Ammissibile la rimessione in termini in caso di notifica a un indirizzo PEC non presente nel ReGIndE
19 Febbraio 2018
Massima
Nonostante il rigoroso orientamento della giurisprudenza di merito secondo il quale, in caso di errore nell'indicazione dell'indirizzo PEC di una PA, deve escludersi la possibilità di rimessione in termini in quanto la legge individua univocamente l'elenco formato presso il Ministero della Giustizia, deve concedersi la rimessione in termini per la notifica del ricorso introduttivo nel peculiare caso in cui il sito internet dell'Avvocatura dello Stato indichi come indirizzo PEC quello utilizzato da parte ricorrente, senza tuttavia precisare che esso doveva ritenersi riferito alle comunicazioni diverse dalla notifica di atti giudiziari. Il caso
L'ordinanza in commento ha ad oggetto il provvedimento con cui la Prefettura revocava le misure di accoglienza disposte a favore del ricorrente per non aver ottemperato al provvedimento con cui la medesima Prefettura ne aveva disposto il trasferimento presso il CAT di Isernia. L'Amministrazione intimata non si costituiva in giudizio. Alla Camera di Consiglio il Collegio comunicava alla parte ricorrente, ai sensi dell'art. 73, comma 3, d.lgs. n. 104/2010, la possibile sussistenza di una causa di inammissibilità del ricorso consistente nel difetto di notifica del ricorso introduttivo per essere stato notificato a indirizzo PEC che non corrispondeva all'indirizzo presso il quale devono, invece, essere notificati all'Avvocatura dello Distrettuale dello Stato di Campobasso gli atti giudiziari. La questione
Con l'ordinanza in commento, il TAR Molise si è pronunciato sulla questione della ammissibilità o meno di un ricorso notificato ad un'Amministrazione Pubblica presso un indirizzo PEC non presente nell'apposito registro tenuto presso il Ministero della Giustizia, ReGIndE, concludendo, sulla base della peculiarità del caso concreto, per la rimessione in termini del ricorrente. Le soluzioni giuridiche
Il TAR Molise ha ritenuto che il ricorrente fosse meritevole di rimessione in termini, nonostante il rigoroso orientamento assunto sul punto a quella data dalla giurisprudenza di merito, la quale, in ordine all'errore nell'indicazione dell'indirizzo PEC, escludeva la possibilità di rimessione in termini, sul presupposto che la legge individua univocamente l'elenco formato presso il Ministero della Giustizia (cfr. TAR Catania, 13 ottobre 2017, n. 2401, che richiama TAR Basilicata, n. 607/2017, v. M. Nunziata, Inammissibile la notifica del ricorso ad un indirizzo PEC non presente nei pubblici elenchi, in IlProcessotelematico.it). A tale conclusione il Tribunale è giunto, principalmente, in considerazione della peculiarità del caso di specie, nel quale il sito internet dell'Avvocatura dello Stato indicava come indirizzo PEC quello utilizzato da parte ricorrente, senza precisare che esso doveva ritenersi riferito alle comunicazioni diverse dalla notifica di atti giudiziari connessi all'attività di patrocinio in giudizio delle Amministrazioni pubbliche. Ad avviso del TAR, in particolare, il fatto che il sito dell'Avvocatura non indicasse in modo univoco che tale indirizzo PEC non potesse essere utilizzato per le notifiche degli atti processuali ingenerava un affidamento incolpevole dei terzi in ordine alla circostanza che tale indirizzo fosse utilizzabile anche per le notifiche giudiziali. Ciò in considerazione del fatto che, ai sensi dell'art. 6, d.lgs. 14 marzo 2013, n. 33 recante norme in materia di accesso civico e trasparenza, le Amministrazioni pubbliche hanno l'obbligo di controllare che le informazioni presenti sul proprio sito web, oltre che vere, siano anche non suscettibili di essere male interpretate dai potenziali visitatori. In secondo luogo, il Tribunale ha ritenuto non rilevante il fatto che l'Avvocatura dello Stato non si fosse costituita in giudizio, per due ordini di ragioni: - in precedenti giudizi decisi dallo stesso TAR in relazione a provvedimenti analoghi a quello di specie, l'Avvocatura dello Stato si era costituita nonostante la notifica del ricorso introduttivo fosse stata effettuata al medesimo indirizzo PEC cui era stato notificato il ricorso in oggetto. Dunque, ad avviso del TAR, lo studio delle relative pronunce da parte del ricorrente avrebbe esonerato lo stesso da una verifica dell'indirizzo PEC nell'elenco formato presso il Ministero della Giustizia; - la mancata costituzione in giudizio dell'Avvocatura, dovuta ad un mutamento (legittimo) di strategia processuale rispetto ai precedenti giudizi, non poteva produrre fin da subito le gravi conseguenze connesse all'invalidità della notifica stessa, pena la violazione del principio di lealtà processuale, quanto meno fino a quando non fosse stato modificato il sito web dell'Avvocatura medesima in modo da rendere chiaro a tutti gli utenti che l'indirizzo PEC impiegato dalla parte ricorrente non era utilizzabile per la notifica degli atti processuali. Osservazioni
