(Ir)rilevanza della distinzione tra notifica e comunicazione per il decorso del termine breve di impugnazione
20 Novembre 2017
Massima
La notifica mediante PEC del testo integrale della sentenza che rigetta il reclamo contro la sentenza dichiarativa del fallimento è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione in Cassazione ex art. 18, comma 14, l. fall.. Non è d'ostacolo la previsione di cui all'art. 133, comma 2, c.p.c. secondo cui la comunicazione del testo integrale della sentenza da parte del Cancelliere non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325 c.p.c.. Il caso
Una sentenza di rigetto del reclamo proposto contro la pronuncia dichiarativa del fallimento viene notificata al reclamante due volte: una prima, a cura della Cancelleria, a mezzo PEC con l'invio integrale della sentenza in data 26 giugno 2013; una seconda ad opera dell'Ufficiale Giudiziario in data 11 luglio 2013. Contro la sentenza, il reclamante propone ricorso per Cassazione ai sensi dell'art. 18, comma 14, l. fall., che individua in 30 giorni dalla notificazione della sentenza il termine per la proposizione dell'impugnazione. Il ricorso per Cassazione risulta notificato dal reclamante in data 9 agosto 2013, cioè 45 giorni dopo la notifica effettuata a mezzo PEC e 29 giorni dopo la notifica a mezzo Ufficiale Giudiziario. La questione
Si tratta di stabilire se l'invio a mezzo PEC, da parte della Cancelleria, della sentenza in forma integrale di rigetto del reclamo contro la sentenza di fallimento valga a far decorrere il termine di 30 giorni per proporre ricorso per Cassazione contro tale sentenza ai sensi dell'art. 18, comma 13 e 14, l. fall.. In caso di risposta affermativa, discenderebbe nel caso di specie l'inammissibilità del ricorso proposto in quanto effettuato tardivamente. In caso contrario, il ricorso sarebbe invece ammissibile in quanto tempestivamente proposto. Le soluzioni giuridiche
La Corte di Cassazione ritiene nel caso di specie che la “notifica” effettuata dalla cancelleria a mezzo PEC abbia fatto decorrere il termine breve di 30 giorni previsto dall'art. 18, comma 14,l.fall. con la conseguente dichiarazione di inammissibilità del ricorso proposto dal reclamante. Nella parte motiva della pronuncia, il Giudice di legittimità afferma in sintesi che: - non è contrario a tale soluzione l'art. 133, comma 2, c.p.c. che dispone l'irrilevanza della comunicazione del testo integrale della sentenza ai fini del decorso del termine breve di impugnazione di cui all'art. 325 c.p.c.; - la distinzione tra comunicazione e notificazione è «sostanzialmente evaporata» nei casi, come quello relativo alla disciplina del ricorso contro la decisione sul reclamo nei confronti della sentenza di fallimento o quello di cui all'art. 348-ter, comma 3, c.p.c., dove la decorrenza del termine viene «per legge ancorata all'atto della Cancelleria», posto che l'art. 14, comma 4, d.l. n. 179/2012 (ma il riferimento corretto è da intendersi all'art. 16, d.l. n. 179/2012 ) dispone che «le comunicazioni e le notificazioni a cura della Cancelleria sono effettuate esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi»; - a prescindere dal rilievo dottrinale per cui andrebbe «resa palese alle parti la natura dell'attività posta in essere dal Cancelliere», nel caso di specie la Cancelleria ha indicato trattarsi di «notificazione a mezzo PEC», con conseguente rispetto sia del profilo formale sia di quello sostanziale «della tutela e del diritto di difesa della parte». Osservazioni
Preliminarmente, va dato atto che, nel caso affrontato dalla pronuncia in commento, la Cancelleria aveva effettuato, anche da un punto di vista formale, una “notificazione” (e non una mera “comunicazione”) nei confronti del reclamante. Ne consegue che la Corte di Cassazione avrebbe potuto sancire l'inammissibilità dell'impugnazione, limitandosi a valorizzare tale circostanza e offrendo una piana lettura delle fonti normative applicabili, le quali possono così sintetizzarsi: - art. 18, comma 13, l. fall. : «La sentenza che rigetta il reclamo è notificata al reclamante a cura della Cancelleria»; - art. 18, comma 14, l. fall. : «Il termine per proporre il ricorso per Cassazione è di trenta giorni dalla notificazione»; - art. 16, comma 4, d.l. n. 179/2012: «Nei procedimenti civili le comunicazioni e le notificazioni a cura della Cancelleria sono effettuate esclusivamente per via telematica all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche amministrazioni, secondo la normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici». In sintesi, quindi, avendo la Cancelleria effettuato la notificazione della sentenza (art. 18, comma 13, l. fall.) per via telematica (art. 16, comma 4, d.l. n. 179/2012), il termine di trenta giorni per proporre ricorso è decorso da tale notificazione (art. 18, comma 14, l. fall.), senza possibilità di sostenere che tale termine decorresse dalla data della successiva notifica a mezzo ufficiale giudiziario. Anzi, nella misura in cui tale notifica a mezzo ufficiale giudiziario fosse stata richiesta dalla Cancelleria (la circostanza non emerge dal provvedimento), la stessa avrebbe costituito una forma di notifica invalida, posto che l'art. 16, comma 4, d.l. n. 179/2012 dispone che le notificazioni a cura della Cancelleria vanno effettuate esclusivamente per via telematica. Di più complessa soluzione è invece l'ipotesi nella quale la Cancelleria, nel trasmettere la sentenza di