L’amministratore che non si aggiorna e convoca l’assemblea in ritardo può essere revocato dal giudice per gravi motivi?

06 Giugno 2019

L'amministratore del condominio, in quanto mandatario, deve espletare l'incarico con professionalità e correttezza per non interrompere la fiducia che i condomini ripongono nel loro rappresentante. I gravi motivi, indicati dal legislatore...
Massima

Il requisito di cui all'art. 71-bis, lett. g, disp. att. c.c., cioè della frequentazione di un corso di formazione iniziale in riferimento all'art. 71-bis, comma 3, disp. att. c.c., va valutato con riferimento alla persona fisica che svolge l'attività di amministratore e la carenza dell'attività di formazione periodica non è indicata neppure dall'art. 71-bis come situazione che comporti la cessazione dell'incarico.

La norma ex art. 1129 c.c. indica come grave irregolarità la omessa convocazione dell'assemblea per l'approvazione del rendiconto. Tuttavia, se detta assemblea si svolge nel termine di legge (180 giorni ex art. 1130, n. 10, c.c.), ma tardivamente rispetto al termine fissato dal regolamento, al più si può porre un problema di tempestività della convocazione, che però non è indicata dal legislatore come ipotesi di grave irregolarità per di più rispetto al termine del regolamento, ridotto riguardo a quello legale.

Il caso

Alcuni condomini ricorrevano al Tribunale chiedendo la revoca dell'amministratore e titolare della omonima ditta individuale (subentrato, nell'attività di gestione condominiale, alla precedente società di cui egli stesso era stato liquidatore), attribuendo al medesimo più irregolarità tra le quali: l'insussistenza dei requisiti di professionalità di cui all'art. 71-bis, lett.g), disp.att.c.c.; la violazione dell'art. 1129, nn. 1) e 8), c.c. nonché ulteriori carenze, errori e violazioni che avrebbero minato i rapporti di fiducia tra le parti. Respinta la domanda i soccombenti proponevano reclamo dinanzi alla Corte di appello, che rigettava il gravame interposto con motivazioni più che condivisibili.

La questione

A base dell'azione incardinata in primo grado venivano formulate nei confronti dell'amministratore contestazioni specifiche ed addebiti generici, questi ultimi rigettati anche in sede di appello per essere la doglianza “aspecifica”. Per le prime confutazioni (requisiti dell'amministratore e mancata convocazione dell'assemblea ordinaria) merita attenzione l'iter seguito dal giudice per valutare se l'asserita illiceità del comportamento dell'amministratore fosse sufficiente a dichiararne la revoca.

Le soluzioni giuridiche

Confermando la decisione di primo grado la Corte ha respinto l'appello per l'aspetto inerente alla prospettata assenza, in capo al soggetto, dei requisiti necessari per espletare la funzione di amministratore. Coincidendo, infatti, la ditta individuale cui era stata affidata la gestione del condominio con la persona fisica del titolare ed accertato che questi, nell'arco dei tre anni precedenti all'entrata in vigore della riforma e per un anno, aveva svolto attività di amministratore dello stesso condominio presso altra società, risultavano soddisfatte le condizioni previste dall'art. 71-bis. Evidenziava, comunque, la Corte che la carenza dell'attività di formazione non è indicata neppure nell'art. 71-bis come situazione che comporti la cessazione dell'incarico (nella specie: il revocando amministratore aveva fatto un solo corso di aggiornamento professionale al quale non era seguita la successiva formazione periodica).

Per l'asserita omessa comunicazione dei dati previsti dall'art. 1129, comma 12, n. 8, c.c. e degli altri elementi necessari per lo svolgimento dell'attività di amministrazione la doglianza è stata respinta poiché, dagli atti di causa era emerso che i condomini erano stati avvisati in modo sufficientemente chiaro del cambio di amministrazione e delle relative notizie.

Quanto, infine, alla presunta omessa convocazione dell'assemblea il giudice di secondo grado ha respinto l'appello poiché tale convocazione era stata effettuata nel periodo in cui l'amministratore – come persona fisica - operava nell'ambito della precedente società che aveva gestito il condominio ed alla quale doveva essere ascritto tale atto. In questo senso, quindi, si poteva parlare di una carenza di legittimazione passiva dell'amministratore del quale era stata chiesta la rimozione. Malgrado ciò la Corte, come considerazione dalla stessa definita ad abundantiam, ha affermato che il semplice ritardo nella convocazione della riunione assembleare non è stato considerato dal legislatore come ipotesi di grave irregolarità.

Osservazioni

L'ordinanza della Corte di appello veneziana coglie nel segno ed è la prova di come le gravi irregolarità, che quasi sempre vengono associate tra loro per dare forza alla domanda di revoca del rappresentante condominiale, devono avere un fondamento giuridico obiettivo, non pretestuoso e determinante per dimostrare che vi sia stata un'effettiva violazione delle norme in materia.

Che il fine del legislatore sia stato quello di garantire che la gestione dell'ente condominiale sia affidata a soggetti competenti e dotati di tutti i requisiti morali è pacifico, e questo emerge dal complesso dei precetti contenuti nell'art. 71-bis disp.att.c.c. Altrettanto evidente che la professionalità e qualità dell'amministratore deve passare per la frequentazione del corso di formazione iniziale e di aggiornamento periodico in materia condominiale (lett. g). Ugualmente indiscutibile, però, che tale obbligo, se non rispettato, non ha trovato spazio tra le gravi irregolarità che portano alla revoca giudiziale dell'amministratore (art. 1129, comma 12, c.c.).

