Patti paraconcorsuali nell'accordo e nel piano del consumatore relativi al contratto di mutuo ipotecario

Francesca Monica Cocco
14 Febbraio 2022

La decadenza dal beneficio del termine da parte della banca mutuataria impedisce l'omologa di un accordo o di un piano del consumatore che prevedano comunque la prosecuzione del contratto di mutuo?

La decadenza dal beneficio del termine da parte della banca mutuataria impedisce l'omologa di un accordo o di un piano del consumatore che prevedano comunque la prosecuzione del contratto di mutuo?

Prima di dare risposta al quesito operativo in esame, è opportuno richiamare, seppur brevemente, le recenti novità legislative sul tema.

Come noto, la L. n. 176 del 18 dicembre 2020, entrata in vigore il 25 dicembre 2020, che ha convertito il c.d. Decreto Ristori di cui al D.L. n. 137/2020, ha inteso anticipare talune norme contenute nel D. Lgs. n. 14/2019 (Codice della Crisi di impresa e dell'insolvenza, in vigore, salvo proroghe, dal 16 maggio 2022) novellando, così, l'attuale L. n. 3/2012 sulla composizione della crisi da sovraindebitamento.

Inter alia, è stato introdotto l'art. 8, comma 1 ter, L. n. 3/2012, il quale prevede che “la proposta di piano del consumatore e la proposta di accordo formulata dal consumatore possono prevedere il rimborso, alla scadenza convenuta, delle rate a scadere del contratto di mutuo garantito da ipoteca iscritta sull'abitazione principale del debitore se lo stesso, alla data del deposito della proposta, ha adempiuto le proprie obbligazioni o se il giudice lo autorizza al pagamento del debito per capitale ed interessi scaduto a tale data”.

L'art. 8, comma 1 ter, L. n. 3/2012 costituisce, letteralmente, l'anticipazione dell'art. 67, comma 5, CCI in tema di ristrutturazione dei debiti del consumatore (la cui norma si ritrova, specularmente, all'art. 75, comma 3, CCI in tema di concordato minore; con l'unica discrasia per cui, ad oggi, il consumatore può accedere tanto al piano del consumatore, quanto all'accordo con i creditori; mentre con il CCII il consumatore potrà avvalersi esclusivamente della ristrutturazione dei debiti del consumatore).

Si tratta di una norma straordinaria, in quanto non prevede che l'OCC debba attestare che il credito garantito potrebbe essere soddisfatto integralmente con il ricavato della liquidazione del bene e che il rimborso delle rate a scadere non leda i diritti degli altri creditori (tale attestazione è invece necessaria per gli accordi in continuità aziendale dei soggetti non consumatori di cui all'art. 8, comma 1 quater, L. n. 3/2012, in corrispondenza con l'art. 75, comma 3, CCI).

Inoltre, tale norma non tiene conto del principio della par condicio creditorum, e difatti lo stesso legislatore ha chiarito che essa “è volta a favorire l'accesso del consumatore alle procedure di sovraindebitamento e chiarisce, considerata l'esistenza… di orientamenti giurisprudenziali contrastanti, come il debito per il rimborso del mutuo ipotecario contratto per l'acquisto della casa, destinata a costituire la sua abitazione principale, sia sottratto alle regole del concorso” (Relazione Illustrativa art. 67 CCI).

Esaminando dunque l'art. 8, comma 1 ter, L. n. 3/2012, si ravvisano 2 diverse ipotesi:

1) il debitore, nonostante la propria situazione di sovraindebitamento, è sempre stato adempiente rispetto all'obbligazione di pagamento delle rate di mutuo dell'abitazione: in questo caso, la norma consente di depositare un piano che prevede il rimborso delle rate a scadere del mutuo secondo la scadenza convenuta (il debitore esegue il piano e continua a versare le rate di mutuo, come faceva in precedenza);

2) il debitore è inadempiente rispetto all'obbligazione di pagamento delle rate di mutuo dell'abitazione: c'è già uno scaduto ed una decadenza dal beneficio del termine; in questo caso, la norma consente al debitore di chiedere al Tribunale l'autorizzazione al pagamento del debito scaduto per capitale e interessi.

