati, determina i tempi di frequentazione e le modalità della loro presenza presso ciascuno di essi, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei figli. Di conseguenza, il giudice deve assicurare, nell'adozione dei provvedimenti relativi alla prole, tra le diverse soluzioni astrattamente possibili, quelle che in concreto consentano di realizzare le finalità previste dall'art. 337-ter c.c.

L'ordinanza in esame si concentra sulla suddivisione dei tempi di permanenza presso ciascun genitore, osservando che è il frutto di una valutazione ponderata del giudice del merito, «chiamato a valutare la vicenda familiare», il quale «partendo dall'esigenza di garantire al minore la situazione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena, deve tener conto anche del suo diritto ad una significativa relazione con entrambi i genitori e il diritto di questi ultimi di esplicare, nella relazione con i figli, il proprio ruolo educativo». Ne consegue che l'esigenza del minore di avere una stabile organizzazione di vita, e di mantenere le sue abitudini e l'ambiente domestico che gli è consueto, può comportare una suddivisione dei tempi non paritari, tuttavia «lo spazio temporale della frequentazione con il genitore non convivente - salvo che limitazioni imposte dall'interesse del minore, quando quest'ultimo non sia inadeguato alla funzione – non può essere eccessivamente compresso e privato del tutto di momenti significativi (i pasti comuni, i pernottamenti) poiché la relazione familiare ne potrebbe risultare compromessa». La giurisprudenza di legittimità e di merito si è occupata in vario modo della questione della collocazione e della frequentazione dei minori, di cui qui se ne fornisce una sintetica traccia, evidenziando i temi più d'interesse:

  • Cass. civ., sez. I, n. 18087/2016 sul criterio della maternal preference e la collocazione prevalente;
  • Cass. civ., sez. I, n. 9143/2020 sul rispetto del principio della bigenitorialità nel collocamento del minore;
  • Cass. sez. I, n. 19455/2019 sull'incidenza del trasferimento di residenza;
  •  Cass. civ. sez. I, n. 22219/2018 sulla compatibilità dell'affidamento condiviso con il collocamento prevalente con specifico regime di visita con l'altro genitore;
  • Cass. civ. sez. I, n. 12957/2018 sulla collocazione di fratelli e sorelle presso il medesimo genitore;
  • Cass. civ. sez. I, n. 3913/2018 sul criterio d'individuazione del genitore collocatario con un giudizio prognostico, viste le precedenti rispettive capacità di relazione affettiva, comprensione, educazione e disponibilità a un assiduo rapporto, nonché della personalità di ciascun genitore, delle sue consuetudini di vita e dell'ambiente sociale e familiare che è in grado di offrire al minore.

Non vi è dubbio che la pronuncia della Corte di cassazione, qui esaminata, si inserisca in un dibattuto tema, qual è quello della collocazione prevalente del minore in tenera età presso la madre, sul presupposto della maternal preference, la cui soluzione giudiziaria è motivo di contrastanti decisioni. Basti pensare che la stessa Cassazione, non più tardi del luglio 2024, con l'ordinanza Cass. n. 19069/2024, aveva escluso il pernottamento con il padre di un figlio di tre anni, motivando il diniego sul presupposto della tenera età del bambino e delle sue specifiche esigenze di cura, incompatibili con i pernottamenti lontano dalla madre, soprattutto considerando che il minore era ancora allattato al seno materno.

Con la pronuncia in esame, la Corte sembra essersi orientata sulla necessità, innanzitutto, di una valutazione ponderata e concreta, da parte del giudice del merito, prima di determinare la collocazione e la suddivisione dei tempi di permanenza di un minore presso ciascun genitore, muovendo necessariamente dagli elementi offerti dal caso concreto ed escludendo aprioristiche preferenze di un genitore rispetto all'altro. In questo modo, si perviene ad un giudizio di bilanciamento tra la opportunità per i minori in tenera età di mantenere, per quanto possibile, un luogo privilegiato di vita e di consuetudini, con l'altro obiettivo di garantire una condivisione quanto più ampia della frequentazione, in nome della bigenitorialità, prevedendosi, anche per i figli più piccoli d'età (ad esempio di tre anni), la possibilità di sperimentare una relazione intensa con entrambi i genitori, che può andare anche oltre la prevalenza materna. Ciò, tuttavia, presuppone l'esistenza imprescindibile di circostanze concrete familiari che lo consentano, poiché diversamente si rischierebbe di adottare formule astratte, che si vogliono, al contrario, evitare.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.