Contribuente sanzionato anche se l'infedeltà è del commercialista
17 Maggio 2019
Anche se le irregolarità sul condono sono commesse dal commercialista, le sanzioni fiscali sono pagate dal contribuente. È l'esito dell'ordinanza del 15 maggio 2019 n. 12901, con la quale la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un cliente di un commercialista, che aveva pagato soltanto una rata del condono tombale, perché il professionista gli avrebbe indicato la procedura ma non gli avrebbe comunicato i termini per i pagamenti.
Ed è vero che l'infedeltà dell'intermediario che, incaricato del pagamento dell'imposta e della trasmissione della dichiarazione dei redditi ometta di provvedervi, quand'anche accertata in sede penale, non esonera il contribuente dal pagamento dell'imposta stessa, rimanendo non dovuti soltanto gli interessi e le sanzioni; tuttavia, questo non era esattamente il caso in esame. Il contribuente, infatti, lamentava uno stato di ignoranza sulle scadenze dei versamenti. Secondo la V Sezione Penale, però, non basta uno stato di ignoranza per escludere la responsabilità dell'autore dell'infrazione, ma occorre che tale ignoranza sia incolpevole, cioè non superabile dall'interessato con l'uso dell'ordinaria diligenza. Ragion per cui la Corte ha potuto emanare il seguente principio di diritto: «In tema di sanzione tributaria l'elemento soggettivo della violazione, che può constare anche solo della colpa, comporta che al fine di escludere la responsabilità dell'autore dell'infrazione non basta uno stato di ignoranza circa la sussistenza dei relativi presupposti, ma occorre che tale ignoranza sia incolpevole, cioè non superabile dall'interessato con l'uso dell'ordinaria diligenza; quanto al riparto dell'onere probatorio, la prova dell'assenza di colpa grava quindi sul contribuente, sicché va esclusa la rilevabilità d'ufficio di una presunta carenza dell'elemento soggettivo, sotto il profilo della mancanza assoluta di colpa». |