Trust e azione revocatoria ordinaria

22 Giugno 2023

Il Tribunale di Milano si pronuncia (toccando altresì, incidentalmente, il tema della soggettività giuridica del Trust) sulla inefficacia ai sensi dell'art. 2901 c.c. di un conferimento di beni immobili in un Trust, effettuato a beneficio delle stesse conferenti successivamente al sorgere del credito vantato dall’attore e, pertanto, qualificato dal Tribunale come atto a titolo gratuito, e quindi in violazione delle ragioni del creditore pretermesso.

Massima

Il Trust, istituito a beneficio delle stesse conferenti successivamente al sorgere del credito vantato dall’attore va, per tale ragione, qualificato come atto a titolo gratuito, e quindi in violazione delle ragioni del creditore pretermesso.

L’effetto tipico del Trust di tipo traslativo non è la costituzione di un soggetto di diritto dotato di autonoma personalità giuridica, ma quello di istituire un patrimonio separato destinato ad un fine prestabilito, formalmente gestito dal Trustee, al quale solo fanno capo le correlative posizioni attive e passive, ivi compresa la capacità processuale relativamente alle questioni afferenti all’oggetto del proprio incarico.

Quando la causa verte in tema di diritti conferiti in Trust, il contraddittorio è regolarmente instaurato ogni qualvolta sia notificato l’atto introduttivo al soggetto, persona fisica o giuridica, che esercita l’incarico di Trustee.

Le questioni

Il provvedimento esamina puntualmente la sussistenza dei presupposti di cui all'art. 2901 c.c., e, in particolare:

  • l'esistenza del credito;
  • l'eventus damni, cioè un evento dispositivo che abbia leso le ragioni del creditore; e
  • la scientia fraudis, cioè la consapevolezza di ledere le ragioni del creditore.

Ma, prima ancora, il provvedimento si sofferma sull'eccezione di legittimazione passiva sollevata dalla convenuta Caia, e – quantomeno implicitamente – sul tema della soggettività giuridica del trust.

Osservazioni

Iniziamo proprio dall'ultimo profilo menzionato, cioè dall'eccezione di legittimazione passiva sollevata dalla convenuta Caia.

Il Tribunale ricorda che “l'effetto tipico del trust di tipo traslativo - quale è quello di cui si discute - non è la costituzione di un soggetto di diritto dotato di autonoma personalità giuridica, ma quello di istituire un patrimonio separato destinato ad un fine prestabilito, formalmente gestito dal Trustee, al quale solo fanno capo le correlative posizioni attive e passive, ivi compresa la capacità processuale relativamente alle questioni afferenti l'oggetto del proprio incarico (Cass. 20 gennaio 2022 n. 1826Cass. 16 febbraio 2021 n. 3986).”.

Vale la pena, sul punto, una precisazione e un approfondimento su un tema - che si pone a monte della questione della legittimazione passiva della convenuta - appena toccato dal Tribunale milanese, cioè quello della soggettività giuridica del trust.

Benché privo di soggettività giuridica di tipo civilistico, la legge finanziaria del 2007 ha formalmente riconosciuto la soggettività tributaria del trust, inserendolo tra i soggetti passivi delle imposte dirette (IRES) alla stregua di un ente. Secondo tale previsione normativa, il trust viene considerato un soggetto passivo delle imposte dirette. Nondimeno, tale qualifica, secondo il costante orientamento della Suprema Corte, non comporta una soggettività assoluta ai fini dell'imposizione (Cass. 20 gennaio 2022 n. 1826Cass. 16 febbraio 2021 n. 3986Cass. 21 giugno 2019, n. 16700). Tali precedenti della Suprema Corte hanno chiarito che:

  • il legislatore può disporre della soggettività tributaria prescindendo dalle altre forme di soggettività;
  • che il sostrato minimo sul quale il legislatore può costruire la soggettività tributaria è la separazione o l'autonomia patrimoniale, e non già la soggettività civilistica;
  • di conseguenza, dalla soggettività IRES non può inferirsi il riconoscimento di una capacità generalizzata del Trust di essere soggetto passivo anche di altri tributi, e questo in ragione del divieto, posto dall'art. 14 preleggi, di interpretazione analogica delle norme eccezionali (quale è quella che, a fini specifici e determinati dallo stesso legislatore, riconosce una limitata forma di soggettività, ai soli fini tributari, ad una organizzazione priva di personalità giuridica).

