Il trattamento del deposito cauzionale in sede di concordato preventivo

Federico Clemente
04 Dicembre 2013

Una volta disposta l'ammissione al concordato preventivo, possono essere utilizzate risorse ricavate dalla vendita di beni dell'attivo patrimoniale per pagare il deposito cauzionale relativo alle spese di giustizia?

Una volta disposta l'ammissione al concordato preventivo, possono essere utilizzate risorse ricavate dalla vendita di beni dell'attivo patrimoniale per pagare il deposito cauzionale relativo alle spese di giustizia?

PREMESSA - Il tema del deposito cauzionale interessa la procedura di concordato preventivo per diverse problematiche, inerenti in particolare la tipologia di spese alla cui copertura è destinato, l'entità dello stesso, i termini e le modalità di deposito e, come nel quesito proposto, le risorse da cui attingere per la sua costituzione.

LA NORMATIVA - Giova ricordare che tale deposito è stabilito dall'art. 163 l. fall., laddove, al secondo comma, numero quattro, si statuisce che nel decreto con cui il tribunale dichiara aperta la procedura di concordato quest'ultimo stabilisce "il termine non superiore a 15 giorni entro il quale il ricorrente deve depositare nella cancelleria del tribunale la somma pari al 50 per cento delle spese che si presumono necessarie per l'intera procedura, ovvero la diversa minor somma, non inferiore al 20 per cento di tali spese, che sia determinata dal giudice".
Va anche ricordato che, ai sensi dell'art. 111, comma 2, l. fall. "sono considerati crediti prededucibili quelli... sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali di cui la presente legge" e che, in base all'art. 161, comma 7, l. fall. i crediti di terzi eventualmente sorti dopo il deposito della domanda di emissione alla procedura "per effetto degli atti legalmente compiuti dal debitore sono prededucibili ai sensi dell'articolo 111". Infine, a norma dell'art. 182-quater, comma 2, l. fall. sono parificati ai crediti producibili quelli "derivanti da finanziamenti erogati in funzione della presentazione della domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo..., qualora i finanziamenti siano previsti dal piano di cui all'articolo 160... e purché la prededuzione sia espressamente disposta nel provvedimento con cui il tribunale accoglie la domanda di ammissione al concordato preventivo...".

CASISTICA - Così delineato l'impianto normativo di riferimento, si può provare a valutare il quesito in relazione alle seguenti fattispecie:
a) l'imprenditore non dispone di liquidità per la costituzione del deposito, e vi provvede tramite un finanziamento ottenuto dopo il deposito del ricorso per l'ammissione;
b) l'imprenditore non dispone di liquidità per la costituzione del deposito, e vi provvede tramite un finanziamento ottenuto prima del deposito del ricorso;
c) l'imprenditore dispone della liquidità necessaria per la costituzione del deposito.
Sebbene il caso sub c) sia di gran lunga il più ricorrente, si ritiene di muovere dai precedenti due casi per pervenire alla soluzione del quesito proposto.
Il caso sub a) appare assolutamente plausibile. In effetti il debitore può ottenere un finanziamento post-ricorso e post-decreto, e con esso costituire il deposito. Tale finanziamento, in linea di principio, gode della prededuzione ex artt. 111, ma deve essere autorizzato con i criteri e nelle forme previste dall'art. 182-quinquies, comma 1, l. fall. Se erogato o erogabile tra la data di presentazione del ricorso e quella di ammissione, l'autorizzazione potrà essere data dal Tribunale; dopo l'ammissione, verosimilmente, dal giudice delegato.
Analoghe argomentazioni valgono per il caso sub b), nel quale la prededucibilità a favore del soggetto finanziatore è condizionata al rispetto delle indicazioni di cui all'articolo 182-quater; in questo caso, però, la materiale erogazione del finanziamento deve avenire prima del deposito del ricorso.

CONCLUSIONI - Entrambe le ipotesi sub a) e b), all'evidenza, impegnano il patrimonio del debitore asservendolo alla prededuzione a favore del creditore che abbia prestato il denaro necessario alla costituzione del deposito cauzionale. Ma ciò è appunto possibile solo con un controllo del Tribunale sulla utilità del finanziamento.
A maggior ragione il debitore può utilizzare la liquidità presente già nel patrimonio per il medesimo fine. Ove si argomentasse in senso contrario, non si potrebbe configurare una proposta concordataria se non con l'apporto di terzi per coprirne le spese, ma senza obbligo di restituzione. Per la costituzione della cauzione potranno quindi essere utilizzate le disponibilità liquide già presenti in azienda al momento del deposito del ricorso, come pure quelle derivanti da incassi di crediti, cessioni di beni (eventualmente autorizzate ove qualificabili come atti di straordinaria amministrazione), finanziamenti (nei termini sopra ricordati) ecc. che si manifestassero dopo il deposito del ricorso ed entro il termine di cui all'art. 163 l. fall. per il deposito della cauzione.

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