Il provvedimento in commento prende le distanze dall'orientamento formatosi fino a quella data nella giurisprudenza di primo grado, per lo più in seno al TAR Sicilia, in relazione alla questione della notifica degli atti processuali a indirizzo PEC diverso da quelli indicati nel Registro PP.AA.. Si deve dare conto che, successivamente all'ordinanza di cui si tratta, lo stesso TAR Sicilia ha parzialmente mutato orientamento, pronunciandosi in casi analoghi a quello in esame per la rimessione in termini del ricorrente (cfr. TAR Sicilia, sez. II, 22 gennaio 2018, n. 179; TAR Sicilia, sez. II, 27 dicembre 2017, n. 3005; TAR Sicilia, sez. II, 1 dicembre 2017, n. 2779; TAR Sicilia, sez. II, 1 dicembre 2017, n. 2791). Inoltre, si è ormai consolidato l'orientamento che considera sanabile dalla costituzione in giudizio dell'Amministrazione la notifica effettuata presso indirizzo PEC non contenuto nel Registro PP.AA.. Di particolare interesse appaiono sul punto le pronunce TAR Veneto, sez. III, 31 gennaio 2018, n. 101, TAR Friuli Venezia Giulia, sez. I, 5 febbraio 2018, n. 28, TAR Lombardia, sez. IV, 29 gennaio 2018, n. 228. Il TAR Veneto ha infatti ritenuto rituale la notifica di un ricorso presso un indirizzo PEC inserito nell'elenco IPA del sito indicepa.gov.it e indicato sul sito web istituzionale dell'Ente, sia perché vi era prova della effettiva conoscenza e acquisizione dell'atto da parte dell'Amministrazione, con la conseguenza che l'atto aveva raggiunto il suo scopo, sia perché la notifica era stata ivi effettuata perché l'Ente non aveva adempiuto all'obbligo di comunicazione di cui all'art. 16, comma 12, d.l. n. 179/2012, laddove, ai sensi del combinato disposto dell'art. 16, commi 6, 13, 17-bis, d.l. n. 179/2012 «le notificazioni e comunicazioni ai soggetti per i quali la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata, che non hanno provveduto ad istituire o comunicare il predetto indirizzo, sono eseguite esclusivamente mediante deposito in cancelleria». Conseguentemente, il ricorso si era correttamente incardinato, ai sensi della richiamata normativa, sin dal suo deposito in cancelleria. Analogamente, il TAR Friuli Venezia Giulia ha respinto l'eccezione di inammissibilità del ricorso, in considerazione del fatto che, seppure la notificazione fosse nulla (in quanto effettuata ad un indirizzo PEC non tratto dal ReGIndE), ciò non aveva, comunque, precluso all'Amministrazione intimata di costituirsi tempestivamente in giudizio per resistere al ricorso e svolgere compiute difese anche nel merito. Nello stesso senso ha argomentato TAR Lombardia, 29 gennaio 2018, n. 228, nella quale si evidenzia come la Regione Lombardia non avesse ancora inserito il proprio indirizzo PEC nel registro ReGIndE e dunque la notifica all'indirizzo IPA effettuato dalla ricorrente non potesse essere considerata inesistente e fosse sanata dalla costituzione in giudizio della stessa Regione. Si segnala, in ogni caso, la sopravvivenza dell'orientamento più restrittivo, costituito principalmente da pronunce del TAR Sicilia (cfr. TAR Sicilia, sez. III, 29 gennaio 2018, n. 225; TAR Basilicata, sez. I, 16 gennaio 2018, n. 31; TAR Sicilia, sez. III, 12 gennaio 2018, n. 67; TAR Sicilia, sez. III, 11 gennaio 2018, n. 82; TAR Sicilia, sez. II, 4 dicembre 2017, n. 2806; TAR Sicilia, sez. IV, 30 novembre 2017, n. 2777), che afferma l'inesistenza della notifica effettuata su indirizzo PEC non presente nel Registro PP.AA.. Non si rinvengono ad oggi pronunce del Consiglio di Stato in merito alla questione di cui si tratta. Si segnala peraltro che in una recente pronuncia, relativa ad un caso di notifica di sentenza a indirizzo PEC non inserito nel REGINDE, il Consiglio di Stato ha ritenuto la notifica non valida a far decorrere il termine breve per l'impugnazione poiché detta notifica avrebbe dovuto essere ritualmente effettuata presso l'indirizzo di posta elettronica dell'Avvocatura predisposto a fini processuali e, cioè, quello risultante dal ReGIndE. |