Sentenza di revoca del fallimento: (non) immediata esecutività ed effetti

05 Febbraio 2013

La sentenza della Corte d'appello che revoca il fallimento è immediatamente esecutiva? Che effetti ha sugli organi della procedura? E sui beni del fallito? La proposizione del ricorso per cassazione contro la sentenza d'appello che ha revocato il fallimento, ne sospende l'efficacia esecutiva?

La sentenza della Corte d'appello che revoca il fallimento è immediatamente esecutiva? Che effetti ha sugli organi della procedura? E sui beni del fallito? La proposizione del ricorso per cassazione contro la sentenza d'appello che ha revocato il fallimento, ne sospende l'efficacia esecutiva?

Il tema dell'efficacia della sentenza di revoca del fallimento è sempre stato dibattuto, anche prima della riforma, posto che nessuna disposizione di legge consentiva – né consente ora – di abbracciare una soluzione univoca del problema.
L'orientamento maggioritario, tuttavia, considera la sentenza di revoca non immediatamente esecutiva, in ossequio al suo carattere costitutivo, subordinandone l'efficacia al passaggio in giudicato. Questa soluzione, fatta propria, come detto, dalla giurisprudenza e dalla dottrina maggioritarie, renderebbe superflua una risposta all'ultima domanda posta, ovvero se la proposizione del ricorso per cassazione determini una sospensione dell'esecutività della sentenza di appello, in quanto la sentenza di appello, in caso di impugnazione tempestiva del curatore o dei creditori istanti, resterebbe priva di effetti per tutto il giudizio di cassazione.
Secondo un altro orientamento, invece, la sentenza di revoca sarebbe immediatamente esecutiva. Questa opinione fa leva sul nuovo testo dell'art. 18, comma 12, l.fall. , che impone la pubblicazione nel registro delle imprese della sentenza di revoca, con ciò mostrando l'intenzione del legislatore di conferire alla stessa una sua immediata efficacia, quantomeno per quanto concerne gli effetti personali sul fallito. Naturalmente, quest'impostazione porterebbe con sé la conseguenza che l'eventuale ricorso per cassazione proposto dal curatore o dai creditori istanti non sarebbe idoneo a sospendere ex se gli effetti della pronuncia, in assenza di un provvedimento ex art. 373 c.p.c.
Sembra preferibile la prima soluzione, sia per una ragione sistematica, ovvero la aderenza ai principi processualistici in tema di non esecutività delle sentenze costitutive, sia per una ragione letterale, ovvero in considerazione del dato testuale dell'art. 119, comma 5, l.fall. che, come è noto, subordina al passaggio in giudicato della sentenza di revoca del fallimento la potestà del Tribunale di impartire le disposizioni esecutive volte a disciplinare la fase di chiusura del fallimento medesimo.
In entrambi i casi, gli organi della procedura continuano ad operare fino al termine del processo di chiusura del fallimento (che comprende il rendiconto del curatore e la liquidazione del suo compenso per l'attività svolta) secondo le disposizioni che il Tribunale impartisce ex art. 119, l.fall., come detto, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di revoca.
Analogamente il curatore è tenuto alla restituzione dei beni al fallito solo a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di revoca.

RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito involge l'esame logico sistematico delle seguenti norme: art. 18 l.fall.(Reclamo); art. 17 l.fall. (Comunicazione e pubblicazione della sentenza dichiarativa di fallimento); art. 16 l.fall. (Sentenza dichiarativa di fallimento); artt. 119 l.fall. (Decreto di chiusura).

SPUNTI DOTTRINALI – Sostiene la non immediata esecutività della sentenza di revoca la quasi totalità degli autori. Cfr., in argomento, nei testi già successivi alla riforma, S. Chimenti, La sentenza dichiarativa di fallimento. I mezzi di gravame. Revoca del fallimento: effetti, in Fauceglia-Panzani (diretto da), Fallimento e altre procedure concorsuali, Milanofiori Assago, 2009, 245 e in particolare a pag. 261; A. Scala, Commento sub art. 18, in Cavallini (diretto da), Commentario alla legge fallimentare, Milano, 2010, 391 e segg.; G. Minutoli, Commento sub art. 18, in M. Ferro (a cura di), La legge fallimentare – commentario teorico pratico, Padova, 2011, 262; F. Russo, Il procedimento per la dichiarazione di fallimento, in U. Apice (diretto da), Trattato di diritto delle procedure concorsuali, Volume I, La dichiarazione e gli effetti del fallimento, Torino, 2010, 144; P. Roncoletta, commento sub art. 18, in P. Pajardi, Codice del fallimento, Giuffrè, Milano, 2009, 276; A. Marcone, La revoca della sentenza di fallimento, in Panzani (diretto da), Il fallimento e le altre procedure concorsuali, vol I, Milanofiori Assago, 2012, 231. Sembra propendere per tale soluzione anche G. Cavalli, La dichiarazione di fallimento, in Ambrosini, Cavalli, Jorio, Il Fallimento, in G. Cottino (diretto da), Trattato di diritto commerciale, vol. XI, Padova, 2009, 234.
A favore della tesi della immediata esecutività della sentenza di revoca, cfr., invece, M. Fabiani, commento sub art. 18, in Jorio-Fabiani (diretto da), Il nuovo diritto fallimentare, Zanichelli, Bologna, 2006, 406, nonché F. De Santis, commento sub art. 18, nell'edizione 2010 del predetto commentario a pag. 104.
Con specifico riguardo alla restituzione dei beni al fallito, nel senso che un tale obbligo sussista solo a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di revoca, cfr. P. Roncoletta, commento sub art. 18, in P. Pajardi, Codice del fallimento, Giuffrè, Milano, 2009, 283.

LA GIURISPRUDENZA I precedenti sul tema sono essenzialmente anteriori alla riforma. Nel senso della non esecutività immediata della sentenza di revoca del fallimento, v. Cass., 3 ottobre 2005, n. 19293; Cass., 4 novembre 2003, n. 16505, Cass., 9 luglio 2003, n. 10792, Trib. Napoli, 10 gennaio 1997, in Dir. Fall., 1997, II, 548; Trib., Campobasso, 19 febbraio 1998, in Dir. Fall., 1998, II, 592; Trib. Roma, 7 giugno 1996, in Giur. Comm., 1998, II, 289.
Successivamente all'entrata in vigore della riforma e alla luce del decreto correttivo del 2007, si è espressa in tal senso anche App. L'Aquila, 16 marzo 2011, in Fall., 2011, 1211 e segg., che statuisce espressamente “[l]a sentenza di revoca della dichiarazione di fallimento acquista efficacia esecutiva solo al momento del passaggio in giudicato; conseguentemente, in pendenza del termine per il ricorso in Cassazione avverso tale decisione, il fallimento è da considerare ancora aperto”.

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