Il difensore deve comunicare il proprio indirizzo PEC all’Ordine di appartenenza

Redazione scientifica
05 Ottobre 2018

Le Sezioni Unite della Cassazione precisano che è posto in capo al difensore l'obbligo di comunicare il proprio indirizzo PEC all'Ordine di appartenenza.

Le deduzioni della ricorrente. All'esito di un giudizio innanzi alla Corte d'appello, è stata dichiarata la sussistenza di un credito di una Onlus verso una AUSL per alcune prestazioni di natura riabilitativa rese dalla prima verso la seconda. Per la cassazione della decisione propone ricorso l'AUSL deducendo la nullità della notificazione per mancata indicazione del codice fiscale di controparte e omessa indicazione nell'oggetto del messaggio inviato via PEC della dizione “notificazione ai sensi della l. n. 53/1994”. Da tale nullità, sostiene la ricorrente, deriva la non decorrenza del termine breve per impugnare e questo impedisce che il ricorso da lei presentato sia tardivo.
Inoltre, la ricorrente sostiene che l'indirizzo PEC del suo procuratore è stato tratto da un elenco non corrispondente a quello risultante dai pubblici elenchi (artt. 4 e 16, comma 12, l. n. 179/2012).

Il difensore deve comunicare all'Ordine il proprio indirizzo PEC. La Corte, ritenendo perfezionata la notificazione per le ragioni sotto esposte, rileva l'inammissibilità del ricorso per mancato rispetto del termine d'impugnazione previsto dall'art. 325 c.p.c..
I Giudici, ritenendo non valide le obiezioni della ricorrente, ricordano che la norma di cui all'art. 16-sexies d.l. n. 179/2012, imponendo alle parti la notificazione dei propri atti presso l'indirizzo PEC risultante dagli elenchi INI PEC o presso il ReGIndE, implica un riferimento all'indirizzo PEC risultante dagli albi professionali, atteso che il difensore ha l'obbligo di comunicare il proprio indirizzo all'Ordine di appartenenza, che provvede ad inserirlo nei suddetti registri. Stessa previsione è contenuta nell'art. 5 della legge n. 53/1994.
Inoltre, nel decidere, la Cassazione fa proprio il principio già pronunciato dalla Cass. n. 17048/2017 secondo cui <<in materia di notificazioni al difensore, a seguito dell'introduzione del domicilio digitale, corrispondente all'indirizzo PEC che ciascun avvocato ha indicato al Consiglio dell'Ordine di appartenenza, non è più possibile procedere alle comunicazioni o alle notificazioni presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario innanzi al quale pende la lite, anche se il destinatario ha omesso di eleggere il domicilio nel comune in cui ha sede quest'ultimo, a meno che, oltre a tale omissione, non ricorra altresì la circostanza che l'indirizzo di posta elettronica certificata non sia accessibile per cause imputabili al destinatario>>.
Nel caso in esame, i Giudici ritengono che la notificazione della sentenza impugnata, essendo stata effettuata nella vigenza dell'art. 16-bis d.l. n. 179/2012, risulta correttamente eseguita all'indirizzo PEC comunicato dal difensore della Onlus al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di appartenenza, con conseguente decorrenza del termine previsto dall'art. 325 c.p.c..
Le ulteriori deduzioni della ricorrente circa la mancanza del codice fiscale e dell'indicazione nell'oggetto del messaggio inviato via PEC, non sono ritenute meritevoli di apprezzamento dalla Corte, la quale ribadisce che la prima carenza determina la nullità solo quando vi è incertezza sulla persona a cui è stata consegnata la copia dell'atto e la seconda omissione costituisce una mera irregolarità, essendo comunque raggiunto lo scopo della notificazione, ossia quello di portare l'atto a conoscenza della parte.

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