Assegno unico universale: legittima la sua attribuzione integrale la genitore collocatario

15 Aprile 2025

È corretto assegnare l'intero assegno unico universale al genitore collocatario?

Massima

In tema di provvedimenti economici relativi ai figli, deve ritenersi legittima, in caso di affidamento condiviso, l'attribuzione integrale dell'assegno unico universale INPS in favore del genitore presso cui è collocato il figlio minore.

Il caso

A seguito della cessazione degli effetti civili del matrimonio tra le parti era previsto l'affido condiviso del figlio minore, con assegnazione della casa coniugale alla madre ed attribuzione integrale dell'assegno unico universale al genitore collocatario.

La statuizione di primo grado era confermata dai giudici di appello.

La Corte di cassazione, sollecitata dall'ex marito, ha confermato la legittimità dell'attribuzione integrale dell'assegno unico universale al genitore collocatario, come stabilito dal d.lgs. n. 230/2021. Questa misura, infatti, è progettata per semplificare la gestione economica nell'interesse del minore, garantendo un sostegno finanziario adeguato.

La sentenza si inserisce in un contesto normativo chiaro, regolato dall'art. 5, comma 6, l. 898/1970 per quanto riguarda l'assegno divorzile. Queste disposizioni legislative mirano a equilibrare le esigenze economiche dei coniugi separati con il benessere dei figli, un obiettivo primario del diritto di famiglia.

La questione

La questione in esame è la seguente: è legittima l’attribuzione integrale dell'assegno unico universale al genitore collocatario?

Le soluzioni giuridiche

La legge delega 1 aprile 2021, n. 46, ha affidato al Governo il compito di emanare uno o più decreti legislativi volti a riordinare, semplificare e potenziare, anche in via progressiva, le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l' “assegno unico e universale” quale “beneficio economico attribuito progressivamente a tutti i nuclei familiari con figli a carico nell'ambito delle risorse disponibili” fondato “sul principio universalistico” con lo scopo di “favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile”.

La delega è stata attuata con il d.lgs. 29 dicembre 2021, n. 230, che, a decorrere dal 1° marzo 2022, ha istituito l'assegno unico e universale per i figli a carico, contemporaneamente abrogando tutte le altre misure previdenziali e assistenziali esistenti dirette al sostegno dei figli e della natalità, a partire dall'assegno per il nucleo famigliare e dalle diverse tipologie di “bonus bebè”.

L'assegno unico universale è riconducibile alla categoria delle prestazioni di natura assistenziale (art. 38, comma 1, Cost.) in quanto potenzialmente diretta a tutti i nuclei familiari, prescindendosi dall'esistenza di un rapporto di lavoro in capo al beneficiario. L'espressa vocazione all'universalità, sin dalla denominazione, rende palese l'intento del legislatore, cioè quello di istituire uno strumento di sicurezza sociale destinato alla maggior parte delle famiglie con figli residenti nel territorio italiano, seppur modulato in relazione a parametri riconducibili sia al “legame” con l'Italia dell'istante sia alla condizione economica del nucleo, secondo criteri di progressività tanto verso il basso quanto verso l'alto.

In ossequio alla sua vocazione universalistica, la misura è diretta a tutti coloro che esercitano la responsabilità genitoriale a prescindere dalla condizione lavorativa, ma è stata declinata in modo tale da essere, comunque, selettiva, essendo richiesti requisiti specifici che devono essere posseduti al momento di presentazione della domanda e mantenuti per tutta la durata del beneficio.

Innanzi tutto, si esige, sin dalla legge delega, la prova della condizione economica del nucleo familiare dell'istante – al fine della successiva modulazione degli importi erogati una volta riconosciuto l'assegno – che va fornita utilizzando l'indicatore della situazione economica equivalente.

Tornando ai requisiti, il beneficio spetta a coloro che esercitano la responsabilità genitoriale – come detto a prescindere dalla condizione lavorativa – per ogni figlio a carico, minorenne e maggiorenne fino al compimento del ventunesimo anno di età.

Nel caso di genitori separati “il principio regolatore generale è che l'Assegno unico e universale è erogato in pari misura tra coloro che esercitano la responsabilità genitoriale ovvero hanno l'affidamento condiviso dei figli. Tuttavia, i genitori possono stabilire che il contributo venga interamente erogato solo a uno dei due, attestando in procedura l'accordo tra le parti. Ad eccezione alla regola generale di cui sopra, l'assegno viene sempre erogato interamente a un solo genitore se da un provvedimento del giudice o da un accordo scritto tra le parti risulta che quel genitore ha l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale ovvero l'affidamento esclusivo. L'assegno viene altresì sempre erogato a un solo genitore se il giudice, nel provvedimento che disciplina la separazione di fatto, legale o il divorzio dei genitori, ha disposto che dei contributi pubblici usufruisca uno solo dei genitori”.

Osservazioni

Come noto,  l'art. 337-ter, comma 4, c.c. stabilisce che ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; tale obbligo si protrae sino al raggiungimento dell'indipendenza economica da parte dei figli, pur avendo gli stessi raggiunto la maggiore età (art. 337-septies c.c.); il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità, da determinare considerando: 1) le attuali esigenze del figlio; 2) il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori; 3) i tempi di permanenza presso ciascun genitore; 4) le risorse economiche di entrambi i genitori; 5) la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore. In particolare, il parametro di riferimento, ai fini della corretta determinazione del rispettivo concorso negli oneri finanziari, è costituito, secondo il disposto dell'art. 148 c.c., non solo dalle "rispettive sostanze", ma anche dalla rispettiva capacità di lavoro, professionale o casalingo, di ciascun coniuge, con espressa valorizzazione, oltre che delle risorse economiche individuali, anche delle accertate possibilità reddituali (cfr., in motivazione, Cass. ord. n. 25531/2016).

Per quanto riguarda gli assegni familiari va chiarito che essi non vanno ricompresi nell'assegno di mantenimento, ma seguono le regole di legge.

In particolare, la normativa in merito di assegno unico universale prevede, per come prima ricordato: l'assegno di cui al comma 1 è ripartito in pari misura tra i genitori ovvero, in loro assenza, è assegnato a chi esercita la responsabilità genitoriale. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, l'assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso l'assegno, in mancanza di accordo, è ripartito in pari misura tra i genitori (l. del 1 aprile 2021, n. 46).

Orbene, la pronuncia in commento si adatta alle nuove esigenze sociali ed economiche, attraverso una attenta valutazione dei diritti dei coniugi e del superiore interesse dei minori, sottolineando l'importanza di motivazioni chiare e dettagliate nelle decisioni relative agli assegni familiari, garantendo protezione per tutte le parti coinvolte.

In particolare, si riconosce l'attribuzione integrale dell'assegno unico universale a favore del genitore collocatario, stante la natura di prestazione economica attribuita progressivamente a tutti i nuclei familiari con figli a carico con lo scopo di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile.

Tale soluzione è stata già fatta propria della giurisprudenza di merito, sicché l'odierna pronuncia certifica una posizione che allo stato può dirsi granitica (Trib. Reggio Emilia, 15 giugno 2023; Trib. Bari, 4 maggio 2023, n. 1685; Trib. Bari, 22 dicembre 2022, n. 4897).

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