Una società deposita una domanda di concordato con riserva ex artt. 160, 161 comma 6, e 182-quinquies l. fall. prospettando la continuità aziendale. Il Tribunale concede 90 giorni per la presentazione del piano che viene depositato nei termini e che però assume le caratteristiche di mero concordato liquidatorio. Il piano (e la relazione dell'attestatore ex art. 161, comma 3) si basa sulla situazione contabile alla data di deposito della domanda prenotativa, ma per effetto dell'attività nel frattempo esercitata, le poste contabili attive si sono ovviamente modificate (crediti vs. clienti – rimanenze ecc…), e parte di quanto destinato ai creditori concorsuali è stato utilizzato per il pagamento dei costi correnti (incasso di crediti vs. clienti pregressi).
In tale periodo sono stati regolarmente assolti gli obblighi informativi disposti dal Tribunale e l'ausiliario nominato non ha rilevato alcuna ipotesi di risoluzione ex art. 173 l. fall. Si chiede se è corretto che la ricorrente debba presentare la proposta/piano concordataria sulla base di una situazione contabile aggiornata che tenga anche conto dei risultati conseguenti all'attività d'impresa esercitata post deposito domanda prenotativa pur tenuto conto che la situazione debitoria concordataria non può che essere quella cristallizzata alla data del deposito di tale domanda (prenotativa).
PREMESSA - La ricerca di una soluzione alla fattispecie proposta, ad avviso di chi scrive, deve muovere dall'individuazione della decorrenza degli effetti della domanda di concordato per i creditori.
Giova in via preliminare rammentare che, come noto, a seguito della riforma della legge fallimentare è stato introdotto il cosiddetto concordato “in bianco”. Tale istituto prevede, ai sensi dell'art. 161, comma 6, l. fall., la possibilità per l'imprenditore di depositare un ricorso contenente la domanda di concordato e i bilanci relativi agli ultimi tre esercizi. Il termine entro cui deve essere prodotta l'originaria documentazione di cui all'art. 161, commi 2 e 3, l. fall., e cioè la proposta dettagliata, il piano economico con cui si intende che questa venga realizzata e la relazione di attestazione del piano, è fissato dal giudice tra sessanta e centoventi giorni, prorogabili, in presenza di giustificati motivi, di non oltre sessanta giorni.
In tale arco di tempo, l'imprenditore mantiene la gestione ordinaria dell'attività mentre gli atti urgenti di straordinaria amministrazione devono essere autorizzati dal Tribunale, previa eventuale assunzione di sommarie informazioni, ai sensi dell'art. 161, comma 7, l.fall.
Con lo stesso decreto con cui stabilisce il termine entro il quale deve essere integrata la domanda di concordato il Tribunale dispone anche gli obblighi informativi periodici che il debitore deve assolvere sino allo scadere del termine stesso.
E' poi principio radicato che il concordato è volto ad una ristrutturazione del passivo aziendale, tramite riduzioni e/o riscadenziamento dei debiti, al fine di consentire all'impresa debitrice di superare lo stato di crisi / insolvenza in cui versa.
Si tratta quindi di valutare, in via generale e nella specie nel caso di concordato in bianco, quale sia il passivo oggetto di ristrutturazione in relazione a quale data.
LA NORMATIVA - Principio cardine sul punto è quello fissato dall'art. 168 l.fall., a norma del cui primo comma “dalla data di pubblicazione del ricorso nel registro delle imprese e fino al momento in cui il decreto di omologazione del concordato preventivo diventa definitivo, i creditori per titolo o causa anteriore non possono, sotto pena di nullità, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore”.
Ad esso si accompagna il dettato dell'art. 161, comma 7, l. fall., secondo cui dopo il deposito del ricorso e fino al decreto di cui all'art. 163 “i crediti di terzi eventualmente sorti per effetto degli atti legalmente compiuti dal debitore sono prededucibili ai sensi dell'art. 111 l. fall.”.
Il quadro si completa con l'art. 184 comma 1, l. fall., laddove si statuisce che “il concordato omologato è obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro delle imprese del ricorso di cui all'art. 161”, e con l'art. 67, comma 3, lett. e) l. fall. secondo cui non sono soggetti all'azione revocatoria “gli atti, i pagamenti e le garanzie legalmente posti in essere dopo il deposito del ricorso di cui all'art. 161”.
Il ricorso, giova ricordarlo, ai sensi dell'art. 161, comma 5, l. fall. è pubblicato a cura del cancelliere “nel registro delle imprese entro il giorno successivo al deposito in cancelleria”.
Viene quindi ad evidenza come lo spartiacque degli effetti per i creditori sia in linea di principio il deposito del ricorso per l'ammissione alla procedura concordataria, anche se taluni effetti si riferiscono alla data di pubblicazione nel registro delle imprese.
CONCLUSIONI - Così riepilogati i principi cardine, si può pervenire alla conclusione per cui la proposta concordataria ed il piano debbano sempre poggiarsi su una situazione patrimoniale astrattamente fissata, a seconda delle interpretazioni, alle ore ventiquattro del giorno antecedente il deposito della domanda di concordato (ancorché essa sia ex art. 161, comma 6, l. fall., una domanda in bianco), ovvero antecedente l'iscrizione del ricorso nel registro delle imprese, se successivo.
Ciò, soprattutto, per poter individuare con la massima puntualità i creditori, e i relativi crediti, destinati a subire gli effetti del concordato.
Nel caso in cui l'imprenditore acceda al concordato presentando direttamente il piano (e quindi senza avvalersi dell'istituto del concordato in bianco), ovviamente dovrà presentare una situazione patrimoniale ad una data prossima alla presentazione della domanda, e conseguentemente prospettare una situazione indicativa.
Sarà poi cura del commissario giudiziale analizzare la proposta allineandola ad una situazione patrimoniale alla data di deposito della domanda, determinando quindi alla data medesima i creditori effettivamente coinvolti nella procedura e i relativi importi.
Le variazioni successivamente intervenute per effetto della prosecuzione dell'attività faranno già parte del piano, e saranno espresse tramite la redazione di un bilancio di periodo, in termini di risultato economico, utile o perdita, a migliorare o peggiorare il dato iniziale con un incremento od un depauperamento delle risorse finalizzate al soddisfacimento del passivo concorsuale. In altri termini, se vi sarà stato un utile di gestione si terrà conto di un miglioramento di pari entità dell'attivo iniziale, mentre ad una perdita corrisponderà un peggioramento.
E' pur vero, come si afferma nel quesito, che nel frattempo saranno variate le poste. Peraltro, ad esempio, ad un incasso di crediti ante deposito del ricorso farà da contraltare la formazione di crediti conseguenti all'attività in procedura, che dovranno in primo luogo sopperire alle risorse utilizzate per la prosecuzione dell'attività stessa (pagamento di fornitori, dipendenti, contratti di somministrazione ecc.).
D'altro canto, si osserva come anche nel concordato puramente liquidatorio vi siano quasi sempre variazioni nelle poste dell'attivo e del passivo successive al deposito del ricorso, variazioni di cui peraltro si tiene conto in via prospettica in termini di variazioni positive o negative, rispetto alla situazione patrimoniale alla data del deposito del ricorso.
In ultima analisi, non sarebbe sbagliato presentare una duplice situazione: la prima riferita alla data iniziale della procedura, e la seconda che evidenzi semplicemente le variazioni medio tempore intervenute, che saranno comunque oggetto di un'autonoma valutazione da parte del commissario giudiziale.