Pierpaolo Ceroli
19 Dicembre 2018

La mediazione in senso giuridico è l'attività svolta da un terzo imparziale finalizzata all'assistenza di due o più soggetti, sia nella ricerca di un accordo per la risoluzione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa. In particolare, per mediazione tributaria, si intende una proposta di accordo che il contribuente inserisce nell'istanza di reclamo contro determinati atti emanati dall'Agenzia delle Entrate. Lo scopo di tale mediazione è dunque quello di evitare il ricorso alla giustizia tributaria per la risoluzione di quelle contestazioni risolvibili in sede amministrativa attraverso un esame volto ad anticipare l'esito ragionevolmente atteso del giudizio. Sostanzialmente, attraverso la mediazione, si offre al contribuente la possibilità di avvalersi di una procedura più snella ed immediata evitando così gli oneri e le lungaggini di una procedura giudiziaria ordinaria. La mediazione tributaria è un istituto di nuova costituzione in quanto trova applicazione con riferimento “agli atti suscettibili di reclamo notificati e decorrere dal 1° aprile 2012” e precisamente gli atti ricevuti dal contribuente a decorrere da tale data.Fino al 1° Gennaio 2016 tale procedura era limitata ai soli atti emessi dall'Agenzia delle Entrate, ma a seguito dell'entrata in vigore delle riforme di cui dall'art. 9 lett. l) D.Lgs. 156/2015, da tale data sarà possibile applicare tale istituto agli atti emessi da qualsiasi ente impositore (es. Dogane, Comuni, Regioni, Province ecc.).
Inquadramento

L'istituto della mediazione nasce dall'intento del Legislatore di consentire a soggetti interessati ad agire in giudizio, di ricorrere ad una procedura semplificata di conciliazione delle controversie civili e commerciali, evitando così più lunghe e dispendiose procedure giudiziarie. In particolare, è possibile ricorrere ad organismi professionali indipendenti, iscritti in appositi registri tenuti presso i Tribunali, i quali hanno il compito di “assistere le parti nella ricerca di un accordo amichevole o per la formulazione di una proposta per la risoluzione della controversia stessa”.

Recentemente tale istituto ha trovato la sua ragione d'essere anche in sede fiscale, estendendo così i principi e la ratio ispiratrice della mediazione giuridica anche al campo tributario.

L'art. 17-bis, inserito nel D.Lgs. n. 546/1992 dall'art. 39 del D.L. 6 luglio 2011, n. 98 e modificato dall'art. 9 D.Lgs. 156/2015, prevede, infatti, come obbligatoria il ricorso alla mediazione tributaria se il valore della causa non è superiore a 50 mila euro.

Tale limite è stato variato dal precedente di euro 20.000,00 a seguito dell'entrata in vigore della c.d. Manovra correttiva di aprile 2017, D.L. 50/2017, art. 10 (G.U. 24.04.2017, n. 95, S.O. n. 20 in vigore dal 24.04.2017). La modifica si applica agli atti impugnabili notificati a decorrere dal 1.01.2018. Pertanto per tutti gli atti notificati entro il 31.12.2017 si fa riferimento ancora al vecchio limite di 20.000; ciò per consentire l'effettuazione dei necessari adeguamenti organizzativi dei sistemi informativi che gestiscono gli atti impugnabili e le controversie, nonché le avvertenze recate dagli atti e al fine di rendere edotto il contribuente in ordine a tale modifica normativa, in attuazione dell'art. 6 della L. 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto dei diritti del contribuente), come specificato dalla stessa Agenzia.

Ai fini della corretta individuazione del limite da applicare all'atto notificato inviato dall'Ente impositore nel periodo a cavallo tra il 2017 ed il 2018, l'Agenzia delle Entrate con la Circolare 22 dicembre 2017 n. 30/E/2017 ha chiarito chela notifica si considera perfezionata al momento della ricezione dell'atto da parte del contribuente e, dunque, rileva la data in cui la notifica si perfeziona per il destinatario. Ne consegue che, se l'atto è notificato a mezzo posta anteriormente al 1° gennaio 2018, ma ricevuto dal contribuente successivamente a tale data, l'eventuale controversia innanzi alla Commissione tributaria provinciale, anche di valore superiore a ventimila e fino a cinquantamila euro, ricade nell'ambito di applicazione dell'articolo 17-bis del D.Lgs. n. 546 del 1992.”.

Presupposti e ambito di applicazione

Poiché la mediazione tributaria è istituto diverso dalla mediazione disciplinata dal D.Lgs n. 28/2010, che opera relativamente alla “conciliazione di una controversia civile e commerciale vertente su diritti disponibili”, il Legislatore ha individuato sulla base di specifici criteri, una tipologia di controversie rispetto alle quali il ricorso deve essere preceduto da una fase preliminare di carattere amministrativo. Nella specie, i criteri individuati dalla norma attengono:

  1. alla tipologia di atto impugnato, che prima della riforma era limitato ai soli atti emessi dall'Agenzia delle Entrate, adesso esteso agli atti emessi da qualunque Ente impositore;
  2. alla parte resistente nell'eventuale giudizio;
  3. al valore della controversia che non deve essere superiore a 20.000,00 euro per atti notificati fino al 31.12.2017; 50.000,00 euro per atti notificati dal 01.01.2018.

