Il giudice d'appello può correggere l'errore materiale della sentenza digitale di prime cure

Redazione scientifica
17 Giugno 2021

In tema di emissione di provvedimenti informatici, il procedimento di correzione degli errori materiali o di calcolo è esperibile non solo per ovviare a un difetto di corrispondenza tra l'ideazione del giudice e la sua materiale rappresentazione grafica, chiaramente rilevabile dal testo del provvedimento, ma anche in funzione integrativa, in ragione della necessità di introdurre nel provvedimento una statuizione obbligatoria consequenziale a un contenuto predeterminato, o di carattere accessorio, anche se a contenuto discrezionale.

È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 16087/21, depositata il 9 giugno.

Il Tribunale di Roma disponeva la correzione dell'errore materiale della sentenza di primo grado, sostituendo integralmente il testo erroneamente inserito nel sistema informatico, e affermava il diritto della controricorrente all'indennità di accompagnamento dal primo giorno successivo alla domanda amministrativa.

L'attore ricorre in Cassazione lamentando la totale sostituzione, in sede di correzione dell'errore materiale, del provvedimento in origine emesso.

Il ricorso è infondato. La Corte di Cassazione infatti afferma che in tema di emissione di provvedimenti informatici il procedimento di correzione degli errori materiali o di calcolo è esperibile non solo per ovviare a un difetto di corrispondenza tra l'ideazione del giudice e la sua materiale rappresentazione grafica, chiaramente rilevabile dal testo del provvedimento, ma anche in funzione integrativa, in ragione della necessità di introdurre nel provvedimento una statuizione obbligatoria consequenziale a un contenuto predeterminato, o di carattere accessorio, anche se a contenuto discrezionale. Può inoltre farsi ricorso a tale procedimento quando il giudice, nel redigere la sentenza e in conseguenza di un mero errore di sostituzione del file informatico, abbia commesso uno scambio di provvedimenti nella fase di impugnazione, dando vita ad una decisione e ad un dispositivo relativi ad una diversa controversia nei confronti delle stesse parti: in tal caso, infatti, l'estensione della correzione non integra il deposito di una diversa decisione, che verrebbe interamente sostituita a quella corretta. L'errato invio di file informatici estranei alla fattispecie trattata, pertanto, è equiparabile all'ipotesi di lapsus calami quale materiale divergenza tra l'ideazione del giudice e la sua grafica rappresentazione.

Per questi motivi la Corte, attesa la novità della questione, rigetta il ricorso compensando le spese di lite.

(Fonte:

DirittoeGiustizia.it

)

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.