Ne deriva che l'art. 73 TUIR non va interpretato nel senso che il legislatore abbia attribuito al Trust la personalità giuridica (Cass. 16 febbraio 2021 n. 3986), né, tantomeno, può la giurisprudenza elevare a soggetto giuridico i centri di interessi e rapporti che non lo sono, posto che l'attribuzione della soggettività giuridica è appannaggio del solo legislatore (Cass. SU 22 dicembre 2015 n. 25767Cass. 20 giugno 2019 n. 16550).

Chiarito tale aspetto, si comprende appieno la conclusione raggiunta dal Tribunale di Milano in merito alla regolare instaurazione del contraddittorio.

Poiché le posizioni attive e passive del trust, ivi compresa la capacità processuale, fanno capo al trustee, il contraddittorio con il trust è regolarmente instaurato con la regolare notifica al trustee pro tempore in carica, come è stato nel caso in esame, a nulla valendo le successive variazioni del trustee intervenute successivamente all'instaurazione del contraddittorio.

Veniamo ora alla ricostruzione dei presupposti applicativi dell'art. 2901 c.c. operata dal Tribunale:

  • quanto all'esistenza del credito, ai fini della esperibilità della revocatoria ordinaria, viene accolta una nozione lata di credito, per la quale non è necessario che l'attore dimostri di essere titolare di una pretesa certa, liquida ed esigibile, bastando invece una semplice aspettativa che non si riveli prima facie pretestuosa e che possa valutarsi come probabile, anche se non definitivamente accertata (Cass. 15 maggio 2018 n. 11755). Elemento che, nel caso in esame, è senz'altro integrato, avendo il creditore dato prova dell'esistenza di un credito verso le convenute;
  • sotto il profilo dell'eventus damni (che, lo ricordiamo, consiste nella oggettiva insufficienza dei beni del debitore ad offrire la garanzia patrimoniale ai sensi dell'art. 2740 c.c., determinata o aggravata per effetto dell'atto dispositivo posto in essere dal debitore medesimo), essa ricorre non solo nel caso in cui in cui l'atto dispositivo comprometta totalmente la consistenza patrimoniale del debitore, ma anche quando lo stesso atto determini una variazione quantitativa o anche soltanto qualitativa del patrimonio del debitore. E, secondo il Tribunale, proprio la variazione qualitativa intervenuta nel patrimonio della convenuta (cioè l'assoggettamento dell'unico bene immobile di proprietà ad un vincolo di destinazione in favore dei beneficiari del trust) vale di per sé ad integrare il predetto requisito, a prescindere dalla finalità per cui il Trust è stato istituito;
  • quanto alla scientia fraudis, cioè la consapevolezza di ledere le ragioni del creditore, essa può configurarsi, a seconda del caso, in termini di dolo generico (e cioè di mera consapevolezza, da parte del debitore, del danno che derivava dall'atto dispositivo) ovvero di dolo specifico (cioè di consapevole volontà del debitore e del terzo di pregiudicare le ragioni del creditore futuro; in tal senso, Cass. 4 dicembre 2014 n. 25658).

Sotto quest'ultimo profilo, è necessaria una precisazione.

Come si è detto, Tizio vantava nei confronti di Caia due diverse posizioni creditorie, una -per l'importo di €500.000- risalente al 2006 (e quindi precedente all'istituzione del Trust e al conferimento dell'immobile, entrambi gli eventi risalenti al 2017) e l'altra - per l'importo di €210.000 - risalente al 2018. Laddove con riferimento alla prima posizione creditoria il Tribunale ricorda che è sufficiente la prova del dolo generico, con riferimento alla seconda posizione è necessario provare il dolo specifico.

