Sull'istanza di rinvio dell'udienza per adesione all'astensione di categoria inviata dall'avvocato via PEC

Redazione scientifica
23 Aprile 2020

Nell'ambito del processo penale, pur ammettendo la possibilità di avvalersi della posta elettronica certificata per l'istanza di rinvio dell'udienza per adesione del difensore all'astensione di categoria, la giurisprudenza ritiene che, in caso di omesso esame della suddetta istanza, la parte debba dimostrare non solo il regolare arrivo della PEC ma anche il suo tempestivo inoltro al giudice procedente.

Istanza di rinvio a mezzo PEC. Lo ha ribadito la Suprema Corte con la sentenza n. 12501/20, depositata il 20 aprile, decidendo sul ricorso proposto dal difensore di un imputato al quale era stata applicata la misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria in relazione al reato di furto aggravato contestatogli. Il difensore lamenta violazione del diritto di difesa ex art. 24 Cost. in quanto, nonostante avesse fatto pervenire via PEC alla Cancelleria del Tribunale del riesame la dichiarazione di adesione all'astensione dall'attività giudiziaria deliberata dall'organizzazione unitaria di categoria in riferimento all'udienza relativa all'applicazione della suddetta misura, il Tribunale aveva regolarmente celebrato l'udienza.

Prova della ricezione e dell'inoltro al giudice procedente. In tema di esercizio del diritto di sciopero degli avvocati in materia penale, la Corte ricorda che l'art. 1, comma 1, lett a), del codice di autoregolamentazione esclude la possibilità di astensione in riferimento alle udienze afferenti misure cautelari, come nel caso di specie.
Viene inoltre osservato che «La richiesta di rinvio per adesione all'astensione dalle udienze proclamata dai competenti organismi della categoria può essere trasmessa, secondo quanto stabilito dall'art. 3 del Codice di Autoregolamentazione delle astensioni dalle udienze degli avvocati, anche a mezzo posta elettronica certificata alla cancelleria del giudice procedente» (Cass. Pen. n. 35683/2018). Di conseguenza, fermo restando che la PEC costituisce un mezzo tecnico di comunicazione idoneo ad assicurare la provenienze della stessa e il recapito presso la cancelleria tramite generazione della ricevuta di accettazione e consegna, l'orientamento giurisprudenziale ormai consolidato evidenzia l'onere, per la parte che intenda dolersi in sede di impugnazione dell'omesso esame della sua richiesta o comunicazione, di accertarsi non solo del regolare arrivo della PEC o del fax, ma anche del suo tempestivo inoltro al giudice procedente.
Posto che nel caso di specie il ricorrente non assolto tale onere dimostrativo, il ricorso non può che essere rigettato.

(Fonte: www.dirittoegiustizia.it)

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