A fronte di tali considerazioni, tuttavia, poiché è stato sempre rilevato che le gravi irregolarità indicate nell'art. 1129, comma 12, c.c., rappresentano esempi tassativi di violazioni ma non un elenco esaustivo,come del resto siricava dal testo della norma (con l'uso dell'espressione «….costituiscono, tra le altre, gravi irregolarità») si può ritenere che la presenza del requisito di professionalità possa, oggi, essere considerato un requisito primario per l'esercizio dell'attività di amministratore, anche tenuto conto che è stata creata una normativa ad hoc (d.m. n. 140/2014), che regolamenta l'attività di formazione e di aggiornamento degli amministratori in un'ottica di garantirne, migliorarne e perfezionarne la competenza tecnica, scientifica e giuridica.

Alla domanda se la nomina di un amministratore privo di attestato di professionalità possa incidere sulla validità della delibera la giurisprudenza ha dato risposte univoche. È stato affermato, infatti, che l'amministratore, che non attende all'obbligo di formazione periodica di cui all'art. 71-bis disp. att. c.c., commette grave irregolarità che può dar luogo a revoca, ma la delibera di nomina non è affetta da irregolarità (Trib. Verona 13 novembre 2018, n. 2515). Parimenti è stato deciso che la nominadell'amministratore sprovvisto del certificato di partecipazione ai corsi di formazione, può valere come motivo di revoca dello stesso da fare valere nella opportuna sede, ma non incide sulla validità della delibera (Trib. Milano 27 marzo 2019, n. 3145), ed ancora è stato stabilito che la mancata frequentazione del corso diformazione periodica rende illegittima la nomina dell'amministratore di condominio nel senso che l'amministratore non potrà assumere incarichi per l'anno successivo e che la sua nomina ènulla (Trib. Padova 24 marzo 2017, n. 818). In questo senso, quindi, la Corte si è correttamente uniformata all'esistente orientamento giurisprudenziale.

Per quanto concerne, poi, la grave irregolarità ascrivibile alla omessa convocazione dell'assemblea per l'approvazione del rendiconto (art. 1129, comma 12, n. 1, c.c.) la Corte, nel respingere la domanda di revocadell'amministratore, in realtà fondata su di un ritardo ma non sul mancato invito alla riunione, ha posto l'accento sulla differenza tra le due situazioni. Differenza che, peraltro, emerge chiaramente dalla lettera della legge, che parla solo di omessa convocazione o ripetuto rifiuto nel caso in cui l'assemblea sia chiamata a votare per la revoca o nomina dell'amministratore, ovvero in tutti gli altri casi previsti dalla legge.

Tale ritardo non può, quindi, costituire grave irregolarità tanto più se la convocazione, pur se abbia superato i termini indicati dal regolamento di condominio (nella specie: 60 giorni dalla chiusura del bilancio), sia avvenuta nel rispetto dei 180 giorni fissati dall'art. 1130, n. 10, c.c. Come ritenuto dal giudicante è, dunque, corretto parlare di problema di tempismo della convocazione, ipotesi non considerata grave inadempimento da parte dell'amministratore.

In merito al rapporto sussistente tra la normativa del 2012, che ha fissato il termine massimo entro il quale convocare l'assemblea per la rendicontazione, e clausola del regolamento condominiale precedente all'entrata in vigore della legge di riforma, evidenziato che nella specie si verte in ambito di disposizioni meramente “regolamentari”, è stato affermato (anche se con riferimento a situazione differente ed avente ad oggetto il divieto di detenere animali in appartamento) che la disposizione contenuta nella legge sopravvenuta deve ritenersi applicabile a tutte le norme con essa contrastanti, indipendentemente dalla natura dell'atto che le contiene (regolamento contrattuale o assembleare) ed indipendentemente dal fatto che questo sia anteriore o posteriore alla novella del 2012 (Trib. Cagliari 22 luglio 2016). Pertanto, per quanto concerne il caso specifico, pur non sussistendo tra le due norme un vero e proprio contrasto, ben può ritenersi che ove l'amministratore non rispetti il termine previsto dal regolamento di condominio non vi sarebbe alcuna violazione grave a patto che – si ripete - si rimanga nei limiti di cui all'art. 1130 cit.

Per concludere, l'ordinanza veneta dimostra che per ottenere la revoca giudiziaria dell'amministratore non è sufficiente addurre soggettive ipotesi di gravi irregolarità, poiché rientra nel libero apprezzamento del giudice valutarne la sussistenza e la loro compatibilità con il dettato della legge e ciò trova conforto in altro precedente giurisprudenziale, secondo il quale lo strumento dell'istanza di revoca ex art. 1129 c.c. ha l'esclusivo compito di portare all'attenzione del tribunale condotte che, per essere indici sia di negligenza macroscopica da parte dell'amministratore che di dannosità potenzialmente significativa, giustificano un intervento invasivo (in quanto sostitutivo della volontà assembleare) quale quello di rimozione dell'organo gestorio (Trib. Roma, 10 febbraio 2017, n. 1182).

Guida all'approfondimento

Zeba, Alcune considerazioni critiche sulle modalità di aggiornamento degli amministratori condominiali, in Condominioweb. com, 7 gennaio 2019;

Rezzonico, Status professionale e responsabilità dell'amministratore, in Condominio e responsabilità, Milano, 2018, 377 e ss.;

Gallucci, Cosa fare se si scopre che l'amministratore non ha mai frequentato un corso, in Condominioweb. com, 3 agosto 2018;

Scalettaris, I requisiti di formazione per l'amministratore di condominio, in Arch. locazioni, 2017, 707;

Gallucci, La convocazione dell'assemblea di condominio, Milano, 2016

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