Il diverso regime processuale si giustifica alla luce della ratio dell'azione revocatoria ordinaria, la quale consiste nella tutela dell'interesse del creditore a non veder pregiudicata la funzione di garanzia generica del patrimonio del debitore prevista dall'art. 2740 c.c., sia pure nel rispetto del fondamentale principio della par condicio creditorum ai sensi dell'art. 2741 c.c.

Nel caso in esame, l'atto dispositivo adottato nel 2017 è successivo al sorgere della prima posizione creditoria (risalente al 2006) e determina una lesione dell'affidamento che Tizio aveva legittimamente riposto su una determinata consistenza del patrimonio di Caia nel momento in cui l'obbligazione è sorta. Ne deriva che, in tal caso, la libertà di Caia di disporre dei propri beni è, nei limiti dettati dall'art. 2901 c.c., “recessiva”, per usare le parole del Tribunale, poiché deve essere esercitata nel rispetto dei vincoli obbligatori precedentemente assunti.

Viceversa, nel caso in cui l'atto dispositivo avvenga anteriormente all'assunzione dell'ulteriore debito (come è il caso dell'istituzione del trust e del conferimento dell'immobile, avvenuti nel 2017, prima che sorgesse il secondo credito), il creditore fa normalmente affidamento esclusivamente sul residuo patrimonio del debitore quale risulta al momento dell'insorgenza del nuovo credito. L'art. 2740 c.c. – è questa la considerazione centrale del Tribunale - fa infatti riferimento ai beni “presenti e futuri” del debitore, ma non anche ai beni pregressi. In tale ipotesi, pertanto, l'affidamento che il creditore fa sulla solvibilità del proprio debitore prevale sulla libertà negoziale del debitore – nonché sulle potenziali ragioni dei creditori concorrenti – solo se, e nella misura in cui, il creditore dia “prova rafforzata” del nesso intercorrente tra preventivo depauperamento del patrimonio del debitore e successiva insorgenza del credito azionato.

In altri termini, nel caso di specie Tizio avrebbe dovuto specificamente provare che Caia si è spogliata del proprio patrimonio proprio in previsione del sorgere della seconda posizione creditoria. Ne consegue che, non avendo Tizio dato alcuna prova a tal riguardo, la domanda deve essere accolta solo limitatamente alla prima posizione creditoria.

Conclusioni

Il provvedimento si caratterizza per la sua grande chiarezza, quasi didascalica, e per la compiuta (anche se sintetica) ricostruzione della disciplina dei presupposti applicativi dell'art. 2901 c.c.

Sotto il profilo applicativo, il caso si presenta forse meno interessante, costituendo – se così può dirsi - un caso di scuola: all'evidenza, il debitore che si spoglia dell'unico suo bene di valore per conferirlo a un Trust che, a sua volta, vede come beneficiario sé stesso, e un proprio familiare stretto, non ha alcuna giustificazione diversa da quella di voler sottrarre quel bene alle ragioni dei creditori.

Certamente più interessante è stata la ricostruzione che (del tutto correttamente) il Tribunale ha operato con riguardo alla seconda posizione creditoria (sorta successivamente all'avvenuto conferimento dell'immobile nel Trust): anche se il conferimento è stato certamente effettuato da Caia in spregio delle ragioni creditorie di Tizio, quest'ultimo conosceva (o avrebbe potuto conoscere, utilizzando la necessaria ordinaria diligenza che è lecito attendersi da un soggetto mediamente avveduto) l'avvenuta diminuzione del patrimonio di Caia, e nondimeno ha deciso (successivamente al conferimento) di farle comunque ulteriore credito, ben sapendo di poter contare su una consistenza patrimoniale pressoché nulla.

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