Fallimento e crediti vantati nei confronti della società fallita

La Redazione
02 Febbraio 2022

Il combinato disposto degli artt. 45 l.fall. e 1264 c.c. viene in rilievo, sotto il profilo dell'opponibilità della cessione, solo in caso di fallimento del debitore cedente, poiché la disciplina di riferimento, relativa alla circolazione dei diritti ex artt. 2914 ss. c.c., mira a dirimere i possibili conflitti tra più cessionari ovvero tra i cessionari e i creditori del cedente

Il Tribunale di Roma rigettava l'opposizione allo stato passivo del fallimento di una società proposta da I.F.I. s.p.a. contro il rifiuto di ammissione del credito di 528.733,76 euro, cui quest'ultima aveva chiesto l'ammissione in qualità di cessionaria del credito vantato dalla propria cedente, C.G.I. s.p.a., verso la suddetta società in bonis.

La società mandataria di I.F.I. ricorre in Cassazione, lamentando con un unico motivo, la violazione e la falsa applicazione dell'art. 45 l.fall. e dell'art. 1264 c.c. e contestando la decisione del Tribunale nella parte in cui afferma che «l'opponente non avrebbe fornito la prova della notifica della cessione al debitore ceduto anteriormente al fallimento come sarebbe richiesto dall'art. 45 l.fall. e dell'art. 1264 c.c.»». Da un lato, la ricorrente osserva che il contratto di cessione del credito, vista la sua natura consensuale, si perfezioni grazie al semplice accordo tra cedente e cessionario, a prescindere dalla notificazione al debitore ceduto o dalla sua accettazione. Dall'altro, contesta il richiamo all'art. 45 l.fall., poiché la regola posta dall'art. 2914 n. 2 c.c. opera solo per gli atti di cessione privi di data certa anteriore. Secondo la società, inoltre, l'art. 45 l.fall. «non disciplina il caso in cui sia fallito (come nel caso di specie) non già il creditore cedente, bensì il debitore ceduto, essendo indifferente per la curatela fallimentare che sia ammesso al passivo il cedente ovvero il cessionario».

Il motivo è fondato.

Nel caso di cessione di un credito vantato nei confronti di una società fallita, la legittimazione del creditore, ai fini della partecipazione al concorso, dipende dalla anteriorità «del credito ceduto – il quale deve essere munito di data certa anteriore al fallimento, ex art. 2704 c.c. – e non anche dalla anteriorità dell'atto di cessione del credito, il quale può essere infatti ceduto anche dopo la dichiarazione di fallimento», afferma la Suprema Corte.

Secondo i Giudici, quindi, è corretto affermare che «il combinato disposto degli artt. 45 l.fall. e 1264 c.c. viene in rilievo, sotto il profilo dell'opponibilità della cessione, solo in caso di fallimento del debitore cedente, poiché la disciplina di riferimento, relativa alla circolazione dei diritti ex art. 2914 ss. c.c., mira a dirimere i possibili conflitti tra più cessionari ovvero tra i cessionari e i creditori del cedente».

Pertanto, va data continuità all'orientamento secondo cui «in caso di fallimento del debitore ceduto, il cessionario è tenuto a dare la prova del credito e della sua anteriorità al fallimento, qualora venga in discussione la sua opponibilità, ma non anche la prova dell'anteriorità della cessione al fallimento» (Cass. n. 10545/2014).

Per questi motivi, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso e cassa il decreto impugnato.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it

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