Confisca (misura di sicurezza)Fonte: Cod. Pen Articolo 240
04 Settembre 2015
Inquadramento
Nel nostro ordinamento con il termine confisca si indicano numerosi istituti aventi presupposti e funzione assai diversi. La confisca prevista dall'art. 240 c.p. è una misura di sicurezza patrimoniale, fondata sulla pericolosità derivante dalla disponibilità di cose servite o destinate a commettere il reato, ovvero delle cose che ne sono il prodotto o il profitto; mira a prevenire la commissione di ulteriori reati e ha natura sostanzialmente cautelare e non punitiva, anche se, come la pena, i suoi effetti ablativi si traducono in una sanzione pecuniaria. Accanto ad essa sono state introdotte nell'ordinamento nuove ipotesi di confisca dei beni strumentali alla consumazione del reato e del profitto ricavato, come quelle previste dagli artt. 322-ter, 600-septies, 640-quater, 644, 648-quater, 270-bis, 446, 452-undecies, 544-sexies, 600-septies, 648-quater, 722 e 733 c.p. Vi sono, poi, ipotesi di confisca c.d. speciale, come ad es. quella prevista dall'art. 12-sexies, l. 356/1992, che ha ad oggetto i valori di cui il condannato per determinati reati non è in grado di giustificare la legittima provenienza e comunque sproporzionati alla sua capacità reddituale, o quella prevista dall'art. 19, d.lgs. 231/2001, in materia di enti collettivi. In tutti questi casi non sempre la confisca ha natura cautelare ma, spesso, natura sanzionatoria. In conclusione, la confisca consiste sempre nella privazione di beni economici ma può essere disposta per diversi motivi e finalità, così da assumere natura e funzione di pena quando incide in vario modo sul provento del reato e natura di misura di sicurezza patrimoniale quando mira ad evitare il pericolo di reiterazione del reato.
La confisca ordinaria
La confisca prevista dall'art. 240 c.p. come misura di sicurezza patrimoniale si distingue:
Si distinguono una confisca facoltativa, conseguente alla sola pronuncia di condanna: art. 240, comma 1, c.p., ed una obbligatoria, conseguente ad una decisione anche non di condanna, art. 240, comma 2, c.p. La confisca facoltativa
A norma dell'art. 240, comma 1, c.p., il giudice “può” ordinare la confisca delle cose “che servirono o furono destinate a commettere il reato, e delle cose che ne sono il prodotto od il profitto”. Si tratta non di un obbligo ma di una mera facoltà, pur doverosamente esercitabile ove ne ricorrano i presupposti, la cui sussistenza deve però essere valutata in concreto dal giudice. L'istituto ha carattere di misura di sicurezza patrimoniale con funzione cautelare e non punitiva, poiché tende a prevenire la commissione di nuovi reati mediante l'ablazione di cose che – essendo collegate all'esecuzione dell'illecito penale – manterrebbero viva l'idea e l'attrattiva del reato. I presupposti di tale forma di confisca sono:
Sono inoltre confiscabili le cose che costituiscono il prodotto del reato, cioè il frutto che il colpevole ottiene direttamente dalla sua attività illecita (Cass. pen., Sez. un., 3 luglio 1996, 9149): le banconote oggetto della contraffazione nummaria; nonché le cose che costituiscono il profitto del reato, ovvero il vantaggio economico che si ricava per effetto della commissione di esso (Cass. pen., Sez. un. cit.).
La confisca obbligatoria
A norma dell'art. 240, comma 2, c.p., il giudice deve sempre ordinare la confisca (trattasi dunque di un obbligo e non di una facoltà) “delle cose che costituiscono il prezzo del reato” e delle cose “la fabbricazione, l'uso, il porto, la detenzione e l'alienazione delle quali costituisce reato, anche se non è stata pronunciata condanna”. Tuttavia, la confisca obbligatoria del prezzo del reato non può essere disposta se la cosa appartiene a persona estranea al reato (art. 240, comma 3); né può essere disposta quando la fabbricazione, l'uso, il porto, la detenzione e l'alienazione possono essere consentiti mediante autorizzazione amministrativa (art. 240, comma 4). Secondo la dottrina la confisca obbligatoria si divide in due grandi categorie distinte ai punti 1 e 2 dell'art. 240 c.p.: il punto 1 rappresenta il caso in cui il giudice, di fronte al prezzo del reato attestato con condanna, deve disporre senza alcuna discrezionalità la confisca, sempre che il bene non appartenga a persona estranea al reato. Del tutto diversa è l'ipotesi della confisca obbligatoria prevista dal comma 2, n. 2 dell'art. 240 c.p. Essa non presuppone una sentenza di condanna per un reato, ma ciò non vuol dire che la stessa non possa esservi stata (Borasi, Le confische penali, in Riv. Pen. 2011, p. 137).