rigetto contro il reclamo nei confronti della sentenza di fallimento, effettua una mera comunicazione a mezzo PEC. In tali casi, occorre verificare se alla comunicazione via PEC possano collegarsi gli effetti della notificazione prevista dall'art. 18, comma 13, l.fall.. La giurisprudenza più recente sembra orientata nel senso di attribuire una tale efficacia alla comunicazione relativa alla sentenza di rigetto del reclamo avverso la sentenza di fallimento (cfr. recentemente Cass. n. 14972/2017, Cass. n. 13529/2017 e Cass. n. 17765/2016, oltre ai due precedenti citati nel provvedimento in commento di cui a Cass. n. 2315/2017 e Cass. n. 10525/2016). Il ragionamento fino ad oggi seguito da tale giurisprudenza è, in breve, basato sul principio di specialità nella gerarchia delle fonti: considerando le previsioni di cui all'art. 325 c.p.c. (espressamente richiamata dall'art. 133, comma 2, c.p.c.) e dell'art. 326 c.p.c., norme di carattere generale, si afferma che l'art. 133, comma 2, c.p.c. - che esclude che la comunicazione abbia l'effetto di far decorrere il termine breve di impugnazione di cui all'art. 325 c.p.c. - non si applica quando norme speciali prevedano una disciplina diversa da quella generale degli artt. 325 e 326 c.p.c. Ne deriva che, essendo la previsione di cui all'art. 18, comma 14, l. fall. qualificabile come norma speciale, a tale previsione non può applicarsi il disposto dell'art. 133, comma 2, c.p.c.. Merita quindi attenzione la pronuncia in commento che aggiunge una interessante chiave interpretativa a tale ricostruzione argomentativa: i casi di “specialità” - si potrebbe dire seguendo il ragionamento di tale pronuncia - riguardano ipotesi nelle quali il legislatore, anziché lasciare alla scelta discrezionale delle parti il decorso del termine breve di impugnazione, preferisce affidare la decorrenza del termine all'attività terza ed imparziale del Cancelliere con l'obiettivo di ottenere, il prima possibile, la formazione del giudicato (primaria esigenza ad es. rispetto ad una sentenza dichiarativa di fallimento). Peraltro, su un piano più generale che non è limitato all'interpretazione dell'art. 18, comma 14, l. fall., va dato conto dell'esistenza di pronunce che sembrano mettere in discussione l'interpretazione sopra offerta. Secondo Cass. n. 22486/2016, la comunicazione da parte della Cancelleria del testo integrale del provvedimento depositato non fa di regola decorrere i termini di impugnazione, salvo che «specifiche norme processuali, derogatorie e speciali (…) ancorino la decorrenza del termine breve di impugnazione alla mera comunicazione di un provvedimento da parte della Cancelleria». Secondo tale orientamento, pertanto, solo quando il legislatore, in modo esplicito, parifica la comunicazione alla notificazione ai fini della decorrenza del termine breve di impugnazione (nella pronuncia si richiama l'art. 348-ter, comma 3, c.p.c.; ma, più in generale, cfr. ad es. anche artt. 702-quater c.p.c. o 669-terdecies c.p.c. e tutta la disciplina processuale prevista per il c.d. “Rito Fornero” ex l. n. 92/2012), alla comunicazione può attribuirsi l'efficacia di far iniziare il decorso del termine breve di impugnazione. In altri termini, troverebbe applicazione una sorta di principio di tassatività in relazione all'efficacia della comunicazione ai fini della decorrenza del termine breve di impugnazione. La dottrina sembra abbracciare quest'ultima soluzione sulla base, in sintesi, di esigenze di tutela processuale: si osserva infatti che, pur essendo oggi possibile affermare una identità sostanziale tra le attività di comunicazione e notificazione da parte della Cancelleria (anche per effetto del dettato normativo delle disposizioni generali sul tema di cui all'art. 16, comma 4, d.l. n. 179/2012), la presenza di differenze di natura formale tra i due tipi di messaggi PEC (diversi sono l'oggetto e la descrizione contenuta nel corpo del messaggio) fa ritenere che, a fronte della ricezione di una (mera) comunicazione, il destinatario possa legittimamente far affidamento sul fatto che nei suoi confronti non è stata posta in essere un'attività di notificazione, a cui la legge riferisce espressamente il decorso del termine. In questo senso, pertanto, ragioni di tutela del diritto alla difesa fanno propendere per la soluzione che nega che alla comunicazione possa essere riconosciuta l'efficacia di far decorrere il termine breve di impugnazione, salva una diversa ed espressa previsione di legge (in questo ordine di idee, si veda FARINA, Decorrenza del termine breve per proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di rigetto del reclamo ex art. 18 l. fall., il Fallimento, 2016, 1313 ss.). Alla luce del panorama che si è qui sintetizzato, la soluzione relativa alla tematica in commento non può dirsi univoca. Occorrerà quindi verificare se la giurisprudenza si orienterà in ottica semplificativa e programmatica (nel senso di favorire la standardizzazione offerta dal mezzo telematico) attribuendo alla comunicazione, pur in assenza di un'espressa previsione legislativa, l'idoneità a far decorrere i termini brevi di impugnazione anche in determinate ipotesi ritenute “speciali” (come ad es. quella di cui all'art. 18, comma 14, l. fall.), ovvero tornerà sui propri passi, riconfermando la tesi per cui la comunicazione da parte della Cancelleria può far decorrere i termini brevi di impugnazione solo quando espressamente previsto dal legislatore. |