Cambiali con scadenza successiva alla domanda di concordato preventivo
10 Marzo 2014
Il debitore ha emesso delle cambiali prima del deposito della domanda di concordato preventivo con scadenza successiva. Le cambiali non saranno pagate (si riferiscono a debiti pregressi nell'ambito di un concordato liquidatorio). Pur non potendo essere pagate per espresso divieto di legge, il debitore subirà il protesto. A tal fine il G.D. su istanza dello stesso debitore ha chiarito che le cambiali non possono essere pagate ma il Notaio le protesterà ugualmente. E' possibile evitare il protesto e come?
RIFERIMENTI NORMATIVI - Il quesito tocca una serie di istituti nell'ambito della più ampia normativa in tema di concordato preventivo (artt. 55, 168, 169, 173 l. fall.), di q uella in tema di titoli cambiari (art. 50 e 51 R.D. 1669/1933) e di quella processual-civilistica. TRATTAMENTO DEI DEBITI PREGRESSI NELL'AMBITO DEL CONCORDATO PREVENTIVO MERAMENTE LIQUIDATORIO - E' noto come il soggetto che presenta domanda di concordato preventivo – anche in bianco – non possa pagare creditori per titolo o causa anteriore successivamente alla pubblicazione del ricorso nel Registro delle Imprese. L'interpretazione data dalla dottrina e giurisprudenza all'art. 167 l. fall. è nel senso di non consentire pagamenti spontanei a maggior ragione laddove la legge esclude quelli forzosi. In tal senso vedi Cass. Civ. 578 del 12.01.2007: “dopo l'ammissione alla procedura di concordato preventivo non sono consentiti pagamenti lesivi della par condicio creditorum, nemmeno se realizzati attraverso compensazioni di debiti sorti anteriormente con crediti realizzati in pendenza della procedura concordataria. […]. L'art. 168, nel porre il divieto di azioni esecutive da parte dei creditori, comporta implicitamente il divieto di pagamento di debiti anteriori perché sarebbe incongruo che ciò che il creditore non può ottenere in via forzata possa conseguire in virtù di spontaneo adempimento, essendo in entrambi i casi violato proprio il principio di parità di trattamento dei creditori”. FUNZIONE E RATIO DEL PROTESTO - La prima funzione del protesto è quella c.d. “probatoria” ovvero quella di attestare il mancato pagamento dell'obbligato principale anche ai fini della messa in mora del medesimo (Protesto, pubblicazione e rimedi amministrativi e giurisdizionali, di Fedeli, Berti, Balestri, Collana diretta da Paolo Cendon, p. 14 e ss). La seconda funzione è quella di consentire al creditore di esercitare l'azione di regresso nei confronti del girante, del traente e degli altri eventuali obbligati. Si precisa che ex artt. 50 e 51 R.D. 1669/1933 l'azione di regresso potrà essere utilmente esercitata anche in assenza di protesto laddove il trattario (ovvero l'emittente nei pagherò cambiari) venga dichiarato fallito. OSSERVAZIONI - Posto che il ricorrente/debitore non può pagare debiti anteriori, nemmeno sulla base di titoli cambiari precedentemente rilasciati ai propri creditori (pena l'apertura di un procedimento di revoca ex art. 173 l. fall.), si tratta ora di vedere come il medesimo possa eventualmente evitare il protesto dei titoli che non può pagare. |