Infedeltà dichiarativa e illegittima detrazione IVA: quante sanzioni?

La Redazione
09 Maggio 2018

In caso di operazioni inesistenti, se è stata punita l'infedeltà dichiarativa e l'illegittima detrazione IVA addebitata in fattura, non è possibile sanzionare anche il successivo utilizzo del credito inesistente in compensazione. Così stabilisce la Risoluzione n. 36/E pubblicata ieri dall'Agenzia delle Entrate.

In caso di operazioni inesistenti, se è stata punita l'infedeltà dichiarativa e l'illegittima detrazione IVA addebitata in fattura, non è possibile sanzionare anche il successivo utilizzo del credito inesistente in compensazione. Così stabilisce la Risoluzione n. 36/E pubblicata ieri dall'Agenzia delle Entrate per rispondere ai dubbi sorti all'Ufficio Accertamento di una Direzione Regionale: quale trattamento sanzionatorio deve essere applicato in caso di utilizzo in compensazione di crediti IVA inesistenti, già recuperati in ambito accertativo e sanzionati per illegittima detrazione e infedele dichiarazione ai sensi degli artt. 5, comma 4 e 6, comma 6, D.Lgs. n. 471/1997? Occorre irrogare anche l'ulteriore sanzione che punisce la compensazione con la sanzione dal 100 al 200% della misura dei crediti stessi prevista dall'art. 13, comma 5 del medesimo decreto?

Per la Direzione Centrale Coordinamento Normativo la riposta è negativa: tenuta presente l'evoluzione del quadro normativo, secondo l'Amministrazione finanziaria, nella fattispecie prospettata non deve essere sanzionato, in aggiunta a quanto recuperato in ambito accertativo e sanzionato quale infedele dichiarazione ed illegittima detrazione, anche il successivo utilizzo in compensazione del credito inesistente.

“Una diversa soluzione” è spiegato nella Risoluzione “avrebbe l'effetto di punire la medesima violazione:

  • una prima volta, sanzionando la contabilizzazione delle fatture inesistenti e la riduzione del debito d'imposta (o l'indicazione di un maggior credito) ex art. 5, comma 4, e art. 6, comma 6, del D.Lgs. n. 471/1997 (sanzioni tra loro cumulabili in progressione), oltre al recupero del minor credito spettante;
  • una seconda volta, contestando le indebite compensazioni effettuate negli anni successivi, applicando la sanzione di cui all'art. 13, comma 5, del D.Lgs. n. 471/1997, e recuperando il credito utilizzato in compensazione. Fermo restando, quindi, il recupero del minor credito nell'ambito della contestazione per infedele dichiarazione, le compensazioni eseguite negli anni successivi assumono legittimità e non possono essere più contestate, ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. n. 471/1997, né recuperate”.

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