Ripartizione parziale in favore dei creditori irreperibili

Marco Terenghi
15 Gennaio 2014

In caso di ripartizione parziale a favore del creditore irreperibile, il cui importo di spettanza sia stato accantonato dal curatore, quest'ultimo deve procedere  alla costituzione del deposito ai sensi dell'art. 117, comma 4, l. fall. ovvero sulla somma così accantonata concorrono, in sede di riparto finale ed in via supplementare, gli altri creditori?

In caso di ripartizione parziale a favore del creditore irreperibile, il cui importo di spettanza sia stato accantonato dal curatore, quest'ultimo deve procedere alla costituzione del deposito ai sensi dell'art. 117, comma 4, l. fall. ovvero sulla somma così accantonata concorrono, in sede di riparto finale ed in via supplementare, gli altri creditori?

RIFERIMENTI NORMATIVI - L'art. 117 l. fall. disciplina la ripartizione finale dell'attivo fallimentare in favore dei creditori e prevede, in linea di principio, che in tale sede vengano distribuiti anche gli accantonamenti precedentemente eseguiti ai sensi dell'art. 113 l. fall. (creditori ammessi con riserva, creditori opponenti a favore dei quali siano state disposte misure cautelari, o la cui domanda sia stata accolta con sentenza non ancora passata in giudicato, creditori ammessi nei cui confronti siano stati promossi giudizi di impugnazione o revocazione). Qualora non si sia ancora verificata la condizione cui l'ammissione è subordinata, o qualora il provvedimento non sia ancora divenuto cosa giudicata, la somma precedentemente oggetto di accantonamento viene depositata nei modi stabiliti dal giudice delegato, in attesa di venire attribuita ai creditori cui spetta o, in caso contrario, di venire destinata agli altri creditori attraverso un riparto supplementare. Gli importi dovuti ai creditori che non si presentano o sono irreperibili vengono nuovamente depositati presso gli Istituti previsti dall'art. 34 l. fall. (si veda la normativa introdotta successivamente al 15.7.2006); decorsi cinque anni dal deposito, le somme non riscosse ed i relativi interessi, laddove non richiesti da altri creditori rimasti incapienti, vengono attribuiti allo Stato attraverso versamento all'entrata del bilancio.
Né l'art. 113 l. fall., né tantomeno il successivo art. 117 l. fall., regolamentano espressamente l'ipotesi di ripartizione parziale in favore di un creditore irreperibile, e non contengono pertanto alcuna prescrizione diretta circa le iniziative da adottarsi in tal caso ad opera del curatore.

OSSERVAZIONI – La specifica disciplina istituita dall'art. 117, comma 4, l. fall. per il riparto finale a beneficio dei creditori irreperibili, anzitutto, non viene richiamata dall'art. 113 l. fall. a proposito delle ripartizioni parziali. Ciò è comprensibile, poiché la particolare forma di deposito ivi prevista ben si concilia con il carattere di sostanziale definitività riveniente dall'integrale riallocazione dell'attivo fallimentare tra i vari creditori, mentre mal si adatterebbe ad una situazione assai più provvisoria quale quella che caratterizza il riparto parziale.
Conseguentemente, le somme dovute agli irreperibili in occasione della ripartizione parziale vengono normalmente accantonate da parte del giudice delegato su richiesta del curatore, in attesa di una loro successiva “stabilizzazione” nella fase conclusiva della procedura. Non si tratta di un accantonamento “tipico” alla stregua delle ipotesi specificamente previste dall'art. 113, ma di un'operazione che presenta pur sempre i tratti fondamentali di queste ultime, ed in particolare la caratteristica per cui una determinata somma, benché ripartibile, non viene distribuita in quanto la sua attribuzione è posticipata ad un momento successivo: nel primo gruppo di ipotesi ciò avviene perché i relativi crediti sono connotati da un certo grado di provvisorietà, o comunque subordinati al verificarsi di un evento attinente l'an della pretesa creditoria, mentre in quest'altro caso l'elemento problematico non è costituito dalla certezza del credito, bensì dall'incertezza circa la raggiungibilità del suo titolare.
D'altra parte, benché i casi di accantonamento previsti dall'art. 113 l. fall. siano perlopiù riguardati in modo tassativo, gli interpreti sono pervenuti nel tempo ad ammettere ipotesi di “accantonamenti atipici” (cfr. Trib. Milano 4 giugno 2001), non senza tenere in debita considerazione, peraltro, che alcune decisioni giurisprudenziali accostano espressamente la nozione di accantonamento alla figura del creditore irreperibile (Cass. 18 giugno 2009, n. 16588; Trib. Bologna 13 maggio 1986, in Giur. It. 1986, I, 2, 580).
Quindi, laddove la somma di pertinenza dell'irreperibile venga accantonata dal curatore in occasione del riparto parziale, ci si può chiedere se, giunti alla ripartizione finale senza che il creditore si sia nel frattempo presentato o sia stato rintracciato, il relativo importo debba costituire oggetto del deposito speciale previsto dall'art. 117 l. fall. ovvero possa costituire oggetto di riparto supplementare tra gli altri creditori.
A mio modo di vedere, benché il secondo comma della norma in argomento disponga che “nel riparto finale vengono distribuiti anche gli accantonamenti precedentemente fatti”, l'importo accantonato per l'irreperibile in occasione della ripartizione parziale (maggiorato della percentuale residua ricollegabile a quello finale) deve necessariamente venire sottoposto alla procedura prevista dal quarto comma, poiché in caso contrario il creditore si vedrebbe di fatto “espropriato” di uno strumento di tutela espressamente riconosciutogli dalla legge, non senza considerare che, in caso contrario, si determinerebbe un'ingiustificata disparità di trattamento, fondata esclusivamente su una mera casualità, tra creditore irreperibile di un fallimento che esegue riparti parziali e creditore irreperibile di una procedura che attua invece solo la ripartizione finale.
A conforto di una simile interpretazione milita il rilievo per cui la distribuzione degli accantonamenti eseguiti in precedenza, prevista in linea generale dall'art. 117 l. fall., si giustifica con l'avverarsi medio tempore della condizione o della circostanza di fatto cui l'ammissione del credito è sottoposta (cfr. art. 117, comma 2, l. fall.), mentre nell'ipotesi opposta permane pur sempre l'obbligo di deposito in attesa del verificarsi dell'evento condizionante. Per contro, nel caso dell'irreperibile, la persistente irrintracciabilità/assenza di quest'ultimo nel periodo intercorrente tra ripartizione parziale e distribuzione finale non integra alcun avveramento in senso proprio di una (peraltro inesistente) condizione ex lege, e non può quindi giustificare la soppressione della procedura di garanzia prevista dal successivo quarto comma.
La conclusione di cui sopra sembra potersi predicare sia nel caso di un fallimento “vecchio rito”, sia in quello di una procedura assoggettata alle norme entrate in vigore a far tempo dal 15.7.2006, poiché la ratio sottesa alla fattispecie non può dirsi mutata nel corso del tempo, nemmeno alla luce del diverso tenore testuale dell'art. 117, comma 2, l. fall., che nel testo originario faceva necessariamente riferimento alla sola ipotesi prevista dall'art. 113 n. 3 l. fall..

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.