Il giornalista fa troppi extra: diritto al compenso maggiorato per straordinari solo con prova
15 Settembre 2014
Circa le peculiari modalità di determinazione delle ore di lavoro straordinario espletate dal personale giornalistico, data l'assenza di strumenti quali badge o cartellini marcatempo, incombe sul lavoratore l'onere probatorio relativo all'osservanza di un orario eccedente rispetto a quello rientrante nel forfait. Lo ha affermato la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19299, depositata il 12 settembre scorso.
Il caso Il Tribunale dichiarava l'illegittimità del licenziamento intimato ad un giornalista, ordinando la reintegra nel posto di lavoro, e condannava la società datrice di lavoro alla corresponsione delle retribuzioni maturate dal recesso sino alla effettiva reintegra. La Corte d'Appello, con sentenza, condannava la società al pagamento di un importo ulteriore a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale derivante dalla lesione del diritto al riposo giornaliero. In particolare, la Corte territoriale confermava la statuizione del giudice di prima istanza in ordine alla non contestazione delle ore di lavoro straordinario prestate dal lavoratore nel corso del rapporto, sulla scorta di dati presuntivi desumibili dalla significativa entità giornaliera e settimanale delle ore lavorate e del lunghissimo periodo in cui le prestazioni erano state rese. Avverso la sentenza della Corte d'Appello ricorreva in Cassazione la società datrice di lavoro.
L'orario di lavoro contestato Con uno dei motivi di ricorso, la società denuncia violazione e falsa applicazione degli artt. 416 c.p.c. e 2697 c.c. in relazione all'art. 2108 c.c. e dell'art. 7 c.n.l.g. nonché all'art. 2077 c.c.. Deduce la ricorrente di aver puntualmente e tempestivamente contestato sin dalla memoria difensiva di primo grado, la prospettazione dell'orario di lavoro contenuta in atto introduttivo, rimarcando innanzitutto la contraddittorietà della ricostruzione offerta dal lavoratore il quale, da un lato, lamentava di aver sopportato un eccessivo carico di lavoro, dall'altro di aver subito danni da dequalificazione. La società datrice aveva, già nel ricorso introduttivo del giudizio, rimarcato le peculiari modalità di articolazione della prestazione di lavoro giornalistico, che non prevedeva l'utilizzazione di badge o cartellini marcatempo, da cui discendeva l'impossibilità di determinare con esattezza l'orario lavorativo osservato, la cui definizione era sostanzialmente rimessa alla serietà e buona fede del lavoratore. Aveva, quindi, contestato la congruità dei conteggi elaborati dal dipendente, in quanto comprensivi anche di tutti i periodi di assenze verificatesi nell'ampio periodo lavorativo considerato.
L'onere probatorio In tema di liquidazione forfettaria del lavoro straordinario, il lavoratore che abbia prestato attività lavorativa per un numero di ore superiore a quello corrispondente alla prestabilita forfetizzazione, ha diritto, per l'eccedenza, a che gli sia riconosciuto il compenso maggiorato per il lavoro straordinario. Tuttavia, in tal caso, l'onere probatorio relativo all'osservanza di un orario eccedente rispetto a quello rientrante nel forfait, incombe sul lavoratore (Cass., n. 16157/04). Questi è, infatti, tenuto a provare rigorosamente la relativa prestazione ed in modo sufficientemente preciso e realistico, i suoi termini quantitativi (Cass., n. 1389/03; Cass., n. 6623/01). La valutazione dell'attendibilità e congruenza dei dati probatori forniti è rimessa al prudente apprezzamento discrezionale del giudice di merito.
Di siffatti principi non risulta sia stata disposta corretta applicazione, non avendo i giudici del gravame emesso pronuncia coerente con i principi in tema di ripartizione dell'onere probatorio sanciti dal dettato normativo di cui all'art. 2697 c.c.. |