Deposito telematico di atti introduttivi: irregolarità sanabile se l'atto raggiunge il proprio scopo

Redazione scientifica
17 Maggio 2016

La Cassazione ha enunciato un principio di diritto in merito al deposito telematico di atti introduttivi: tale forma di deposito non dà luogo a nullità della costituzione dell'attore ma ad una mera irregolarità sanabile se l'atto realizza gli scopi che gli sono propri.

Il caso. A seguito di notifica e deposito telematici di un decreto ingiuntivo, il debitore ingiunto ha presentato formale opposizione provvedendo alla relativa notifica presso il procuratore domiciliatario all'indicato indirizzo PEC. Successivamente è stato formato il fascicolo telematico.

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l'inammissibilità dell'atto di citazione in opposizione proposto in via telematica poiché «in questa fase non appare sussistente una disciplina giuridica ammissiva del deposito telematico degli atti introduttivi del procedimento».

Contro tale pronuncia il debitore opponente ha presentato ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte in quanto il provvedimento dichiarante l'inammissibilità dell'opposizione a decreto ingiuntivo non è direttamente impugnabile con ricorso per cassazione ma è soggetto a gravame secondo i normali criteri del giudizio di cognizione.

Il deposito telematico dell'atto di opposizione è facoltà del difensore o è inammissibile? Stante la particolare importanza del thema decidendum, tuttavia, la Suprema Corte ritiene sussistenti le condizioni per una pronuncia d'ufficio ex art. 363, comma 3, c.p.c. con l'enunciazione del principio di diritto nell'interesse della legge sulla questione che il ricorso stesso propone e cioè se il deposito telematico dell'atto di opposizione a decreto ingiuntivo, in quanto atto introduttivo del giudizio, rientri, pur in difetto dell'autorizzazione ex art. 35 d.m. n. 44/2011, tra le facoltà del difensore che intenda costituirsi oppure sia inammissibile.

L'art. 16-bis, comma 4, d.l. n. 179/2012 prevede che, a decorrere dal 30 giugno 2014, per il procedimento di ingiunzione davanti al tribunale, il deposito dei provvedimenti, degli atti di parte e dei documenti ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, di fatto escludendo espressamente dall'ambito di applicazione di tale regola il giudizio di opposizione. Nei confronti di quest'ultimo si ritiene applicabile la disciplina generale dettata dal comma 1 dello stesso art. 16-bis per i procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione innanzi al tribunale secondo il quale è obbligatorio il deposito telematico dei soli atti endoprocessuali. Da tale norma non si ricava, però, il divieto di utilizzare il canale dell'invio telematico per gli atti introduttivi del processo.

In caso di deposito telematico dell'atto introduttivo si verifica una mera irregolarità. Ad avviso del Giudice di legittimità la questione può essere risolta considerando che, secondo il principio della strumentalità delle forme (desumibile dal combinato disposto degli artt. 121 e 156 c.p.c.) «le forme degli atti del processo non sono prescritte dalla legge per la realizzazione di un valore in sé o per il perseguimento di un fine proprio ed autonomo, ma sono previste come lo strumento più idoneo per la realizzazione di un certo risultato, il quale si pone come l'obiettivo che la norma disciplinante la forma dell'atto intende conseguire».

In caso di deposito irrituale perché avvenuto tramite l'invio a mezzo PEC dell'atto processuale al di fuori delle ipotesi particolari che lo consentono, si verifica una circostanza di mera irregolarità: «una imperfezione non viziante la costituzione in giudizio dell'attore e non idonea ad impedire al deposito stesso di produrre i suoi effetti tipici tutte le volte che l'atto sia stato inserito nei registri informatizzati dell'ufficio giudiziario previa generazione della RdAC».

Lo scopo della presa di contatto tra la parte e l'ufficio giudiziario e della messa a disposizione delle altre parti processuali è integrato dall'attestazione da parte del cancelliere del ricevimento degli atti e dal loro inserimento nel fascicolo processuale. In questo caso, la sanatoria si produce dalla data di ricezione dell'atto da parte del cancelliere ai fini processuali.

Il Ministero ha solo il potere di accertare la funzionalità dei sistemi informatici. Irrilevante a tal proposito è la circostanza della mancanza di un provvedimento ministeriale autorizzativo nei confronti del tribunale. L'art. 35 d.m. n. 44/2011 si limita a conferire al decreto dirigenziale del Ministero il compito di accertare l'installazione e l'idoneità delle attrezzature informatiche, unitamente alla funzionalità dei servizi di comunicazione dei documenti informatici nel singolo ufficio. Non rientra in questo ambito, quindi, l'individuazione degli atti depositabili telematicamente.

Per questi motivi la Suprema Corte dichiara l'inammissibilità del ricorso e pronuncia, nell'interesse della legge, il principio di diritto esposto, nonostante il tema sia ormai stato superato dall'art. 16-bis, comma 1-bis, d.l. n. 179/2012 introdotto con l'art. 19, comma 1, lett. a, d.l. n. 83/2015 che consente il deposito anche con modalità telematiche dell'atto di costituzione.

La Corte, tuttavia, con questa pronuncia, ha colto l'occasione per precisare quali siano le conseguenze del deposito irrituale di un atto (non nullità ma mera irregolarità) e quali siano le condizioni perchè si possa affermare che l'atto abbia raggiunto il suo scopo.

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