Sospensione cautelare obbligatoria e restitutio in integrum
15 Marzo 2021
Se il dipendente è stato sospenso in via cautelare ex art. 4 l. n. 97/2001, la condanna penale può determinare la perdita definitiva della retribuzione per il periodo della sospensione obbligatoria anche se il procedimento disciplinare sia stato omesso?
Nell'ambito del rapporto di lavoro pubblico, la sospensione obbligatoria del dipendente è disposta dall'art. 4 l. n. 97/2001 in caso di condanna, anche non definitiva, per alcuno dei delitti previsti nel precedente art. 3 della medesima legge.
Tale sospensione cautelare perde efficacia se per il fatto è successivamente pronunciata sentenza di proscioglimento o di assoluzione, anche non definitiva e, per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 145/2002, la perdita di efficacia è ora legata al decorso di un termine di cinque anni dall'applicazione della sospensione cautelare.
Si rammenta che la sospensione, essendo una misura interinale, ha carattere provvisorio e reversibile: solo al termine ed in base all'esito del procedimento disciplinare si potrà stabilire se la stessa resti o meno giustificata.
Qualora la sanzione disciplinare non venga inflitta, ovvero ne sia irrogata una di natura ed entità tali da non giustificare la sospensione sofferta, sorge in capo al lavoratore il diritto alla restitutio in integrum di natura retributiva.
Ove sia stato omesso il procedimento disciplinare, dunque, anche l'eventuale condanna penale non giustifica da sola la sospensione suddetta, non potendosi ammettere una conversione della misura cautelare in una sanzione di identico contenuto.
Il datore di lavoro ha l'onere di avviare l'iniziativa disciplinare al fine di valutare autonomamente l'incidenza dei fatti sul rapporto di lavoro.
La restitutio in integrum è esclusa solo ove sia stata appliacata la misura coercitiva della custodia cautelare, essendo obbiettivamente precluso lo svolgimento della prestazione e difettando, pertanto, il rapporto di corrispettività lavoro-retribuzione.
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