In evidenza: valore della controversia

Il valore della controversia va determinato con riferimento a ciascun atto impugnato ed è dato dall'importo del tributo contestato dal contribuente con il ricorso, al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni irrogate.

In caso di impugnazione di sole sanzioni il valore della lite è dato dalla somma delle sanzioni contestate. Infine, in ipotesi di rettifiche di perdite il valore sarà dato dall'imposta cd. “virtuale”. Sul punto, la Circolare 12/E/2016 precisa che restano valide le indicazioni relative alle modalità di calcolo del valore della controversia laddove l'avviso di accertamento rettifichi le perdite dichiarate, in quanto in proposito non sono state apportate modifiche all'articolo 17-bis del D.lgs. n. 546/1992.

I giudici della Corte Costituzionale, con l'Ordinanza n. 38/2017, salvano l'istituto in esame dichiarando manifestamente inammissibili le questioni sottoposte al loro vaglio da parte della CTP di Milano, in particolare la questione relativa all'art. 24 e 111 Cost. Infondata, invece la questione relativa all'art. 3 Cost. per essere l'art. 17-bis riferito ai soli atti emessi dall'Amministrazione dello Stato e per importi superiori ai ventimila euro.

Innanzitutto va osservato che la mediazione tributaria introdotta dall'impugnato art. 17-bis cosituisce una forma di composizione pregiurisdizionale delle controversie basata sull'intesa raggiunta, fuori e prima del processo, dalle stesse parti, che agiscono, quindi, su un piano di parità. È dunque questione consolidata per la Corte Costituzionale che siffato procedimento conciliativo, non riconducibile alla mediazione, preprocessuale, il cui esito positivo è rimesso anche al consenso dello stesso contribuente, possa violare il suo diritto di difesa, il principio ragionevolezza o, tanto meno, il diritto a non essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.

Una delle analisi affrontate dalla Corte è che il Legislatore ha voluto perseguire l'interesse generale alla deflazione del contenzioso tributario in modo ragionevole, prevedendo il rinvio dell'accesso al giudice con riguardo alle liti che notoriamente rappresentando il numero più consistente delle controversie tributarie ed, al contempo, a quelle di esse che comportano le minori conseguenze finanziarie sia per la parte privata che per quella pubblica. Tale scelta è frutto di un corretto esercizio della discrezionalità legislativa, non censurabile né sul piano del diritto alla tutela giurisdizionale, né su quello del rispetto dei princìpi di uguaglianza e ragionevolezza.

In evidenza: rapporto con l'accertamento con adesione

La mediazione tributaria va ad aggiungersi all'accertamento con adesione, nei casi in cui è possibile presentare la relativa istanza. Per i contribuenti si apre quindi la duplice possibilità di percorrere due strade, prima con l'istanza di adesione, poi se l'adesione non si perfeziona, con la nuova mediazione tributaria.

Il tutto a vantaggio degli stessi contribuenti i quali si vedono dilatare i tempi di presentazione del ricorso, e quindi anche dell'eventuale pagamento, ma soprattutto hanno la possibilità di esperire ben due iniziative conciliatorie che non si escludono a vicenda.

In una nota diffusa il 20 aprile 2017, l'Associazione Nazionale dei Commercialisti esprime delle perplessità sulla novità introdotta dalla Manovra (DL 50/2017), secondo cui la struttura della mediazione tributaria fa sì che attualmente corrisponda ad una duplicazione della procedura già prevista dall'art. 6comma 2 del D.Lgs. n. 218/97 (accertamento con adesione), con l'unica differenza che il soggetto interlocutore anziché essere l'Ufficio Controllo dell'Agenzia delle Entrate è l'Ufficio Legale della stessa Agenzia.

E' dunque indispensabile che il Legislatore intervenga per garantire nella mediazione tributaria, adottando il medesimo schema che sta alla base della mediazione civile, il rispetto del principio dell'autonomia e della terzietà.

In evidenza: Tributi esclusi dalla mediazione tributaria

L'Agenzia delle Entrate con la Circolare 30/E/2017 ha chiarito che l'istituto in commento non si applica alle controversie relative alle risorse proprie tradizionali comunitarie, quali, in specie, “prelievi premi, importi supplementari o compensativi, importi o elementi aggiuntivi, dazi della tariffa doganale comune e altri dazi fissati o da fissare da parte delle istituzioni dell'Unione sugli scambi con paesi terzi, dazi doganali sui prodotti che rientrano nell'ambito di applicazione del trattato, ormai scaduto, che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, nonché contributi e altri dazi previsti nell'ambito dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero”.

Estendendo anche al reclamo/mediazione l'indisponibilità dei tributi costituenti risorse proprie comunitarie, come già avviene nell'ambito delle procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento (ex art. 7 L. n. 3/2012) e definizione agevolata delle controversie tributarie (ex art. 11 DL n. 50/2017).

