Valida la relata di notifica a mezzo PEC priva di firma digitale

06 Aprile 2017

La Cassazione sceglie di applicare il principio di raggiungimento dello scopo in assenza di lesione del diritto di difesa, richiamando e confermando un orientamento che va consolidandosi richiedendo però la verifica in concreto di tutti gli elementi del caso.
Massima

In tema di notificazione a mezzo PEC, la relata priva di firma digitale non è causa di inesistenza dell'atto né di nullità della notifica se non lascia dubbio sulla sua riconducibilità alla persona dell'avvocato notificante, attraverso la sua indicazione e l'accostamento di quel nominativo alla persona munita ritualmente della procura speciale, e se ha comunque prodotto il risultato della conoscenza dell'atto e quindi il raggiungimento dello scopo legale, senza limitazione dei diritti difensivi della parte ricevente.

Il caso

Contro una sentenza del Tribunale di Padova di rigetto dell'appello, era presentato ricorso in Cassazione, di cui, tra l'altro, era eccepita l'inammissibilità in ragione della nullità della notificazione eseguita a mezzo PEC, perché la relata sarebbe stata priva della firma digitale, a differenza del ricorso e della procura, a cui quella sarebbe stata apposta.

La Cassazione ha rigettato la doglianza, motivando sul punto come in massima.

La questione

È valida la notifica a mezzo PEC in caso di relata priva di firma digitale? La sua riconducibilità al notificante può essere desunta aliunde?

Le soluzioni giuridiche

Come noto, l'art. 3-bis, comma 5, l. n. 53/1994 indica il contenuto della relata di notifica in proprio via PEC e prevede che essa sia redatta dall'avvocato «su documento informatico separato, sottoscritto con firma digitale ed allegato al messaggio di posta elettronica certificata». All'art. 11, inoltre, sanziona con una nullità rilevabile d'ufficio le notificazioni per le quali vi sia mancanza dei requisiti soggettivi ed oggettivi, incertezza sulla persona cui è stata consegnata la copia dell'atto o sulla data della notifica e addirittura, con norma criticata per la sua generalità e genericità, inosservanza delle disposizioni (di una qualunque, quindi) della legge predetta.

L'incomprensibile severità di tale sanzione è stata nel tempo apprezzabilmente mitigata da un'evoluzione giurisprudenziale che sembra ormai avviata in direzione salvifica, nei casi di vizi formali non pregiudizievoli del raggiungimento dello scopo dell'atto e del diritto di difesa.

Ne è un esempio l'ordinanza in commento, in cui la Cassazione, per risolvere la questione prospettata, richiama e conferma principi generali sanciti in propri arresti giurisprudenziali precedenti.

La Corte, infatti, già per le notifiche cartacee in proprio aveva avuto modo di stabilire che la firma mancante non è causa di inesistenza dell'atto ed, anzi, ne aveva affermato la surrogabilità attraverso altri elementi capaci di far individuare l'esecutore dell'atto: nel caso, per esempio, esaminato da Cass., sez. III, sent., n. 10272/2015, di relata priva delle generalità e della sottoscrizione dell'avvocato notificante, la Suprema Corte aveva rilevato che la sua identificazione, necessaria per verificare la sussistenza dei requisiti soggettivi indispensabili, può avvenire anche aliunde, nella specie «in base alla sottoscrizione ... dell'atto notificato e vidimato dal consiglio dell'ordine, unitamente al richiamo al numero di registro cronologico ed all'autorizzazione del consiglio dell'ordine, immediatamente precedenti la relazione di notifica e la firma della persona abilitata a ricevere l'atto».

Con riferimento alle notificazioni a mezzo PEC e più in generale, nella successiva sent. n. 7665/2016, paradigmatica dell'orientamento salvifico di cui si è detto, le Sezioni Unite hanno affermato, da un canto, che l'irritualità della notificazione di un atto non ne comporta la nullità se la consegna telematica ha comunque prodotto il risultato della sua conoscenza e così determinato il raggiungimento dello scopo legale e, dall'altro, che è inammissibile l'eccezione con la quale si lamenti un mero vizio procedimentale, senza prospettare anche le ragioni per le quali l'erronea applicazione della regola processuale abbia comportato, per la parte, una lesione del diritto di difesa o possa comportare altro pregiudizio per la decisione finale.

Nel caso in esame, rileva la Corte facendo applicazione dei citati precedenti, la mancata firma digitale della relata non lascia alcun dubbio sulla riconducibilità alla persona dell'avvocato notificante, attraverso la sua indicazione e l'accostamento di quel nominativo alla persona munita ritualmente della procura speciale: essendo inoltre diretta inequivocabilmente dalla

casella PEC dell'avvocato del ricorrente a quella del difensore avversario, senza alcuna lesione del diritto di difesa della parte ricevente, la notifica ha raggiunto il suo scopo e l'eccezione d'inammissibilità del ricorso va rigettata.

Osservazioni

La Corte, nella vicenda in commento, non affronta il tema delle diverse tipologie di sottoscrizioni elettroniche: la relata trasmessa via PEC, pur priva di firma digitale (grazie alla quale diventa documento con efficacia probatoria fino a querela di falso, ex artt. 21, comma 2, CAD e 2702 c.c.), potrebbe comunque ritenersi munita di firma elettronica c.d. semplice ed essere liberamente valutabile in giudizio ai sensi dell'art. 21, comma 1, CAD, senza peraltro dimenticare che l'art. 3-bis, comma 5, l. n. 53/1994 fa espresso e testuale riferimento alla firma digitale.

La Cassazione, più semplicemente ma anche opportunamente, sceglie di far applicazione del principio di raggiungimento dello scopo in assenza di lesione del diritto di difesa, richiamando e confermando un orientamento che ormai va consolidandosi e che richiede però la verifica in concreto di tutti gli elementi del caso, soltanto all'esito della quale potrà stabilirsi l'effettivo raggiungimento dello scopo.

È ovvio quindi, ma giova ribadirlo, che la normale cautela impone di continuare a notificare rispettando anche formalmente tutte le disposizioni e prescrizioni in materia, compresa la sottoscrizione digitale della relata, confidando solo in estremo subordine nel citato orientamento salvifico.

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