Proposta di concordato fallimentare, il curatore può valutarne la convenienza

16 Luglio 2014

Un terzo, nell'ambito di un fallimento di una S.N.C., intende proporre domanda di concordato con assunzione prevedendo il pagamento integrale di tutti i creditori ammessi, sociali e personali, e le spese di procedura. Ci si chiede se il Curatore possa esprimere parere negativo in base alla considerazione che il valore della cessione dei beni fallimentari, sociali e personali, sarebbe notevolmente superiore all'ammontare dell'obbligazione concordataria.

Un terzo, nell'ambito di un fallimento di una S.N.C., intende proporre domanda di concordato con assunzione prevedendo il pagamento integrale di tutti i creditori ammessi, sociali e personali, e le spese di procedura. Ci si chiede se il Curatore possa esprimere parere negativo in base alla considerazione che il valore della cessione dei beni fallimentari, sociali e personali, sarebbe notevolmente superiore all'ammontare dell'obbligazione concordataria.

RIFERIMENTI NORMATIVI – L'art. 125, comma 1, l. fall. statuisce che “La proposta di concordato è presentata con ricorso al giudice delegato, il quale chiede il parere del curatore, con specifico riferimento ai presumibili risultati della liquidazione ed alle garanzie offerte (…)”.

OSSERVAZIONI – Il quesito proposto ha ad oggetto l'interesse e il potere che il curatore fallimentare ha nel valutare il contenuto economico di una proposta di concordato, laddove con la medesima si preveda la soddisfazione integrale dei creditori ammessi, sociali e personali, nonché di tutte le spese di procedura.
In particolare, occorre verificare se il Curatore possa esprimere un parere negativo sulla proposta concordataria qualora la stessa, pur prevendendo il pagamento integrale dei creditori ammessi al passivo, potrebbe essere tuttavia inferiore al valore astrattamente conseguibile della cessione dei beni fallimentari.
Occorre, anzitutto, prendere le mosse dall'analisi della disciplina giuridica applicabile al caso di specie e, più precisamente, dall'art. 125 l. fall., tenendo conto del fatto che l'istituto del concordato fallimentareè uno strumento volto a comporre il dissesto economico del fallito mediante il soddisfacimento di tutti i creditori ammessi al passivo. Rispetto alla semplice liquidazione fallimentare dell'attivo, il concordato fallimentare consente il risanamento definitivo della posizione debitoria del fallito rispetto alla massa, attraverso un accordo con tutto il ceto dei creditori.
Spetta al curatore, prima ancora che ai creditori stessi, la valutazione circa il contenuto economico della proposta concordataria; egli dovrà fornire un parere preliminare circa la bontà della stessa rispetto a quanto si potrebbe ricavare dalla liquidazione fallimentare dell'attivo.
In buona sostanza, la funzione del curatore è quella di effettuare una valutazione sulla convenienza della proposta, verificando che la stessa sia effettivamente idonea al soddisfacimento della massa dei creditori.
Ciò premesso, è indubbio che una proposta di concordato fallimentare che preveda il soddisfacimento integrale di tutti i crediti e delle spese di procedura assolva alla funzione di tutelare la massa dei creditori del fallimento e, pertanto, difficilmente potrà trovare un parere negativo del curatore. Ciononostante, compito del uratore è anche quello di tutelare il patrimonio dell'imprenditore fallito al quale - come noto – deve essere devoluto l'eventuale residuo della liquidazione fallimentare.
Nessuna altra valutazione compete al curatore in ordine alla valutazione del contenuto della proposta concordataria, quale ad esempio l'eventuale margine di guadagno che dovesse ricavare l'assuntore dalla vendita dei beni fallimentari, potenzialmente maggiore rispetto alle obbligazioni concordatarie.
A conferma, si riporta un arresto di merito, secondo il quale “il parere negativo del curatore in ordine alla legittimità delle riferite operazioni non pare legittimamente motivato con riferimento ad argomentazioni che certamente non attengono ai poteri di valutazione allo stesso attribuiti: una volta che il curatore abbia assolto al proprio onere di informare i creditori sui possibili risultati di una forma alternativa di liquidazione, l'eventualità che il proponente il concordato abbia modo di lucrare sul valore del bene costituente l'attivo costituisce l'effetto di una iniziativa imprenditoriale lecita conseguente all'esito positivo del voto sulla proposta concordataria e che non compete agli organi della procedura sindacare o impedire” (Tribunale di La Spezia, 5 luglio 2007, n. 1238).
In conclusione, sebbene l'ipotesi di una proposta concordataria che soddisfi integralmente i creditori e le spese della procedura non può, ragionevolmente, determinare ex se un parere negativo sulla proposta concordataria, il curatore, nell'esprimere il proprio parere, dovrà tener conto anche dell'interesse della società fallita ossia valutare (tenuto conto anche dei tempi e modi e il margine di differenza di realizzo tra la proposta concordataria e la liquidazione dell'attivo fallimentare), ossia se effettivamente la liquidazione fallimentare possa garantire un effettivo surplus di denaro in grado di soddisfare, oltre alla massa dei creditori, anche la società fallita.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.