Istanza di mediazione

Con l'istanza di reclamo il contribuente avanza alla competente struttura dell'Agenzia delle Entrate, o altro Ente impositore, una proposta motivata di mediazione, oltre ad indicare i motivi per i quali intende chiedere al giudice tributario l'annullamento totale o parziale dell'atto.
Il nuovo istituto produce, pertanto, due effetti, da una parte svolge una funzione pre-processuale di chiamata in giudizio dell'Agenzia, dall'altra avvia una fase amministrativa nel corso della quale il contribuente e la stessa Agenzia delle Entrate possono giungere ad una revisione della pretesa tributaria.
Il comma 2 dell'art. 17-bis fissa anche il termine di 90 giorni entro il quale si svolge la fase di esame preliminare, il cui scopo è appunto quello di consentire, qualora sussistono i presupposti, la risoluzione stragiudiziale della controversia mediante il raggiungimento di un accordo di mediazione.

L'Agenzia delle Dogane con la Nota n. 75042/RU del 5 luglio 2017 precisa che dalle indicazioni fornite dall'Avvocatura Generale dello Stato, emerge che, qualora la fase amministrativa del reclamo/mediazione dovesse definirsi con un provvedimento notificato al contribuente prima dei 90 giorni, quest'ultimo potrà costituirsi in giudizio nei 30 giorni successivi alla scadenza dei 90 giorni previsti al comma 2 dell'art. 17-bis del D. Lgs. n. 546/1992, mentre l'Agenzia ne avrà a disposizione 60, sempre decorrenti dalla scadenza dei 90 giorni. In tal senso, precisano dalle Dogane, devono ritenersi superate le istruzioni impartite a pag. 21 della Circolare n. 21/D del 2015, laddove era stato indicato che, qualora la fase amministrativa si fosse conclusa con un provvedimento notificato al contribuente prima della scadenza dei 90 giorni, quest'ultimo avrebbe avuto l'onere di costituirsi in giudizio entro 30 giorni decorrenti dal perfezionamento nei suoi confronti della notificazione dell'atto con il quale si era chiusa la fase amministrativa.

In evidenza: sospensione feriale per la mediazione

Ai sensi del comma 2 dell'art. 17-bis D.Lgs. 546/1992, modificato dal D.Lgs. 156/2015 a decorrere dal 01.01.2016, non è più valido quanto disponeva l'Agenzia delle Entrate nella Circolare n. 22 del 11 giugno 2012 nella quale si specificava che non si applicava la sospensione feriale dei termini nella procedura di mediazione. La riforma del contenzioso tributario contenuta nel Decreto ha invece modificato la disciplina della sospensione feriale che diventa più breve [1° agosto –31 Agosto] e accessibile anche in caso di reclamo e mediazione. Si legge infatti al citato comma 2 “ Il ricorso non è procedibile fino alla scadenza del termine di novanta giorni dalla data di notifica, entro il quale deve essere conclusa la procedura di cui al presente articolo. Si applica la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale”.

Contenuto dell'istanza e documenti da allegare

Poiché l'art. 17-bis ha istituito nell'ambito del giudizio tributario una fase amministrativa pre-processuale, avente la funzione di consentire un preliminare esame della fondatezza dei motivi del ricorso ed, eventualmente, mediante il raggiungimento dell'accordo di mediazione, di evitare lunghe e dispendiose procedure giudiziarie, è evidente che l'istanza debba contenere i motivi di fatto e di diritto proposti nel ricorso. Questa necessaria coincidenza dei motivi è dovuta al fatto che, a seguito dell'inutile decorso della fase di mediazione, l'istanza produce gli effetti del ricorso giurisdizionale.

Nell'istanza vanno indicati:

  1. la Direzione nei cui confronti è avviato il procedimento amministrativo, ossia “la struttura che ha emanato l'atto impugnato o non ha emanato l'atto richiesto”;
  2. il contribuente e il suo legale rappresentante. Al riguardo si fa presente che nelle controversie di valore pari o superiore a € 3.000,00 (importo aumentato dalle modifiche introdotte dall'art. 9 lett. e) D.Lgs. 156/2015 all'art. 12 D.lgs. 546/1992), il soggetto abilitato a presentare l'istanza è il Difensore;
  3. l'atto impugnato e l'oggetto dell'istanza;
  4. i motivi.

Nell'istanza dovrà anche essere indicato il valore della controversia al fine di stabilire il carattere obbligatorio della mediazione, oltre ad una motivata proposta di mediazione, completa della rideterminazione dell'ammontare della pretesa.

L'Ufficio chiamato in causa, poiché ha la necessità di effettuare un esame preliminare circa la fondatezza dei motivi di impugnazione dell'atto, deve poter esaminare i documenti che devono essere prodotti dal contribuente in originale o fotocopia e precisamente la copia dell'atto impugnato e la copia di tutti i documenti, che in caso di esito negativo del procedimento di mediazione e di eventuale costituzione in giudizio, il contribuente intende allegare al ricorso e depositare presso la segreteria della commissione tributaria, con il proprio fascicolo di causa.

