Nulla la notifica eseguita a mezzo PEC ad un indirizzo attribuito a più soggetti distinti
28 Marzo 2018
Massima
Il decreto di fissazione dell'udienza prefallimentare notificato ad un indirizzo PEC attribuito a due società diverse ma con simile denominazione non può considerarsi validamente notificato per incertezza assoluta nell'identificazione del soggetto notificato. Il caso
La Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso proposto avverso la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Roma che aveva respinto il reclamo avverso una dichiarazione di fallimento. In base a quanto statuito nella sentenza poi impugnata dinanzi alla Suprema Corte, il fatto che il medesimo indirizzo PEC fosse stato attribuito a due società diverse (ancorché con nomi simili) non era di per sé sufficiente a superare le risultanze dell'attestazione telematica della cancelleria della RDAC. Secondo il Giudice di secondo grado, infatti, il reclamante avrebbe dovuto provare, mediante produzione di idonea documentazione fornita dal gestore della PEC, che tra i messaggi ricevuti non vi era quello inviato dalla cancelleria fallimentare con il quale veniva comunicato il decreto di fissazione dell'udienza prefallimentare. La questione
La questione giuridica affrontata dalla Corte di Cassazione riguarda la sanzione di nullità della notificazione prevista dall'art. 160 c.p.c. e, più nello specifico, nella parte in cui prevede che la notificazione è nulla «se vi è incertezza assoluta sulla persona a cui è fatta o sulla data». Nel caso in esame, causa l'attribuzione dello stesso indirizzo PEC a due soggetti giuridici differenti, come lapidariamente statuito dalla Suprema Corte, «non è in alcun modo dato sapere con certezza chi abbia ricevuto l'atto. È, questa, l'ipotesi disciplinata dall'art. 160 c.p.c., il quale sanziona di nullità la notificazione si vi è incertezza assoluta sulla persona cui è fatta». Le soluzioni giuridiche
L'ordinanza in commento si inserisce nel solco già tracciato dalla circolare n. 77684 del 9 maggio 2014 del Ministero dello Sviluppo Economico e dalla sentenza App. Bologna, 20 ottobre 2014, n. 2158. L'anzidetta circolare, in risposta ad un una domanda da parte del Registro Imprese di Taranto, aveva disposto che, in caso di iscrizione del medesimo indirizzo di posta certificata su due o più imprese diverse, si dovesse procedere con la cancellazione d'ufficio del dato ai sensi dell'art. 2191 c.c. previa notifica all'impresa interessata. Nel medesimo senso, si era poi espressa la Corte di Appello di Bologna ritenendo che, nonostante l'apparente regolarità della notifica (erano state correttamente generate le ricevute di avvenuta accettazione e consegna), la stessa non potesse ritenersi perfezionata proprio per l'attribuzione del medesimo indirizzo PEC a più soggetti. Con la pronuncia in esame, la Suprema Corte conferma quanto sopra statuendo che, rebus sic stantibus, si può solo ipotizzare che il messaggio sia stato ricevuto da entrambi gli indirizzi o da uno soltanto (non potendo però determinare quale dei due). Conseguentemente non potrà che essere dichiarata la nullità della notificazione, potendo solamente essere esclusa nel caso in cui si sia in grado di identificare correttamente il soggetto notificato mediante l'analisi dell'atto notificato e della relata. Osservazioni
La problematica di attribuzione dell'indirizzo PEC a più soggetti non è cosa nuova. Come evidenziato, infatti, la materia è già stata oggetto di interventi interpretativi e giurisprudenziali. Per dare solo qualche idea del fenomeno, come risulta nella circolare del Ministero dello Sviluppo Economico sopra richiamata, la Direzione centrale Rischi dell'Inail ebbe a stimare il fenomeno, ormai 4 anni fa, nella misura di ben 191.000 indirizzi PEC duplicati. Una situazione decisamente preoccupante alla quale, evidentemente, non è stata ancora trovata una soluzione. Senza un adeguato sistema di controlli e verifiche, si renderanno vani tutti gli sforzi fatti per migliorare il sistema.
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