I presupposti della confisca obbligatoria sono:
Ipotesi speciali di confisca
Negli ultimi anni, per rispondere a specifiche istanze di politica criminale, sono state introdotte nel sistema numerose ipotesi di confisca speciale, accanto a quella ordinaria regolata nella parte generale del codice penale, la cui disciplina rimane comunque applicabile nei punti non derogati dalle norme speciali (Cass. pen., Sez. un., 28 aprile 1999, n. 9). Oltre a quella prevista dall'art. 416-bis,comma 7, c.p., si segnala la confisca obbligatoria prevista dall'art. 12-sexies, d.l. 306/1992, conv. in l. 356/1992. Secondo tale disposizione, allorché sia intervenuta condanna o applicazione della pena ex art. 444 c.p.p. per reati associativi e per altre numerose ipotesi delittuose tassativamente enumerate nella norma stessa, il giudice deve sempre disporre la confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito, dichiarato ai fini delle imposte sul reddito, o alla propria attività economica. Tale confisca ha come presupposto non la derivazione dei beni dall'episodio criminoso per cui è intervenuta la condanna ma la sola condanna del soggetto che di quei beni dispone. Intervenuta questa, essa va sempre ordinata quando sia provata l'esistenza di una sproporzione tra il valore economico dei beni di cui il condannato ha la disponibilità e il reddito da lui dichiarato o i proventi della sua attività economica e non risulti una giustificazione credibile circa la provenienza delle cose (F. Menditto, La confisca allargata o per sproporzione, 2014, in www.questionegiustizia.it).
Si parla di presunzione relativa di illecita accumulazione patrimoniale, che però non opera nel caso in cui i beni siano fittiziamente intestati ad un terzo ma si assume si trovino nella effettiva titolarità del condannato: in tal caso incombe all'accusa l'onere di provare che l'intestazione è fittizia, non solo facendo ricorso alla sproporzione dei valori, ma anche a tutti i dati fattuali disponibili, quali rapporti personali, di coniugio, parentela, amicizia, situazioni patrimoniali e reddituali, attività svolte, mediante l'utilizzo anche di elementi indiziari, purché connotati dai requisiti di pluralità, gravità, precisione e concordanza, stabiliti dall'art. 192,comma 2,c.p.p., in modo da dimostrare la discrasia esistente tra formale titolarità e reale appartenenza dei beni (Cass. pen.,Sez. I, 24 ottobre 2012, n. 44534). Due ipotesi speciali di confisca hanno suscitato un ampio dibattito in dottrina e giurisprudenza, e sono state più volte oggetto di interventi legislativi e/o giurisprudenziali. Si tratta della c.d. confisca stradale, avente ad oggetto il veicolo con il quale è stato commesso il reato di guida in stato di ebbrezza (e quello di rifiuto di sottoporsi agli accertamenti alcoolimetrici: art. 186, comma 2, lett. c), e comma 7, d.lgs. 285/1992); e della c.d. confisca urbanistica, avente ad oggetto i terreni abusivamente lottizzati e le opere abusive ivi costruite (art. 44, comma 2, d.P.R. 380/2001). La questione controversa ha riguardato la natura giuridica di tali istituti, ovvero se si trattasse di misure di sicurezza o di sanzioni, penali o amministrative, con tutte le conseguenze in materia di successione di leggi nel tempo e di loro applicabilità in caso di estinzione del reato per prescrizione. Sulla confisca stradale, dopo che la Corte costituzionale ne ha affermato la natura di sanzione, dichiarando la illegittimità costituzionale dell'art. 186 cit., limitatamente al richiamo in esso contenuto all'art. 240, comma 2, c.p. (sent. 196/2010), è intervenuto il legislatore, modificando lo stesso art. 186 e qualificando espressamente la confisca in oggetto come sanzione amministrativa accessoria. In quanto tale, essa è regolata dagli artt. 2, comma 4, c.p. e art. 1, l. 689/1981: non è retroattiva