In evidenza: quando è dovuto il contributo unificato

Il contributo unificato è dovuto esclusivamente nel caso in cui il contribuente, a seguito dell'esito infruttuoso del procedimento di mediazione, provveda a depositare il ricorso presso la segreteria della Commissione tributaria provinciale.

Effetti processuali della presentazione dell'istanza

Decorso il termine dei 90 giorni, previsto dal comma 2 dell'art.17-bis del D.Lgs. n° 546/1992, senza il raggiungimento di alcun accordo il ricorso con effetti di reclamo potrà essere depositato in Commissione Tributaria, senza necessità di notificare nuovamente l'atto all'Ente impositore in quanto l'istanza presentata equivale alla notificazione del ricorso (effetto chiamata in giudizio).

Successivamente alla presentazione dell'istanza, l'Ufficio competente procede secondo le modalità di seguito illustrate:

  1. in primo luogo esamina se ricorrono i presupposti e requisiti, fissati dall'art. 17-bis, per la presentazione dell'istanza;
  2. procede a verificare la fondatezza dei motivi in base ai quali l'istante contesta l'atto impugnato, chiedendone l'annullamento totale o parziale oppure la rideterminazione della pretesa;
  3. se non sussistono i presupposti per l'annullamento, l'Ufficio valuta la proposta di mediazione eventualmente formulata dal contribuente;
  4. l'Ufficio, qualora non sia presente una proposta di mediazione avanzata dal contribuente, può valutare se esiste la possibilità di pervenire ad un accordo e, quindi, può formulare esso stesso una proposta di mediazione comprensiva dell'eventuale rideterminazione della pretesa ed invita il contribuente ad un contraddittorio;
  5. qualora non si ravvisino i presupposti per la conclusione di una mediazione, l'Ufficio formula una proposta che consenta al contribuente di accettare l'intero importo del tributo, accertato con l'atto impugnato al solo fine di beneficiare della conseguente riduzione delle sanzioni irrogate;
  6. in tutti gli altri casi l'Ufficio provvede al diniego.

È importante sottolineare che anche in assenza di una proposta di mediazione avanzata dal contribuente, l'Ufficio deve valutare comunque se sussistono i presupposti per la mediazione e precisamente:

  • l'incertezza delle questioni controverse (laddove la posizione assunta nell'atto impugnato contrasta con un orientamento giurisprudenziale consolidato, tale da indurre a ritenere che un eventuale ricorso per Cassazione potrebbe effettivamente essere dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte);
  • il grado di sostenibilità della pretesa (l'Ufficio esamina le questioni di fatto basandosi sostanzialmente sul grado di sostenibilità della prova in giudizio considerando che una scarsa sostenibilità della pretesa sia comunque sufficiente a motivare la mediazione);
  • il principio di economicità dell'azione amministrativa (inteso come il principio di ottimizzazione economica delle risorse, dei procedimenti che non devono essere gravati di oneri inutili e dispendiosi, cercando di pervenire ad una celere conclusione dell'attività amministrativa, sempre nel rispetto dei principi di legalità, efficacia, imparzialità, pubblicità e trasparenza).
L'accordo di mediazione

L'Ufficio, qualora ritenga sussistenti i presupposti della mediazione, procede sulla base delle seguenti modalità:

  1. se nell'istanza il contribuente ha indicato una motivata proposta di mediazione che presenta i presupposti per un accoglimento integrale, lo stesso Ufficio invita il contribuente a sottoscrivere il relativo accordo, contenente l'indicazione specifica degli importi risultanti dalla mediazione e le modalità di versamento degli stessi;
  2. in assenza di una proposta di mediazione inserita nell'istanza, l'Ufficio comunica una propria proposta di mediazione completa della rideterminazione della pretesa tributaria, contenente anche i recapiti e il nominativo del funzionario incaricato in modo da consentire un immediato contatto con l'Ufficio per la sottoscrizione dell'accordo o per avviare un contraddittorio;
  3. negli altri casi in cui non reputi possibile o opportuno formulare immediatamente una proposta di mediazione, l'Ufficio invita il contribuente al contraddittorio. Per tale comunicazione non sono previste particolari forme, tale invito può avvenire anche mediante posta elettronica ordinaria.

La conclusione dell'accordo di mediazione individua il momento a partire dal quale decorre il termine per effettuare il pagamento che conclude la mediazione. Solitamente ciò si perfeziona mediante sottoscrizione da parte dell'Ufficio e del contribuente di un atto contenente, oltre all'indicazione specifica degli importi risultanti dalla mediazione (tributo, interessi, sanzioni), anche delle modalità di versamento degli stessi (comprese le modalità di rateizzazione delle somme dovute).
A seguito del perfezionamento della mediazione, la pretesa tributaria viene definitivamente rideterminata e il rapporto giuridico tributario, si intende definito e non ulteriormente contestabile. Ciò significa che la mediazione una volta conclusasi non è impugnabile, in quanto viene meno l'interesse ad agire in giudizio: l'eventuale ricorso sarebbe inammissibile.

