Compensazione di un credito ammesso al passivo con la richiesta di restituzione somme in revocatoria

10 Dicembre 2012

A norma dell'art. 56 l. fall. è possibile, per la società fornitrice-creditrice, opporre ai commissari Straordinari di società assoggettata ad Amministrazione Straordinaria la compensazione del proprio credito, già ammesso al passivo, con la richiesta, da parte dei medesimi Commissari di restituzione di somme in revocatoria ex art. 67, comma 2, l. fall.?

A norma dell'art. 56 l. fall. è possibile, per la società fornitrice-creditrice, opporre ai commissari Straordinari di società assoggettata ad Amministrazione Straordinaria la compensazione del proprio credito, già ammesso al passivo, con la richiesta, da parte dei medesimi Commissari di restituzione di somme in revocatoria ex art. 67, comma 2, l. fall.?

La società A), creditrice e debitrice della società B), quest'ultima in amministrazione straordinaria, non può opporre ai Commissari Straordinari la compensazione ex art. 56 l. fall. di un proprio credito, seppur già ammesso al passivo di B), con il proprio debito derivante dalla richiesta di restituzione somme ex art. 67, comma 2, l. fall., proposta dai Commissari Straordinari.

RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito in oggetto prende a base l'esame delle seguenti norme: l'art. 55 l. fall. (effetti del fallimento sui debiti pecuniari), l' art. 56 l. fall. (compensazione in sede di fallimento), l'art. 1241 c.c. (estinzione per compensazione), l'art. 1243 c.c. (compensazione legale e giudiziale), l'art. 67 l. fall. (atti a titolo oneroso, pagamenti e garanzie), l'art. 2901 c.c. (condizioni azione revocatoria).
In particolare l'art. 56 l. fall. recita: “I creditori hanno diritto di compensare coi loro debiti verso il fallito i crediti che essi vantano verso lo stesso, ancorchè non scaduti prima della dichiarazione di fallimento. Per i crediti non scaduti la compensazione tuttavia non ha luogo se il creditore ha acquistato il credito per atto tra vivi dopo la dichiarazione di fallimento o nell'anno anteriore”.

RIFERIMENTI GIURISPRUDENZIALI - La Suprema Corte, decidendo a Sezioni Unite con sentenza n. 775/99 (confermata della successiva giurisprudenza di legittimità: cfr. Cass. 11288/01, Cass. 8042/03, Cass. 9013/03, Cass. 15779/04, Cass. 20169/04), ha ben chiarito che, ai fini della compensazione quale prevista e voluta dal legislatore con la disposizione di cui all'art. 56 legge fallimentare, ciò che rileva è solamente che i due crediti da compensare (del fallito e del terzo) rinvengano il loro fatto genetico in momento anteriore al fallimento, essendo ben possibile che gli ulteriori presupposti previsti dall'art. 1243 c.c. (quindi l'esigibilità e la liquidità) vengano ad esistenza in momento successivo alla dichiarazione di fallimento.
Individuando ulteriori limitazioni non espressamente previste dalla norma quali, appunto, la necessità di liquidità ed esigibilità del credito in un momento anteriore al fallimento, si frustrerebbe la volontà del legislatore che è chiaramente quella di introdurre una deroga al principio del concorso, giustificata da ragioni di equità.
Infatti non appare conforme ad esigenza di giustizia sostanziale che il creditore in bonis sia costretto ad adempiere la propria obbligazione per l'intero ed a ricevere il proprio credito in moneta fallimentare.
Concludendo, secondo la Corte “elemento rilevante per la compensazione medesima con la procedura concorsuale è il fatto che le radici causali delle obbligazioni contrapposte siano determinate prima della dichiarazione di fallimento mentre gli effetti della compensazione, cioè l'estinzione delle obbligazioni (NDR: che ex art. 1243 c.c. si verifica nel momento in cui i crediti reciproci divengono liquidi ed esigibili), si possono verificare dopo tale dichiarazione” e quindi “perché operi la compensazione è necessario che i requisiti di cui all'art. 1243 c.c. ricorrano da ambedue i lati e sussistano al momento della pronuncia, quando la compensazione viene eccepita”.

LA DOTTRINA - I presupposti per l'applicazione della compensazione anche nell'amministrazione straordinaria sono i seguenti:
- la preesistenza del credito e del controcredito rispetto al decreto di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria;
- l'esistenza delle condizioni poste dall'art. 1246 c.c. che restano in vita anche in sede fallimentare:
• l'esigibilità
• la certezza
• la liquidità
• la reciprocità
• l'omogeneità

LA SOLUZIONE - Appare subito evidente che, nel caso in esame:
- non vi è la preesistenza delle obbligazioni: il debito della società A) nei confronti della società B) si è venuto a formare in sede concorsuale, mentre il credito della società A) nei confronti della società B) si è formato tra le società ancora in bonis;
- non vi è neppure l'omogeneità della natura delle obbligazioni: il credito di A) verso B) ha natura commerciale (è venuto a formarsi, molto probabilmente, a seguito di un contratto di compravendita ante procedura concorsuale); invece, il debito di A) verso B) ha natura restitutoria (è venuto a formarsi a seguito di un'azione giudiziaria che ha determinato il sorgere dell'obbligazione di restituzione della somma in fase concorsuale).
Nel caso in esame difetta anche il requisito della reciprocità delle obbligazioni, dato che la compensazione avrebbe a base un debito di B) verso A) ed un debito di A) verso la massa dei creditori di B).
Non è ammissibile la compensazione tra il debito verso la massa per la restituzione di somme conseguente all'azione revocatoria con i crediti del revocato verso la società in amministrazione straordinaria.
E' questa la motivazione presa a base dalle seguenti sentenze: App. Bologna, 15 aprile 1986; Trib. Pavia, 13 ottobre 1989; Trib. Milano, 9 aprile 1984.

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