Nell'ambito di una procedura fallimentare particolarmente complessa il Tribunale che ha dichiarato il fallimento, ha, tra l'altro, nominato un Collegio di Curatori composto da tre membri. Questi ultimi, avendo convenuto tra loro di attribuire un diverso peso all'impegno profuso da ciascuno di essi, vorrebbero proporre al medesimo Tribunale la liquidazione di un compenso da corrispondersi a ciascun curatore non in misura paritetica, ma in misura differenziata. Ritenete sia possibile procedere in questo senso? Quale secondo Voi la soluzione più adeguata?
RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito in oggetto prende a base l'esame delle seguenti norme: art. 1 e art. 2 Decreto Ministeriale n. 30/2012; art. 39 l. fall. (compenso curatore); art. 111 l. fall. (spese in prededuzione).
LA DOTTRINA - L'art. 39 l. fall. prevede che al curatore sia dovuto un compenso per l'attività svolta. Il compenso è regolato dal D.M. 570/92 modificato dal Decreto n. 30 del 25 gennaio 2012.
E' prassi di alcuni Tribunali nominare un Collegio di Curatori, invece di un unico Curatore, qualora la procedura fallimentare sia di particolare complessità e richieda anche competenze professionali differenti e complementari. In questi casi il compenso che viene liquidato resta comunque unico, così come recita l'art. 1 del decreto n. 30 del 25 gennaio 2012, e viene liquidato in funzione dell'attività prestata, dei risultati ottenuti, dell'importanza del fallimento e dalla sollecitudine con cui sono state condotte le relative operazioni. Se nell'incarico si sono succeduti più curatori, il compenso è stabilito secondo criteri di proporzionalità ed è liquidato in ogni caso al termine della procedura, salvo eventuali acconti.
LE MOTIVAZIONI DELLA GIURISPRUDENZA - Non vi è giurisprudenza relativa alla liquidazione del compenso a favore di più curatori facenti parte di un Collegio di Curatori, ma vi è giurisprudenza consolidata in merito alla unicità del compenso del Curatore liquidato dal Tribunale, nel caso di più curatori che si sono succeduti nel tempo.
Con sentenza n. 3901 del 18 febbraio 2009 la Cassazione civile evidenzia l'unitarietà del compenso del curatore. Pertanto nell'ipotesi di successione di più curatori fallimentari, il compenso liquidato dal Tribunale sarà frazionabile in base all'opera prestata da ciascuno.
Con sentenza n. 26730 del 19 dicembre 2007 la Cassazione civile, a Sezioni Unite, evidenzia invece come il compenso definitivo del curatore debba essere determinato prima di procedere alle operazioni di chiusura della procedura al fine di valutare la gestione della procedura stessa nella sua unitarietà. Pertanto, con riferimento all'opera prestata da più curatori, il criterio di commisurazione del compenso all'attivo realizzato ed al passivo accertato, secondo il D.m. 28 luglio 1992 n. 570, modificato dal Decreto n. 30/2012, non è decisivo per imputare a ciascun curatore la rispettiva quota del compenso .
Il criterio di cui sopra (attivo realizzato e passivo accertato) opera solo come criterio “limite” nella determinazione del compenso.
La posizione concorrente dei diversi curatori dovrà essere esaminata in termini omogenei dal tribunale.
Ed ancora la Cassazione ha affermato che il provvedimento emesso dal tribunale fallimentare sull'istanza di liquidazione del compenso proposta da uno dei curatori succedutisi nel tempo non assume il carattere della definitività e della immodificabilità in quanto, nel caso di avvicendamento di più curatori, il compenso finale va ragguagliato al risultato dell'intera attività della curatela, e non può essere superiore al limite previsto dal d.m. 28 luglio 1992 n. 570, con la conseguenza che la liquidazione del compenso al primo (o al precedente) curatore deve avvenire al termine della procedura (Cass., 28.10.1998, n. 10751).
Da ultimo, sempre la Cassazione Civile ha affermato che in caso di avvicendamento del curatore nel corso della procedura fallimentare, la liquidazione del compenso può aver luogo anche prima della chiusura del fallimento, in tal senso disponendo la lettera del d.m. 28 luglio 1992 n. 570, richiamato dall'art. 39 l. fall., e non costituendo ostacolo i criteri all'uopo dettati, i quali, pur riferendosi all'ipotesi normale in cui il curatore abbia svolto il suo incarico dall'inizio alla fine della procedura, non appaiono incompatibili con un'anticipata cessazione dalle funzioni: la necessità di commisurare il compenso anche al valore di quella parte di attivo che è stata inventariata ed amministrata ma non realizzata e di quella parte del patrimonio del debitore la cui ricostruzione non è stata completata, presupponendo che l'attività prestata a tal fine dal curatore sia risultata significativa, impone infatti soltanto in tal caso di attendere il compimento delle operazioni di chiusura del fallimento, dovendosi altrimenti considerare soltanto l'attività che resta ancora da svolgere rispetto all'attivo realizzato, al fine di contenere la somma dei compensi spettanti ai curatori succedutisi nel tempo nei limiti dell'unitario compenso liquidabile ai sensi dell'art. 1 del decreto ministeriale (Cass., 18.07.2006, n. 16437).
Si ritiene pertanto, nel caso in esame, che il compenso del Collegio di Curatori debba essere liquidato dal Tribunale come “unico compenso”, attribuibile ai membri del Collegio in misura paritetica, dato che la procedura fallimentare è stata gestita e portata a compimento da tutti i curatori contemporaneamente.
Tale criterio viene anzi inserito di default dal Tribunale di Milano.
Si riporta di seguito una motivazione standard:
“il collegio dovrà adempiere alle proprie funzioni attenendosi alle seguenti regole di base: deliberazione a maggioranza in caso di eventuale contrasto di opinioni ed esercizio congiunto dei poteri di rappresentanza attraverso almeno due dei componenti del collegio; per evidenti ragioni di efficienza economica e in considerazione dell'effetto sinergico dell'attività svolta dai tre componenti del collegio, il compenso finale ad essi spettante non potrà comunque superare quello previsto a favore di un unico Curatore, dovendosi quindi procedere alla suddivisione dell'unico onorario complessivo, nella misura che verrà liquidata dal Tribunale, per la quota di un terzo in favore di ciascun professionista”.
Tuttavia è chiaro che se il Collegio dei Curatori ritiene che vi siano stati apporti professionali differenti tra i membri del Collegio stesso, il compenso potrà essere distribuito in misura differente, all'interno del Collegio, secondo i criteri di ripartizione stabiliti dal Collegio al proprio interno.