In relazione al contenuto dell'accordo di mediazione l'Agenzia delle Dogane, nella Nota n. 75042/RU del 5 luglio 2017, precisa che lo stesso deve contenere gli importi, i termini e le modalità di pagamento (unica soluzione o rateazione). Inoltre l'Avvocatura Generale dello Stato ha raccomandato di prevedere, in sede di definizione dell'accordo di mediazione con il contribuente, specifiche clausole pattizie nelle quali sia precisato che le spese sostenute per la conclusione dell'accordo debbano essere interamente compensate tra le parti.

In evidenza: Riduzione sanzione e possibilità di rateizzazione in caso di mediazione

A seguito delle modifiche apportate all'art. 17-bis D.Lgs. n. 546/1992 dall'art. 9 c.1 lett. l) D.Lgs. n. 156/2015, è stato disposto che:

  • in caso di mediazione la sanzione sarà pari al 35% del minimo previsto dalla legge, che come evidenziato nella Circolare 38/E/2015 è una percentuale che si colloca al centro tra la riduzione che si potrebbe ottenere in sede di accertamento con adeisone (1/3) e conciliazione in primo grado (40%);
  • è ammesso il pagamento rateale delle somme dovute ai sensi dell'art. 8 D.Lgs. 19 Giugno 1997 n. 218

L'Agenzia delle Entrate con la Circolare 29 Dicembre 2015 n. 38, inoltre, chiarisce che per le mediazioni pendenti alla data del 1° Gennaio 2016 si applicano le nuove disposizioni sul processo tributario in particolare per quanto attiene:

  • riduzione delle sanzioni;
  • modalità di pagamento;
  • la possibilità di porre in essere la conciliazione giudiziale.

In evidenza: Entrata in vigore delle novità introdotte dal D.Lgs. n. 156/2015

In linea generale le novità introdotte dall'art. 9 c. 1 lett. l) D.Lgs. n. 156/2015 in tema di mediazione entreranno in vigore dal 1° Gennaio 2016, ma l'Agenzia delle Entrate con la Circolare 29 Dicembre 2015 n. 38 ha chiarito che per le mediazioni pendenti alla suddetta data potranno comunque essere applicate le nuove disposizioni sul processo tributario in particolare per quanto attiene:

  • riduzione delle sanzioni;
  • modalità di pagamento;
  • la possibilità di porre in essere la conciliazione giudiziale.

A contrario, se alla suddetta data la procedura è perfezionata a seguito del pagamento del quantum accordato la riduzione delle sanzioni e le modalità di pagamento resteranno soggette alla previgente normativa.

Provvedimento di diniego

Un ulteriore opzione che potrebbe profilarsi si verifica quando non vi sono i presupposti per procedere all'annullamento dell'atto o per concludere la mediazione, in questo caso l'Ufficio emette un provvedimento di diniego. Nel diniego vanno esposte in modo completo e dettagliato le ragioni di fatto e di diritto, poste a fondamento della pretesa tributaria, avendo presente che il contenuto del provvedimento di diniego, in caso di successiva costituzione in giudizio da parte del contribuente, varrà come atto di controdeduzioni.

Anche il diniego non è impugnabile, essendo il contribuente tutelato dalla facoltà di costituirsi in giudizio mediante il deposito del ricorso.

Fac-simile istanza di reclamo – mediazione

In evidenza: imposta di Bollo

Si fa presente che l'istanza presentata all'Ufficio non è assoggettabile all'imposta di bollo. (Agenzia delle entrate, Circolare 19 marzo 2012, n. 9/E)

COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE DI .......................................

RICORSO CON ISTANZA

ai sensi dell'art. 17-bis del D. Lgs. n. 546/1992

proposto dal Sig. ....................................................... (riportare dati identificativi, domicilio fiscale, C.F., PEC, difensore eventualmente nominato con relativi C.F. e PEC, domicilio eletto, ecc.)

contro

Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale/Regionale di ..............................................., con sede in ........................................., in persona del Direttore pro tempore,

in relazione

a ............................ (avviso di accertamento, iscrizione a ruolo, diniego di rimborso, ecc.) n. .................... notificato in data ...../....../..........., emesso dall'Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale/Regionale di ..................................... per far valere i fatti, i motivi e le richieste di seguito riportati

FATTO

.......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

MOTIVI

............................................................................................................................................................................

............................................................................................................................................................................

Per tutti questi motivi,

CHIEDE

a codesta Commissione tributaria provinciale, di voler ...................................................

Si dichiara che il valore della presente lite, ai fini del contributo unificato di cui al D.P.R. n. 115/2002, è di € ..................................

Luogo e data .......................................

Firma

..........................................

****

ISTANZA

ai sensi dell'art. 17-bis del D.Lgs. n. 546/1992

Il contribuente, Sig. ............................., come prima rappresentato, sulla base dei fatti e dei motivi sopra evidenziati

CHIEDE

che l'Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale/Regionale di ............................., in alternativa al deposito del ricorso che precede presso la Commissione tributaria provinciale, accolga in via amministrativa le richieste nel medesimo ricorso formulate.

Valore ai fini dell'art. 17-bis del D.Lgs. n. 546/92: € .........................................

