Elementi di valutazione del permesso premio post riforma dell’art. 4-bis con l. n. 166/2022

15 Gennaio 2025

Nella pronuncia in esame la Cassazione torna sul tema degli elementi oggetto di valutazione da parte del magistrato per la richiesta di permesso premio per detenuti condannati per reati appartenenti al comma 1 dell'art. 4-bis ord. penit.

Massima

La disciplina introdotta con la l. n. 162/2022 si applica a tutti i detenuti condannati per un reato compreso nell'elenco di cui all'art. 4-bis, comma 1, ord. penit. atteso che la normativa penitenziaria in materia di benefici penitenziari soggiace al principio processuale del tempus regit actum. L'art. 3 del d.l. n. 162/2022 contiene una norma transitoria applicabile però solo ai condannati per delitti diversi da quelli di cui all'art. 4-bis, comma 1, ord. penit. commessi prima dell'entrata in vigore della novella, e per i condannati per i delitti di cui all'art. 4-bis, comma 1, ord. penit. la cui collaborazione sia impossibile per i motivi ivi indicati, ovvero ai quali siano state concesse le attenuanti di cui all'art. 62, comma 1, n. 6), c.p. (anche se il risarcimento è avvenuto dopo la condanna), o di cui agli artt. 114 e 116, comma 2, c.p., e vi siano in ogni caso elementi per escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata.

Il caso

Il caso trae origine dal ricorso per cassazione avvero il rigetto del Tribunale di Sorveglianza de L'Aquila al reclamo presentato da un detenuto diretto ad ottenere la riforma della pronuncia di diniego del magistrato di sorveglianza su richiesta di permesso premio: secondo il magistrato di sorveglianza il rigetto era stato motivato dall'assenza di un valido percorso di rivisitazione critica del proprio passato e la mancanza di elementi tali da escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o il pericolo di un loro ripristino. Il Tribunale, in seconda battuta, aveva ritenuto insufficienti la buona condotta intramuraria del detenuto e l'assenza di coinvolgimento in indagini successive alla sua carcerazione, per dimostrare la compiuta rivisitazione critica e la piena rescissione dei collegamenti con la criminalità organizzata. Tali elementi di dubbio erano racchiusi sia nelle informative della DDA di Napoli, dei Carabinieri di Torre Annunziata e della DNAA, in cui si dava conto della posizione apicale rivestita dal detenuto all'interno della compagine organizzativa sia nella relazione di sintesi dove si metteva in luce un atteggiamento negazionista rispetto al passato che precludeva un giudizio positivo circa l'intervenuta revisione critica; si evidenziava, infine, l'assenza di iniziative a favore della vittime del reato.

Nel ricorso per cassazione il detenuto, tramite il difensore, contestava l'omessa integrazione istruttoria e la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione rispetto alla valutazione della pericolosità sociale del detenuto e della asserita non avvenuta revisione critica, elemento non necessario, secondo la difesa, ai fini della valutazione del solo permesso premio.

La questione

Con tale pronuncia, la Prima Sezione torna, seppur brevemente, sul tema degli elementi oggetto di valutazione da parte del magistrato per la richiesta di permesso premio per detenuti condannati per reati appartenenti al comma 1 dell'art. 4-bis ord. penit., ricordando che la nuova disciplina, cioè quella introdotta con il decreto legge n. 162/2022, si applica a tutte le domande di concessione del beneficio, anche ai procedimenti in corso.

Le soluzioni giuridiche

I giudici riprendono il principio elaborato dalla Cassazione in altre pronunce, secondo il quale: «In tema di concessione del per reati ostativi c.d. “di prima fascia” che non abbia collaborato con la giustizia, sono applicabili ai procedimenti in corso le modifiche apportate all'art. 4-bis ord. penit. con d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2022, n. 199, in ragione della natura processuale delle norme inerenti ai benefici penitenziari, che, in assenza di una specifica disciplina transitoria, soggiacciono al principio del tempus regit actum (Cass. pen., sez. I, n. 38278/2023, Rv. 285203)». La Cassazione precisa, inoltre, che è vero c'è una disciplina transitoria che è quella contenuta nell'art. 3 del d.l. n. 162/2022 ma che quest'ultima si applica solo per quei detenuti che sono stati condannati per un delitto diverso da quelli contenuti nel comma 1 dell'art. 4-bis ord. penit. ovvero per tutte quelle procedure in cui sia possibile accertare la collaborazione impossibile o irrilevante perché connotata dalla presenza delle circostanze attenuanti di cui agli artt. 114,116, comma 2, c.p. (e purché vi siano elementi per escludere l'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata).

Con tale pronuncia, inoltre, la Cassazione ribadisce la centralità per il detenuto di assolvere, quanto meno a livello di allegazione, l'onere di dimostrare attraverso “elementi specifici” la rescissione dei collegamenti con la criminalità organizzata e l'impossibilità del pericolo del ripristino. Secondo quanto dedotto dalla Cassazione, infatti: «L'art. 4-bis, comma 1-bis […] oggi impone al detenuto l'onere di allegare elementi che consentano di escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata e il percorso rieducativo».

Osservazioni

La pronuncia in commento si inserisce nel filone di pronunce della Prima Sezione che si sono occupate dell'interpretazione della novella n. 126 del 2022 e dei suoi confini applicativi rispetto alle procedure già incardinate e non decise. Nulla di nuovo, in sostanza, ma allo stesso tempo un monito ai ricorrenti detenuti, in primis, e ai relativi difensori per il rispetto dell'adempimento dell'onere di allegazione nella proposizione della richiesta di permesso premio.

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