Violazione degli obblighi di assistenza familiare. L’intervento di terzi esclude lo stato di bisogno?
07 Marzo 2019
Con riferimento al reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, lo stato di bisogno è escluso qualora intervengano terzi soggetti che si sostituiscono all'inerzia del soggetto tenuto alla somministrazione dei mezzi di sussistenza?
L'art. 570, comma 2, n. 2 c.p. punisce colui che fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti minorenni o inabili al lavoro, agli ascendenti o al coniuge che non è separato legalmente per sua colpa. Tale ipotesi di reato si realizza solo se sussistono, da una parte, lo stato di bisogno dell'avente diritto alla somministrazione dei mezzi di sussistenza e dall'altra, la concreta capacità economica dell'obbligato a fornirglieli. La condotta sanzionata presuppone uno stato di bisogno che deve essere apprezzato nel rapporto tra la persona o le persone che devono essere assistite e il soggetto obbligato; l'omessa assistenza, deve avere l'effetto di far mancare i mezzi di sussistenza, che comprendono, non solo quanto è necessario per la sopravvivenza vitale (quali il vitto e l'alloggio), ma anche gli strumenti che consentano, in rapporto alle reali capacità economiche e al regime di vita personale del soggetto obbligato, un sia pur contenuto soddisfacimento di altre complementari esigenze della vita quotidiana (quali, ad es., abbigliamento, libri di istruzione per i figli minori, mezzi di trasporto, mezzi di comunicazione – Cass. pen., Sez. VI, 21 novembre 2012, n. 49755). Per rispondere al quesito, è bene tenere presente che il delitto si consuma nel momento in cui l'agente fa mancare i mezzi di sussistenza all'avente diritto che versa in uno stato di bisogno, determinando, così, una situazione di pericolo idonea a produrre un danno nei confronti di questo. Poiché soggetto attivo del reato è colui sul quale gravano gli obblighi di assistenza, stabiliti dal codice civile, nei confronti dei componenti della famiglia (coniuge, ascendenti e discendenti), lo stato di bisogno non può essere escluso dall'intervento di terzi soggetti, coobbligati od obbligati in via subordinata. In ragione di ciò, il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare ex art. 570, comma 2 n. 2 c.p., si configura nei confronti del soggetto tenuto alla somministrazione dei mezzi di sussistenza, anche se uno dei suddetti soggetti terzi si sostituisca alla sua inerzia (Cass. pen., Sez. VI, 21 marzo 2012, n. 40823) ed è irrilevante la circostanza che l'opera di altri impedisca che il pericolo causato dal soggetto attivo si tramuti in danno. E' bene rilevare che lo stato di bisogno di questo, ricorre anche quando alla somministrazione dei mezzi di sussistenza provveda la madre o altri congiunti in mancanza di contribuzione da parte del padre (Cass. pen., Sez. VI, 19 marzo 1990, n. 12400)e che lo stato di bisogno e l'obbligo del genitore di contribuire al mantenimento dei figli minori non vengono meno quando questi ultimi siano in qualche modo assistiti economicamente da altri. Tali considerazioni sono valide anche nel caso in cui il soggetto passivo percepisca eventuali cespiti reddituali relativi a elargizioni a carico della pubblica assistenza (Cass. pen., Sez. VI, 13 novembre 2009, n. 2736; Cass. pen., Sez. VI, 1 dicembre 2003, n. 715), quali ad esempio l'inserimento in apposite strutture di recupero o il percepimento di pensione di invalidità da parte di minori affetti da malattie e menomazioni permanenti e croniche sia di natura fisica che psichica ed intellettiva. Rientrano, inoltre, nella categoria delle pubbliche provvidenze, le speciali misure tutorie di assistenza economica che l'ordinamento temporaneamente consente di adottare a fronte di situazioni legate alla presenza di un grave, attuale e concreto pericolo all'incolumità della persona, sempre che alle stesse non possa direttamente provvedere il soggetto sottoposto al programma di protezione (ad esempio, in applicazione di tale principio, la S.C. ha giudicato corretta la decisione impugnata che aveva affermato la sussistenza del reato sebbene l'avente diritto, figlia minore dell'imputato, percepisse un contributo mensile dallo Stato quale compagna di un collaboratore di giustizia - Cass. pen., Sez. VI, 22 ottobre 2014, n. 46060). In conclusione, quindi, in tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, lo stato di bisogno non è escluso dall'intervento di terzi, coobbligati od obbligati in via subordinata; pertanto, il reato si configura anche se uno di questi si sostituisca all'inerzia del soggetto tenuto alla somministrazione dei mezzi di sussistenza. |