[segue parte eventuale]

Formula altresì proposta di mediazione fondata sui seguenti

MOTIVI

1) .......................................................................................................................................................................

2) ......................................................................................................................................................................

Per quanto motivato, la pretesa verrebbe a essere così rideterminata:

imposta: € ........................................;

interessi: € ........................................;

sanzioni: € ........................................;

Comunica, in ogni caso, la sua disponibilità a valutare in contraddittorio la mediazione della controversia.

Per l'invito al contraddittorio, le comunicazioni e le notificazioni relative al presente procedimento, si indicano uno o più dei seguenti recapiti:

- via ..................................................., città ......................................,

- PEC:................................................................................................,

- telefono ..........................................................................................,

- fax ..................................................................................................,

- posta elettronica ordinaria: ..............................................................

Si allegano i seguenti documenti, richiamati nel ricorso:

1) ..........................................................................................

2) ..........................................................................................

3) ..........................................................................................

Luogo e data .......................................

Firma …………………………………

Procura speciale (eventuale) - Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, in ogni sua fase, stato e grado, ......................., con ogni facoltà di legge, incluse quelle di proporre reclamo e di mediare ai sensi dell'art. 17-bis del D. Lgs. n. 546/92, trattare, comporre, conciliare, transigere, rinunciare agli atti e accettare rinunzie farsi sostituire. Eleggo domicilio, anche per le notificazioni relative al procedimento di reclamo e mediazione, presso..............................

Luogo e data .......................................

La firma è autentica

…………………………………

Trattamento Fiscale e Contabile
Si ipotizzi che la società Alfa srl abbia ricevuto in data 1° dicembre dell'anno 201(X) un avviso di accertamento in cui il maggior imponibile accertato ammonta ad € 18.000,00 e le relative imposte ad € 6.000,00 oltre a sanzioni ed interessi. Il contribuente ha presentato in data 15 dicembre istanza di mediazione con proposta a chiusura di € 4.500,00. Successivamente in data 1° febbraio la proposta di mediazione viene accolta.
A livello contabile le scritture in partita doppia saranno:

01.12.201(X)

CE n.20)

SP B)II

Imposte Esercizi Precedenti

A

Fondo Imposte

6.000,00

Ricevuto Avviso d'Accertamento n. 3939039

01.02.201(X+1)

SP B)II

SP C)IV -1)

CE E)20

Fondo Imposte

a

#

Banca c/c

Sopravvenienza attiva non tassata

4.500,00

1.500,00

6.000,00

Perfezionamento della Mediazione relativa all'Avviso d'Accertamento n. 3939039

In dichiarazione avremo una variazione in aumento per l'anno 201(x)

E nell'anno 201(x+1) dovrà essere eseguita una variazione in diminuzione per €. 1.500,00 corrispondente alla parte “abbonata”.

Modalità di pagamento

Con Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate 22 marzo 2012 sono state estese, in attuazione dell'art. 2 del Decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze 8 novembre 2011, le modalità di versamento di cui all'articolo 17 del D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241, all' imposta di bollo, all'imposta di registro, all'imposta sulle successioni e donazioni, all'imposta ipotecaria, all'imposta catastale, all'imposta sostitutiva delle imposte ipotecaria e catastale su contratti di locazione finanziaria di immobili, alla tassa ipotecaria e alla tassa sulle concessioni governative, limitatamente, tra l'altro, all'istituto del reclamo e della mediazione.
Per consentire il versamento delle somme dovute a seguito del reclamo e della mediazione, con le modalità di cui al citato articolo 17 del D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241, si istituiscono i seguenti codici tributo da esporre nella sezione “Erario” esclusivamente in corrispondenza degli “Importi a debito versati”, per i quali si riportano anche le modalità di compilazione degli altri campi del modello di pagamento F24:

Si precisa che con l'estensione di reclamo e mediazione anche ai tributi amministrati dalle altre Agenzie Fiscali, ad opera dell'art. 9, comma 1, lettera l) del citato D.lgs. n 156/2015, in particolare dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l'Amministrazione Fiscale è intervenuta con la Risoluzione n. 33/E/2016 ad istituire i codici tributo per consentire il versamento, mediante il modello F24 Accise, delle somme dovute a seguito del perfezionamento degli istituti in parola.

Pace Fiscale D.L. 119/2018

Il D.L. 23/10/2018 n. 119, cosiddetto “Decreto Fiscale”, convertito con modifiche dalla L. 136/2018 G.U. n. 293 del 18/12/2018, ha previsto una serie di incentivi per i contribuenti destinatari di atti impositivi al fine di accedere alla cosiddetta “pace fiscale “ prevedendo, in linea generale, delle agevolazioni per chiudere le pendenze con il Fisco senza ricorrere alle Commissioni Tributaria, determinando così:

  • Un risparmio per il contribuente, che nella maggior pare dei casi dovrà pagare solo le imposte indicate nell'atto esclusi, quindi, interessi e sanzioni;
  • Una riduzione del contenzioso tributario.

In tale sede ci si soffermerà solo su gli strumenti di definizione agevolata che potrebbero qui interessare.

