Mancata presentazione di osservazioni al progetto di stato passivo e opposizioni
31 Luglio 2020
In caso di fallimento, laddove venga proposto un progetto di stato passivo depositato dal curatore, la mancata presentazione di osservazioni da parte di un creditore impedisce di proporre opposizione ex art. 98 l.fall.?
Il quesito, dal notevole impatto pratico, trova soluzione in una recentissima pronuncia della Cassazione (Cass. Civ., n. 7136/2020), che ha chiarito i dubbi circa la mancata presentazione da parte del creditore di osservazioni al progetto di stato passivo depositato dal curatore. Nella prassi, infatti, era assai dubbio se tale comportamento integrasse una vera e propria acquiescenza alla proposta, ovvero non la integrasse. La conseguenza più significativa a proposito si connetteva alla possibilità di proporre opposizione ai sensi dell'art 98 della legge fallimentare. Si può ricordare come il rimedio dell'opposizione allo stato passivo sia finalizzato alla rimozione di un provvedimento emesso sulla base di una cognizione sommaria il quale, se non opposto, acquista efficacia di giudicato endofallimentare ai sensi dell'art. 96 l. fall., come ha avuto modo di affermare, ancora recentemente, Cass. Civ., 21201/2017. Conseguentemente, tra i giudizi di impugnazione in senso proprio, non rientrerebbero le controversie in materia di opposizione allo stato passivo, dal momento che si configurerebbero quale gravame che apre la fase a cognizione piena (il principio è stato ancora affermato da Cass. Civ., 1895/2018). Due sono i riferimenti normativi che entrano in gioco nella problematica descritta. Il primo è l'art. 329 c.p.c., del quale occorre escludere l'applicabilità, recitando esso che, “salvi i casi di cui ai numeri 1, 2, 3 e 6 dell'articolo 395, l'acquiescenza risultante da accettazione espressa o da atti incompatibili con la volontà di avvalersi delle impugnazioni ammesse dalla legge ne esclude la proponibilità. L'impugnazione parziale importa acquiescenza alle parti della sentenza non impugnate rispetto ad un provvedimento giudiziale non ancora emesso”. D'altra parte, poi, occorre tenere presente che l'art. 95, comma 2, l. fall., attribuisce ai creditori una mera possibilità di esaminare il progetto: la Corte di Cassazione ha colto l'occasione per precisare che ciò non ha la forza di tramutarsi in un onere di replica alle difese e alle eccezioni del curatore entro la prima udienza fissata per l'esame dello stato passivo. La conseguenza di diritto che ne fa discendere la Corte di Cassazione è nel senso di negare che il termine così descritto debba ritenersi deputato alla definitiva individuazione delle pretese, cosicché sia sempre possibile intervenire per modificare i contenuti della domanda di ammissione. È noto, infatti, che il principio di non contestazione, penetrato nel nostro ordinamento con maggiore incisività attraverso la riforma dell'art. 115 c.p.c. è delimitato al solo aspetto probatorio, permettendo al giudice di fondare la decisione su fatti allegati da una parte e non contestati dall'altra. Si tratta di una dinamica che, però, non si applica in materia di diritto, laddove il giudice si erge a unico magister della vicenda processuale: in altri termini, non si può pensare che il giudicante debba limitarsi a ricostruire la vicenda giuridica sulla base di quanto, in via di mera difesa o di eccezione, è stato dedotto dalle parti. Tuttavia, a fronte di questa decisa presa di posizione della Corte di Cassazione, non si può evitare di mettere in luce la conseguenza che nei fatti si verificherebbe quando, dinanzi alla presentazione di uno stato passivo, il creditore evitasse di proporre osservazioni al progetto di stato passivo in base all'art. 98 legge fallimentare. Gli effetti pratici più significativi, infatti, si verificherebbero nel successivo giudizio di opposizione: infatti, occorre ritenere che in tale situazione, all'opponente risulterebbe preclusa la possibilità di sollevare eccezioni non rilevabili d'ufficio, ovvero di allegare fatti che non siano stati dedotti entro la prima udienza destinata all'esame dello stato passivo. Se il tecnicismo processuale impone siffatta interpretazione, occorre mantenere ben saldo il principio sancito dalla Corte di legittimità, ossia che tale silenzio non può essere letto come un comportamento concludente, sicché non può ritenersi una totale adesione alle conclusioni svolte dal curatore. Il principio di diritto affermato deve, quindi, ritenersi regola consolidata della prassi, secondo un orientamento che già era stato affermato da precedenti arresti giurisprudenziali: basti ricordare Cass. Civ., n. 5659/2012; Cass. Civ., n. 20583/2013; Cass. Civ., 19937/2017.
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