Revocatoria fallimentare e prova dell'inesistenza dello stato di insolvenza del debitore fallito
11 Maggio 2021
Nei casi di revocatoria fallimentare il convenuto ha la possibilità di provare l'inesistenza dello stato di insolvenza del debitore poi fallito?
Caso pratico - Il curatore del fallimento X esperisce un'azione giudiziale al fine di ottenere la dichiarazione di inefficacia di un normale contratto di vendita, stipulato tre mesi prima della sentenza dichiarativa di fallimento, tra P.R. (debitore poi fallito) e M.T. M.T. quale eccepisce l'inesistenza dello stato di insolvenza di P.R. Si pone il problema di stabilire se il convenuto in revocatoria possa dimostrare l'inesistenza dello stato di insolvenza del debitore.
Spiegazioni e conclusioni - Il presupposto della revocatoria fallimentare consiste nel pregiudizio arrecato ai creditori da un atto compiuto dal debitore in un determinato periodo di tempo anteriore alla sentenza dichiarativa di fallimento. Esiste una presunzione di legge secondo la quale gli atti compiuti nel cosiddetto periodo sospetto (cioè nel lasso di tempo - diverso a seconda che si tratti di atti anormali, normali o a titolo gratuito e pagamenti anticipati - che precede la dichiarazione di fallimento) siano pregiudizievoli per i creditori. Per tale motivo il curatore fallimentare non ha l'onere di dimostrare tale pregiudizio (Cass. 19 dicembre 2012, n. 23430). Se però il curatore intende chiedere la revocatoria di un atto considerato normale - come nel caso che ci occupa, in cui il contratto ha avuto ad oggetto la vendita di un bene verso il pagamento del giusto prezzo di mercato - deve dimostrare che il contraente, convenuto in revocatoria, conosceva lo stato di insolvenza del debitore (cosiddetta scientia decoctionis). Naturalmente tale conoscenza deve esserci nel momento in cui si pone in essere l'atto oggetto di revocatoria e non successivamente. Secondo la più recente giurisprudenza di legittimità la prova della conoscenza dello stato di insolvenza non deve necessariamente essere effettiva ma deve essere riferita in termini di probabilità a presupposti e condizioni di cui al contesto negoziale intercorso tra creditore e debitore fallito (condizioni economiche, sociali, organizzative) (così, Cass. 27 agosto 2019, n. 21749). Il convenuto in revocatoria è ammesso alla prova contraria e può dimostrare la sua mancata conoscenza dello stato di insolvenza del debitore al momento del compimento dell'atto nel periodo sospetto (inscientia decoctionis). Egli però non può dimostrare che il debitore non versava in stato di insolvenza perché tale stato, oltre ad essere confermato dalla sentenza dichiarativa di fallimento, è presupposto dalla legge. Egli può - giova ripetere - solo dimostrare la mancata conoscenza di tale stato (Cass., 29 novembre 1985, n. 5953; Cass., 18 febbraio 1980, n. 1169; Trib. Torino, 20 febbraio 1986). Allo stesso modo il convenuto non può dimostrare che non conosceva la qualità di imprenditore commerciale del debitore (e quindi la fallibilità del debitore) e viceversa tale conoscenza in capo al convenuto non deve essere dimostrata dal curatore. Il convenuto può invece provare la mancanza della qualità di imprenditore commerciale in capo al debitore al momento del compimento dell'atto revocando. E' infatti evidente che un atto compiuto prima che il debitore fallito assumesse la qualifica di imprenditore commerciale non sarebbe revocabile neppure se compiuto nel periodo sospetto. In conclusione, il convenuto in revocatoria può dimostrare la sua mancata conoscenza dello stato di insolvenza del debitore poi fallito. Tale prova può essere data, per esempio, dimostrando che al momento del compimento dell'atto esistevano circostanze concrete e specifiche da far ritenere, ad una persona di ordinaria diligenza e avvedutezza, che l'imprenditore si trovava in una condizione di normale esercizio dell'impresa (Cass., 8 aprile 2009, n. 8566; Trib. Arezzo, I° agosto 2014, n. 857). Non è però ammesso a dimostrare che nel periodo sospetto non esisteva l'insolvenza. Non è infine rilevante l'ignoranza colpevole dello stato di insolvenza in quanto la legge non prevede l'accertamento della scusabilità della mancata conoscenza (Cass., 23 settembre 2009, n. 20482).
Normativa e giurisprudenza
Per approfondire P. Bosticco, Azione revocatoria fallimentare (bussola), in ilfallimentarista.it, 21 maggio 2020 |