Tutela applicabile ratione temporis al contratto a tempo determinato: nullità ab origine del termine
15 Aprile 2020
Se la sentenza con la quale il contratto di lavoro a tempo determinato è convertito in uno a tempo indeterminato, è stata pronunciata successivamente all'entrata in vigore del d.lgs. n. 23 del 2015, troveranno applicazione le tutele previste da quest'ultimo decreto?
Per la corretta individuazione della disciplina legale applicabile ratione temporis è necessario fare riferimento non al momento in cui la sentenza di conversione è stata emessa, bensì a quello di stipulazione dell'originario contratto.
Secondo quanto disposto al secondo comma dell'art. 1, d.lgs. n. 23 del 2015, le disposizioni del medesimo decreto trovano applicazione anche nei casi di conversione, successiva al 7 marzo 2015, di un contratto di lavoro a termine in uno a tempo indeterminato.
Tuttavia, è bene rammentare, la sentenza con quale è stata accertata la nullità della clausola appositiva del termine ha natura dichiarativa e non costitutiva, sicché gli effetti della conversione si produrranno ex tunc, decorrendo essi sin dall'illegittima stipulazione del contratto a termine.
Tale interpretazione si presenta come quella maggiormente conforme al dettato costituzionale, tenuto conto che la diversa soluzione ermeneutica determinerebbe un'irragionevole disparità di trattamento tra lavoratori egualmente assunti con un contratto a termine prima del 7 marzo 2015, per i quali la conversione sia intervenuta a seguito di una sentenza dichiarativa della nullità ma pronunciata, per cause non dipendenti dalla loro volontà, prima o dopo suddetta data.
La disparità di trattamento non troverebbe una giustificazione giuridicamente valida.
Diversa soluzione si dovrebbe sostenere ove il vizio determinante la conversione non sussistesse ab origine, ma successivamente all'entrata in vigore del d.lgs. n. 23 del 2015 (ad es. continuazione del rapporto oltre i limiti temporalo ex lege fissati).
Cfr.: Cass. n. 823/2020 |