Ammissione al passivo del credito del lavoratore autonomo di una cooperativa di lavoro
16 Marzo 2017
Si chiede se in caso di fallimento di una cooperativa di lavoro i cui soci, inquadrati come lavoratori autonomi iscritti alla Gestione artigiani, presentano istanza di ammissione al passivo per i propri compensi sospesi, debba applicarsi il privilegio di cui all'art. 2751-bis n. 1).
Preme rilevare come la L. n. 142/2001 e successive modificazioni sia intervenuta disciplinando il rapporto di lavoro all'interno delle società cooperative. Così come disposto dall'art. 1 della predetta legge, essa trova applicazione con riferimento alle cooperative (tutte) nelle quali il rapporto mutualistico (ovverosia il rapporto di lavoro attraverso il quale viene perseguito lo scopo proprio della cooperativa) ha ad oggetto la prestazione di attività lavorative ad opera del socio. Quest'ultimo, oltre ad instaurare con la cooperativa un rapporto di tipo associativo, avvia un rapporto lavorativo, il quale può essere stipulato in forma di lavoro subordinato, autonomo o in qualsiasi altra forma. La suddetta legge precisa, inoltre, che dall'instaurazione del rapporto associativo e di lavoro derivano i relativi effetti di natura previdenziale e fiscale, nonché tutti gli altri effetti giuridici previsti dalla stessa normativa ovvero da altra legge o fonte, purché compatibile con la posizione del socio lavoratore.
Cosicché, qualora il rapporto sia inquadrabile come lavoro subordinato, si applicherà la relativa disciplina civilistica, previdenziale e fiscale e lo stesso dicasi per il lavoro autonomo. Già prima facie la risposta al quesito dovrebbe essere negativa, in quanto tale disposizione si riferisce ai crediti riguardanti il rapporto di lavoro subordinato. Infatti, la stessa sancisce espressamente che hanno privilegio “1) le retribuzioni dovute, sotto qualsiasi forma, ai prestatori di lavoro subordinato e tutte le indennità dovute per effetto della cessazione del rapporto di lavoro, nonché il credito del lavoratore per i danni conseguenti alla mancata corresponsione, da parte del datore di lavoro, dei contributi previdenziali ed assicurativi obbligatori ed il credito per il risarcimento del danno subito per effetto di un licenziamento inefficace, nullo o annullabile”. Sebbene l'art. 5 della Legge n. 142/2001 preveda che il privilegio per le prestazioni di lavoro subordinato di cui al predetto articolo si applichi, altresì, ai soci lavoratori di cooperative di lavoro, tale disposizione va interpretata nel senso che ciò è vero nel limite in cui il rapporto di lavoro sia di tipo subordinato, non potendosi invocare l'applicabilità di tale privilegio ai rapporti dei soci lavoratori autonomi.
L'assunto è stato confermato dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., Sez. Lav., 19 gennaio 2005, n. 994), la quale ha affermato che quanto sancito dall'art. 5 L. n. 142/2001 (e, cioè, come detto, l'estensione del privilegio di cui all'art. 2751 bis c.c. anche ai soci lavoratori di cooperative di lavoro) può essere utilmente invocato solamente dai soci lavoratori che siano anche dipendenti della cooperativa. Tuttavia, si evidenzia che trattandosi, come detto, di soci lavoratori autonomi, potrebbe residuare il privilegio di cui all'art. 2751-bis n. 2 c.c. per le retribuzioni dovute per gli ultimi due anni di prestazione (purché, nel caso de quo, si possa parlare di lavoratore autonomo ai sensi dell'art. 2222 c.c.).
In quanto soci iscritti alla Gestione artigiani (i quali si identificano come imprenditori, dal momento che ai fini fiscali il reddito dell'artigiano è qualificato come reddito d'impresa e non di lavoro autonomo), sembrerebbe comunque più idoneo applicare il privilegio previsto dall'art. 2751-bis n. 5 c.c., a tutela del crediti dell'impresa artigiana per i corrispettivi dei servizi prestati e della vendita dei manufatti, purché venga data prova del requisito dell'artigianalità ai sensi delle disposizioni legislative (e purché non si tratti di un credito per compenso di appalto d'opera, secondo la giurisprudenza prevalente).
La giurisprudenza della Suprema Corte (Cass. civ., Sez. Lav., 26 agosto 2005, n. 17396) ha espresso il principio secondo cui la ratio della disciplina del privilegio accordato alle imprese artigiane è rinvenibile nella volontà del legislatore di tutelare i crediti derivanti dalla prestazione di attività lavorativa dell'artigiano, destinata a soddisfare le esigenze di sostentamento del lavoratore. Cosicché, alla luce di tutto quanto esposto, il credito dei soci lavoratori autonomi iscritti alla Gestione artigiani non potrà essere ammesso al passivo del fallimento con il privilegio di cui all'art. 2751-bis n. 1 c.c. (credito dei lavoratori subordinati).
Al più, potrebbe essere ammesso, purché sussistano i presupposti di legge, con il privilegio di cui al n. 2 (credito dei lavoratori autonomi) ovvero di cui al n. 5 (credito dell'impresa artigiana) del medesimo articolo. L'alternativa tra i due privilegi, che a parere di chi scrivere dovrebbe stimolare l'istante verso la previsione dedicata agli artigiani, risulta confermata anche dalla giurisprudenza di merito (Tribunale di Vicenza, Sez. fall., 12 giugno 2008). |