Il quesito operativo in esame concerne proprio la seconda ipotesi, ovvero quella in cui il debitore, a fronte dell'inadempimento del contratto di mutuo, è già decaduto dal beneficio del termine, ma vorrebbe in ogni caso, depositando il piano del consumatore, proseguire nel pagamento delle rate.

In tal caso, egli ben potrà chiedere al Tribunale l'autorizzazione al pagamento del debito scaduto per capitale e interessi, inserendolo nel piano.

Purtuttavia, nel quesito operativo in esame, è possibile offrire un'altra soluzione: quella del patto o accordo paraconcorsuale, che, da un lato, andrebbe a rafforzare la richiesta fatta al Tribunale e la sostenibilità del piano; dall'altro, andrebbe a conquistare indirettamente l'assenso della banca mutuataria, evitando così che quest'ultima possa effettuare delle contestazioni in sede giudiziale.

Ciò anche al fine di superare problematiche relative alla moratoria ultra annuale di cui all'art. 8, comma 4, L. n. 3/2012.

Naturalmente, i termini di tale patto paraconcorsuale con la banca mutuataria varieranno in base al caso di specie. Ad esempio, il patto può prevedere il ripristino del vecchio piano di ammortamento (dal quale si era decaduti) ed un allungamento delle rate, corrispondente a quelle impagate; oppure potrebbe prevedere un piano di rientro relativo alle rate impagate e scadute ed una successiva ripresa del piano di ammortamento; oppure ancora prevedere un piano di ammortamento ex novo, compatibile con il piano presentato.

In riferimento a quanto sopra, risulta interessante la pronuncia del Tribunale di Avellino del 21 ottobre 2019 che, pur essendo anteriore all'introduzione dell'art. 8, comma 1 ter, L. n. 3/2012, mette in luce l'importanza strategica di conseguire un patto paraconcorsuale: difatti il Tribunale aveva dichiarato inammissibile la proposta del debitore contenente la prosecuzione del contratto di mutuo secondo un diverso piano di ammortamento, senza aver previamente conseguito il consenso stragiudiziale della banca mutuataria, che aveva già comunicato la decadenza dal beneficio del termine.

Risulta altresì interessante la pronuncia del Tribunale di La Spezia del 14 gennaio 2021 (nota per l'applicazione del cram down), nell'ambito della quale una banca mutuataria rimane estranea all'accordo, in quanto il mutuo è in corrente.

Le predette pronunce evidenziano, dunque, la necessità di patti paraconcorsuali con i creditori prelatizi; con la conseguenza che, qualora il debitore intenda conservare la proprietà del bene gravato dalla prelazione e non sia in grado di effettuare il pagamento entro l'anno, deve necessariamente conseguire il consenso scritto del creditore prelatizio, a riprova del giudizio di convenienza della proposta da parte di quest'ultimo.

Normativa - Art. 8, comma 1 ter, L. n. 3/2012; Art. 67, comma 5, CCI

Giurisprudenza - Trib. Velletri 24 marzo 2021; Trib. La Spezia 14 gennaio 2021; Trib. Rimini 25 maggio 2020; Cass. 15 ottobre 2020, n. 22291; Cass. 20 agosto 2020, n. 17391; Cass. 28 ottobre 2019, n. 27544; Cass. 3 luglio 2019, n. 17834; Trib. Avellino 21 ottobre 2019; Trib. Milano 18 ottobre 2017.

Bibliografia - F. Cesare, Il nuovo sovraindebitamento modificato dalla legge di conversione del Decreto Ristori, in questo portale, 5 gennaio 2021, ; F.M. Cocco, Accordo con i creditori: tutela dei beni strumentali in corso di mutuo (concordato minore in continuità), in questo portale, 22 giugno 2021.

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