L'articolo 2 del citato decreto detta le regola per addivenire alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento. In tale caso, infatti, il contribuente destinatario di un avviso di accertamento, rettifica, liquidazione e/o atti di recupero notificati entro il 24.10.2018 (data di entrata in vigore del decreto fiscale) che quindi potrebbero essere oggetto di reclamo, potrebbe decidere di non esperire tare procedura aderendo all'avviso ricevuto versando esclusivamente l'importo delle imposte, ivi indicate, esclusi interessi, sanzioni ed accessori.

Sul punto l'Agenzia delle Entrate con il provvedimento n. 298724/2018 del 09/11/2018 ha dispostochel'anzidetta definizione agevolata:

- si applica agli atti emessi dall'Agenzia delle entrate e agli atti di accertamento ex art. 9 c. 3-bis D.L. 16/2012 emessi dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

- purché notificati entro il 24 ottobre 2018 non impugnati ed ancora impugnabili alla stessa data;

- si perfeziona con il pagamento dei tributi ed eventuali contributi indicati nell'atto, con esclusione solo degli importi per sanzioni amministrative, interessi ed eventuali accessori, attraverso il modello F24 o F23 - utilizzando i dati presenti nel prospetto per la compilazione del modello ricevuto unitamente all'atto da definire, indicando i codici tributo relativi alle somme dovute , il codice atto o il numero di riferimento, il codice ufficio e l'anno di riferimento - in unica soluzione o a rate (massimo 20 trimestrali di pari importo) entro il 23.11.2018 o, se più ampio, entro il termine utile per la proposizione del ricorso. Entro dieci giorni dal versamento in unica soluzione o della prima rata, il contribuente dovrà consegnare all'ufficio competente la quietanza dell'avvenuto pagamento. Le rate successive alla prima devono essere versate entro l'ultimo giorno di ciascun trimestre maggiorate degli interessi legali calcolati dal giorno successivo al termine di versamento della prima rata e, nel caso in cui, alle rispettive scadenze non fossero eseguiti i pagamenti si applicheranno le disposizioni di cui all'art. 15-ter D.P.R. 602/1973;

- se l'atto non richiede il pagamento di tributi e contributi, per avvalersi della definizione agevolata e ai fini del perfezionamento della stessa, il contribuente manifesta la volontà di definire tramite comunicazione in carta libera all'ufficio competente entro lo stesso termine previsto per il versamento per ciascun procedimento, direttamente o tramite raccomandata A/R o all'indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) dell'ufficio.

Viceversa nel caso in cui il contribuente avesse già impugnato l'atto potrà beneficiare delle disposizioni di cui all'articolo 6 D.L. 119/2018 relativo alla definizione agevolata delle controversie tributarie, cosiddetta definizione agevolata delle liti pendenti “bis”.

In tale caso, però, la “pace fiscale” è limitata alle controversie in cui è parte l'Agenzia delle Entrate, qualunque sia lo stato e grado di giudizio compreso quello in Cassazione. Inoltre, è necessario che:

  • il ricorso/reclamo in primo grado sia stato notificato entro la data di entrata in vigore della norma (24/10/2018).
  • non sia stata emessa una sentenza definitiva alla data di presentazione dell'istanza;
  • sia presentata, entro il 31 Maggio 2019, un'istanza a cura del ricorrente (o chi vi è subentrato o ne è legittimato) secondo le modalità di cui al Provvedimento dell'Agenzia delle Entrate del 18 Febbraio 2019 n. 39209;
  • sia pagato, entro il 31 Maggio 2019, un importo pari al valore della controversia (ex articolo 12, comma 2 D.Lgs. 546/1992) al netto di eventuali somme già versate a qualsiasi titolo in pendenza di giudizio, ridotto in base allo stato e grado di giudizio, nonché alla soccombenza o meno dell'Ufficio accertatore. Nello specifico il contribuente dovrà versare il 90% delle imposte intimate nel caso di ricorso pendente in primo grado; 40% della controversia nel caso di soccombenza dell'Agenzia delle Entrate in primo grado; 15% della controversia nel caso di soccombenza dell'Agenzia delle Entrate in secondo grado; in caso di accoglimento parziale del ricorso o soccombenza ripartita tra contribuente ed Agenzia delle entrate, l'importo del tributo al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni è dovuto per intero relativamente alla parte di atto confermata dalla pronuncia giurisdizionale e in misura ridotta per la parte di atto annullata; 5% nel caso di controversie tributarie pendenti innanzi alla Corte di Cassazione per le quali l'Ufficio risulti soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio. L'importo, determinato secondo le modalità anzidette, potrà essere versato in un'unica soluzione o a rate (massimo 20 trimestrali di pari importo, con scadenza per quelle successive alla prima il 31/08, 30/11, 28/02 e 31/05 di ciascun anno, maggiorate degli interessi legali calcolati dal 01/06/2019). Nel caso in cui nell'atto impugnato sono irrogate solo sanzioni non collegate ad un tributo, all'anzidetta scadenza si verserà il 15% del valore della controversia. Se, infine, non fosse dovuto alcun importo, la “pace fiscale” si perfezionerà con la sola presentazione dell'istanza.

