Il ritardato recapito della RdAC non è imputabile a chi deposita e legittima la rimessione in termini

Pietro Calorio
27 Marzo 2017

La questione giuridica affrontata dal Tribunale di Rovigo riguarda la tempestività del deposito inviato in termini ma con generazione tardiva della ricevuta di avvenuta consegna (RdAC) da parte del sistema ministeriale.
Massima

Deve essere rimesso in termini il convenuto che, eseguito il deposito telematico della comparsa di costituzione entro il termine di decadenza, si veda emettere la ricevuta di avvenuta consegna (

RdAC

) dal sistema ministeriale oltre detto termine, posto che il convenuto stesso non ha controllo sul sistema e la legge non stabilisce alcun limite di orario per l'invio all'ultimo giorno né un tempo minimo per il recapito della

RdAC

dopo l'invio del deposito.

Il caso

Parte convenuta in un procedimento civile ordinario inoltrava la busta del deposito telematico di una comparsa di costituzione e risposta contenente domanda riconvenzionale alle ore 18:33 del 20 dicembre 2016 (ultimo giorno utile ai fini della costituzione nei termini di cui all'art. 166 c.p.c.), ricevendo la ricevuta di avvenuta consegna (c.d.

RdAC

) soltanto il giorno successivo, 21 dicembre 2016.

Alla prima udienza parte attrice eccepiva la tardività del deposito della comparsa di costituzione con conseguente inammissibilità della domanda riconvenzionale.

La causa veniva rinviata per discussione orale ex art. 281-sexies c.p.c.; a tale udienza parte convenuta chiedeva di essere rimessa in termini, producendo documentazione da cui risultava che nei giorni 17-19 dicembre 2016 erano in corso interventi sui sistemi ministeriali concernenti la manutenzione correttiva evolutiva e migliorativa dei medesimi, e che comportavano l'interruzione di molteplici servizi del settore civile.

La questione

La questione giuridica affrontata è quella della tempestività del deposito inviato in termini ma con generazione tardiva della ricevuta di avvenuta consegna (

RdAC

) da parte del sistema ministeriale.

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale, con sentenza non definitiva, accoglieva l'istanza di parte convenuta, rimettendola in termini, rigettando l'eccezione di inammissibilità della domanda riconvenzionale spiegata dall'attrice.

Si affermava anzitutto che la questione doveva essere risolta nell'ottica della sussistenza dei presupposti di cui all'art. 153 c.p.c. per la rimessione in termini, e si richiamava la giurisprudenza di legittimità rilevante sul punto.

Pur rilevando che, sulla base della normativa, il deposito dovesse considerarsi perfezionato in data 21 dicembre 2016 e, quindi, tardivamente rispetto al termine di cui all'art. 166 c.p.c., e considerati irrilevanti ai fini del decidere i rappresentati malfunzionamenti dei sistemi ministeriali, il Tribunale dichiarava necessaria «un'analisi sistematica della disciplina processuale codicistica integrata con quella riguardante il processo telematico»: osservava, infatti, che la legge non stabilisce alcun esplicito divieto di deposito entro un certo limite di orario dell'ultimo giorno utile per la costituzione del convenuto. Perciò, evidentemente, la circostanza che la

RdAC

fosse stata emessa dal sistema oltre sette ore dopo il deposito dell'atto non poteva essere imputata al convenuto, che non aveva alcuna possibilità di controllo sul sistema.

Diversamente argomentando, soggiungeva il Tribunale, si arriverebbe a sostenere (in palese violazione del dettato normativo) che il limite concreto per la costituzione del convenuto non è quello di cui all'art. 166 c.p.c., ma è inferiore.

Non si poteva, in sostanza, imputare al depositante un ritardo nell'emissione della ricevuta di avvenuta consegna, non essendo previsto né (come detto) un divieto di deposito dopo un certo orario, né un tempo minimo tra il deposito e l'invio della

RdAC

da parte del sistema: era perciò preclusa alla parte qualunque «previsione ex ante prognostica rispetto al compimento di detta ultima formalità non dipendente da propria attività processuale poiché cagionata da un fattore estraneo alla sua volontà».

Il Giudice del Tribunale veneto, con sentenza non definitiva, dichiarava pertanto sussistenti i presupposti della rimessione in termini, accogliendo la relativa istanza, e rimettendo la causa sul ruolo per la prosecuzione del giudizio.

Osservazioni

La decisione del Tribunale di Rovigo appare del tutto corretta sotto il profilo della riconduzione all'istituto della rimessione in termini del caso della tardiva generazione, da parte del sistema informatico del Ministero della Giustizia, della ricevuta di avvenuta consegna relativa ad un deposito telematico.

Questa ipotesi, per vero, va considerata come l'unica e sola, nell'ambito della disciplina riguardante il deposito telematico, in cui l'istituto della rimessione in termini trova pertinente applicazione.

Come si è già avuto modo di argomentare (si veda P. Calorio, Deposito telematico su registro errato valido anche in caso di rifiuto da parte della Cancelleria; P. Calorio, Il deposito affetto da errore “fatale” è valido anche in caso di rifiuto da parte della Cancelleria) risulta improprio riportare alla disciplina della rimessione in termini le fattispecie di “errore materiale” nel deposito telematico: in questi casi, sulla base della migliore interpretazione del quadro normativo, il deposito deve considerarsi valido nonostante l'errore, con la conseguenza che il depositante non incorre in alcuna decadenza. Ciò rende inconferente il richiamo alla rimessione in termini.

Se, come detto, la sentenza è ineccepibile con riferimento alla soluzione “salvifica” del deposito della comparsa del convenuto, d'altro lato è forse un'occasione mancata sotto il profilo della riflessione circa le conseguenze della rimessione in termini del convenuto sulla tutela del diritto di difesa di parte attrice.

Non è dubbio, in effetti, che il termine perentorio per la costituzione tempestiva sia posto a tutela dell'attore il quale, in un caso del genere, vede di fatto compresso di un giorno il proprio termine a difesa a fronte delle domande riconvenzionali e/o delle eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio che il convenuto, a pena di decadenza, ha dovuto formulare con la costituzione tempestiva nei venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione.

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