ma è sicuramente applicabile ai fatti commessi in precedenza poiché il trattamento amministrativo è, per definizione, più favorevole di quello penale (Cass. pen.,Sez. IV, 6 dicembre 2013, n. 2385). Sulla confisca urbanistica è intervenuta più volte la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ne ha ritenuto la natura di pena (Corte Edu, Sez. II, 20 gennaio 2009, Sud Fondi s.r.l. ed altri c. Italia; Corte Edu, Sez. II, 29 ottobre 2013, Varvara c. Italia), osservando che l'istituto, così come regolato nell'ordinamento italiano, che ne consente l'applicazione anche in assenza di condanna, è in contrasto con l'art. 7 della Convenzione, il quale esprime il principio di legalità (nullum crimen sine culpa). La giurisprudenza di legittimità ne ha sempre affermato la natura di sanzione amministrativa, che può essere disposta anche in caso di estinzione del reato, purché la responsabilità dell'imputato sia accertata sotto il profilo oggettivo e soggettivo (Cass. pen.,Sez. III, 4 febbraio 2013, n. 17066). Da ultimo, in argomento è intervenuta la Corte costituzionale, ribadendo la natura di sanzione amministrativa dell'istituto e non escludendo che esso possa essere applicato anche in caso di estinzione del reato, purché il profilo della responsabilità, ai soli fini della confisca del bene lottizzato, sia ampiamente motivato (Corte cost. n. 49/2015). Altre ipotesi speciali di confisca sono previste nel codice penale dall'art. 322-terin relazione ai delitti dei pubblici ufficiali contro la P.A. (artt. 314-335 c.p.); dall'art. 644, comma 6, c.p. in materia di usura; dagli artt. 270-bis, 446, 544-sexies, 600-septies, 648-quater, 722 e 733, 640, comma 2, n. 1, 640-bis e 640-ter, comma 2, c.p. Vi sono, poi, le ipotesi di confisca obbligatoria previste dalle leggi speciali: in materia di commercio internazionale della fauna e della flora in via di estinzione (art. 4,l. 150/1992); di caccia con il mezzo vietato del richiamo elettroacustico (artt. 21, lett. r), e 30, lett. m), l. 157/1992); di beni culturali (art. 174, comma 3, d.lgs. 42/2004); di armi (art. 6, l. 152/1975); di contrabbando (art. 301 d.P.R. n. 43/73); di diritto d'autore (art. 171-sexies, l. n. 633/41); di responsabilità da reato degli enti collettivi (art. 19, d.lgs. 231/2001); di rifiuti (art. 256, comma 3, e art. 250, comma 2, d.lgs. 152/2006); di stupefacenti (art. 85, comma 3, d.P.R. 309/1990). Aspetti processuali
La confisca, sia facoltativa che obbligatoria, non presuppone necessariamente il sequestro, sicché potrà essere ordinata anche in assenza di un precedente provvedimento cautelare reale, sempre che vi siano norme che la consentano o la impongano (Cass. pen.,Sez. III, 4 febbraio 2013, n. 17066). Nel caso in cui il profitto del reato sia costituito da somme di denaro, è senz'altro ammissibile il sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca diretta, sia della somma fisicamente identificata in quella che è stata acquisita attraverso l'attività criminosa, sia di una somma corrispondente al valore nominale di questa, quando vi siano indizi che il denaro di provenienza illecita risulti depositato in banca o investito in titoli (Cass. pen.,Sez. VI, 26 marzo 2015, n. 15923). Spetta al giudice della cognizione ordinare la confisca, sia facoltativa che obbligatoria, e se questi non vi abbia provveduto, spetta al giudice dell'esecuzione, il quale potrà disporla solo su impulso di parte, e solo se obbligatoria per legge, attraverso il procedimento dell'incidente di esecuzione (Cass. pen.,Sez. I, 20 aprile 2012, n. 17546). Con riguardo all'impugnazione, si applica l'art. 579, comma 3, c.p.p. secondo cui l'impugnazione contro la sola disposizione che riguarda la confisca è proposta con gli stessi mezzi previsti per i capi penali. Casistica
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