Fac-simile - DOMANDA DI DEFINIZIONE AGEVOLATA DELLE CONTROVERSIE TRIBUTARIE PENDENTI

Ai fini del versamento dovranno essere utilizzati i codici tributo individuati con la Risoluzione n. 29 del 21/02/2019 senza la possibilità di utilizzare crediti in compensazione ai sensi dell'art. 17 del DLgs. 241/97. Inoltre, come chiarito nella circolare 6/E/2019 dalle somme da versare per effetto della definizione si scomputano quelle già corrisposte per effetto della riscossione frazionata, ma, in nessun caso, si ha diritto al rimborso, come ad esempio:

  • Somme pagate prima della presentazione della domanda di definizione a titolo di riscossione provvisoria (importi di spettanza dell'AgE pagati a titolo provvisorio per tributi, sanzioni amministrative, interessi, sempre che siano ancora in contestazione nella lite che si intende definire, nonché gli interessi per dilazione del pagamento delle somme iscritte a ruolo o affidate, sono esclusi gli importi di spettanza dell'agente della riscossione come aggi, spese per le procedure esecutive, spese di notifica, ecc.);
  • Somme versate ai fini della rottamazione-bis.

La presentazione dell'istanza all'ufficio competente e/o il pagamento dell'importo entro il 31.05.2019, come specificato dal comma 10 del citato articolo, non sospende automaticamente il processo ma sarà necessario che il contribuente presenti al giudice un'istanza di sospensione dalla quale risulti la volontà di voler aderire alla definizione agevolata; in tale caso la sospensione avrà durata fino al 10 Giugno 2019. Se entro l'anzidetto termine il contribuente depositerà presso l'organo giurisdizionale copia della domanda di definizione e del versamento degli importi dovuti o della prima rata, il processo sarà sospeso fino al 31 Dicembre 2020. Passato tale termine, se non è presentata istanza di trattazione della controversia dall'interessato il processo è dichiarato estinto.

In ogni caso, per le controversie definibili, sono sospesi per 9 mesi i termini di impugnazione, anche incidentale, delle pronunce giurisdizionali e di riassunzione, nonché per la proposizione del controricorso in Cassazione che scadono tra la data di entrata in vigore del presente decreto e il 31 luglio 2019.

In evidenza: Definizione agevolata liti pendenti bis per gli atti degli Enti territoriali

Il comma 16 art. 6 D.L. 119/2018 prevede che potrebbero formare oggetto di definizione agevolata delle liti pendenti anche gli atti impositivi degli Enti Territoriali purché, entro il 31 Marzo 2019, stabiliscano, con le forme previste dalla legislazione vigente per l'adozione dei propri atti, l'applicazione della definizione agevolata per le controversie tributarie in cui è parte il medesimo ente o un suo ente strumentale.

La presentazione dell'istanza ed il pagamento dell'intero importo o della prima rata, però non assicura il buon esito della definizione agevolata, in quanto l'Ufficio entro il 31/07/2020 potrebbe notificare, con le stesse modalità previste per la notificazione degli atti processuali, l'eventuale diniego della definizione, che comunque potrebbe formare oggetto di impugnazione entro 60 giorni dalla notifica dinanzi all'organo giurisdizionale presso il quale pende la controversia.

Riferimenti

Normativi

  • Legge 17 dicembre 2018, n. 136
  • Art. 2 e 6 D.L. 23 ottobre 2018 n. 119
  • D.L. 24 aprile 2017, n. 50
  • Art. 9 lett. l) D. Lgs. 24 settembre 2015, n. 156
  • Art. 39, D.L. 6 luglio 2011, n. 98 conv. con modif. Legge 15 luglio 2011, n. 111
  • D.Lgs. 4 marzo 2010, n. 28
  • Legge 18 giugno 2009, n. 69

Giurisprudenza

  • Corte Costituzionale n. 38/2017
  • Comm. trib. prov., sez. II, Foggia, 26 febbraio 2013, n. 51

Prassi

  • Agenzia delle Entrate, Provv. 18 febbraio 2019 n. 39209
  • Agenzia delle Entrate Provv. 9 novembre 2018
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 22 dicembre 2017, n. 30
  • Agenzia delle Dogane, Nota 5 luglio 2017, n. 75042/RU
  • Associazione Nazionale dei Commercialisti, Comunicato Stampa del 20 aprile
  • Agenzia delle Entrate, Risoluzione 29 aprile 2016, n. 33
  • Documento FNC, 15 aprile 2016
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 8 aprile 2016, n. 12
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 29 dicembre 2015 n. 38/E
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 29 Dicembre 2015, n. 38/E
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 11 giugno 2012, n. 22/E
  • Agenzia delle Entrate, Risoluzione 19 aprile 2012, n. 37/E
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 12 aprile 2012, n. 12/E
  • Agenzia delle Entrate, Provvedimento 22 marzo 2012
  • Agenzia delle Entrate, Circolare 19 marzo 2012, n. 9/E

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